martedì 4 ottobre 2016
​La maxi multa americana, i derivati, i rischi di diventare la Lehman europea... ecco poche cose da sapere (Pietro Saccò)
Una lezione tedesca di Leonardo Becchetti
Deutsche Bank, 3 domande per capire
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Sono diversi mesi che Deutsche Bank, la più grande banca tedesca e una delle più grandi banche d’Europa, è messa alla prova dagli investitori, che dubitano sempre di più della sua solidità. Dall’inizio dell’anno a inizio ottobre le sue azioni quotate a Francoforte hanno perso il 46%, la capitalizzazione della banca è scesa da 30 a 16 miliardi di euro. Ecco tre domande (con risposta) per capire. Qual è il problema di Deutsche Bank? La banca tedesca ne ha diversi. Al momento il più grande sono i 14 miliardi di dollari che il dipartimento di Giustizia americano le ha chiesto per patteggiare e chiudere le indagini riguardo la vendita di titoli derivati basati sui mutui subprime tra il 2005 e il 2007. La cifra è enorme: per casi simili Goldman Sachs si è accordata con il governo americano per pagare 5,1 miliardi di dollari, anche se Bank of America nel 2014 ha dovuto sborsarne 17. La banca tedesca ha risposto che non è disposta a pagare una somma nemmeno vicina ai 14 miliardi e conta di ridurre significativamente il conto trattando con Washington. Il 30 settembre France Press ha scritto di un accordo vicino attorno ai 5,4 miliardi di dollari. Finché però non arriverà un’intesa l’incognita della multa americana continuerà a pesare sulla banca tedesca. Chiusa la vicenda americana, quindi, Deutsche Bank è a posto? No, per niente. La banca tedesca ha un problema generale di redditività, condiviso con le altre banche europee e non solo di questi tempi: i tassi a zero da un lato e l’innovazione tecnologica dall’altro stanno riducendo significativamente i margini di guadagno per le banche, che si trovano a dovere tagliare drasticamente i costi per adattarsi al calo degli introiti. Deutsche Bank, che lo scorso anno ha chiuso il bilancio con una perdita da 6,8 miliardi di euro, a ottobre nel 2015 ha annunciato un piano per tagliare 9mila posti e 6mila collaboratori esterni entro il 2020 oltre a liberarsi di altri 20mila addetti cedendo attività per 4 miliardi di euro. Infine c’è il problema dei derivati: nei bilanci della banca ci sono 18 miliardi di euro di derivati su contratti per un valore nozionale totale di 36mila miliardi di euro. Il valore reale di questi titoli è però piuttosto vago. C’è il rischio che Deutsche sia la Lehman europea? Se c’è è un rischio molto remoto. È vero che la banca è gigantesca (ha quasi 2mila miliardi di asset) e molto interconnessa. Nelle ultime settimane si sono visti segnali preoccupanti. Il ritiro delle loro attività sui derivati con Deutsche Bank da parte di alcuni fondi hedge è stato uno di questi, il balzo dei credit default swap necessari ad assicurarsi con l’insolvenza della banca tedesca è stato un altro (quelli a 5 anni da gennaio sono saliti da 100 a oltre 250 punti). Però Deutsche Bank ha un modello diverso da quello che aveva Lehman, molto più diversificato e legato all’economia reale e questo la protegge davanti agli choc esterni.
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