venerdì 7 ottobre 2016
​Green bond e altri strumenti finanziari per sostenere lo sviluppo sostenibile, spostando risorse finanziarie ad attività meno inquinanti.
In Lussemburgo arriva la Borsa verde
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Non è possibile costruire un modello di sviluppo sostenibile se non si cominciano a spostare in modo massiccio le risorse finanziarie da attività più inquinanti ad attività meno o per nulla inquinanti, o low carbon. Questa tendenza, indicata col nome di decarbonizzazione degli investimenti, è in atto e ha naturalmente preso ancora maggior vigore con l’Accordo di Parigi, che ha appena ricevuto il via libera anche a livello di Unione europea. Ma ha segnato un altro punto importante a suo favore, anche simbolicamente, una decina di giorni fa in Lussemburgo, in un certo senso il Paese che non ti aspetti, dato che più volte è salito agli onori delle cronache per pratiche non esattamente trasparenti in ambito finanziario. E che invece ora sembra avere tutte le intenzioni di diventare la “casa” della finanza verde e in particolare dei green bond, le obbligazioni emesse per finanziare attività e progetti a impatto ambientale positivo, che guardano ad esempio alle energie rinnovabili o al contrasto al climate change. A fine settembre ha infatti aperto il Luxembourg Green Exchange (Lgx), la prima piattaforma di contrattazione al mondo interamente dedicata a strumenti finanziari green, segnatamente ai greend bond. Da subito ha iniziato a ospitare sul listino larga parte dei 114 green bond (erano solo 15 nel 2010) già quotati alla Borsa lussemburghese, per un valore di oltre 45 miliardi di dollari. E non è difficile immaginare che possa in breve diventare il punto di riferimento a livello internazionale per tutto il mercato dei green bond, che è nato meno di dieci anni fa (il primo green bond fu lanciato dalla Banca europea per gli investimenti nel 2007 e quotato proprio al Luxembourg Stock Exchange) e continua a crescere a ritmo sostenuto per incontrare la richiesta di investitori affamati di attività a basso tasso di carbonio. L’anno scorso si sono avute nuove emissioni di green bond per oltre 42 miliardi di dollari e quest’anno si stima che si possa toccare la fatidica soglia dei 100 miliardi di dollari di nuove emissioni. L’ultimo report pubblicato dalla Climate bonds Initiative, principale organizzazione a livello mondiale che lavora allo sviluppo del mercato dei green bond, dice che l’universo dei green bond in circolazione sfiora i 700 miliardi di dollari. Ma solo poco meno di 120 miliardi sono green bond certificati, emessi cioè nel rispetto di standard come quelli fissati da Icma (International Capital Market Association). È proprio qui, sulle certificazioni e quindi sulle garanzie per il mercato, che Lgx potrebbe giocare un ruolo-chiave. Perché la nuova Borsa “verde” ha posto requisiti stringenti come mai prima per chi intende quotare un green bond: bisogna fornire ad esempio una reportistica precisa ex-ante ed ex-post sul progetto da finanziare; e occorre garantire che tutti i capitali ottenuti vadano a finanziare progetti al 100% green. L’accesso a Lgx, inoltre, è vietato per prodotti finanziari collegati a progetti riguardanti energia nucleare, energie fossili, test sugli animali, commercio di specie protette.
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