giovedì 31 marzo 2016
Ok del Senato al ddl. Il Non profit è soggetto giuridico. Sì alla riforma di Terzo settore e Servizio civile. Nasce la Fondazione Italia, semplificate le norme.
INTERVISTA Melandri: «Passo importante per poter investire in questo mondo»
Sì alla riforma di Terzo Settore e Servizio Civile
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Dopo due anni di discussione e a quasi dodici mesi di distanza dall’approvazione del testo alla Camera, ecco lo sprint decisivo in vista del traguardo: il Senato ha dato il via libera al disegno di legge di riforma del Terzo settore. I voti a favore sono stati 146, quelli contrari 74 e 16 gli astenuti. Ora, per l’ok definitivo del Parlamento alla misura, essendo state apportate alcune modifiche nel corso dell’esame a Palazzo Madama, sarà necessario un ultimo passaggio a Montecitorio. Ma nelle intenzioni del governo e della maggioranza il miglio finale rappresenta una semplice formalità. C’è infatti un’intesa politica non scritta – una sorta di gentlemen’s agreement – affinché l’attuale e nuova versione del testo venga licenziata senza il minimo correttivo anche alla Camera, dove il provvedimento giungerà sostanzialmente 'blindato'. Per cui è altamente probabile, a questo punto, che il ddl diventi legge dello Stato al massimo entro un mese. La promessa di Matteo Renzi di due anni fa – quando, appena salito a Palazzo Chigi preannunciò l’intervento e disse che il Non profit, in realtà, «anche se viene definito il Terzo è il primo settore», – inizia insomma a concretizzarsi.  Dopo lo slittamento della scorsa settimana, per mancanza del numero legale di senatori, ieri l’aula della 'Camera alta' ha 'recuperato', imprimendo un’accelerazione notevole all’iter del testo. È stata votata la metà restante della proposta di riforma (i 6 articoli mancanti sugli 11 totali) e sono stati superati tutti gli ostacoli principali. Uno dei nodi chiave da sciogliere – su cui si era acceso lo scontro politico – era proprio il disegno del 'contenitore' di impresa sociale. L’assemblea di Palazzo Madama ha approvato in particolare l’emendamento presentato dalla senatrice del Pd, Nerina Dirindin, in cui si stabilisce che anche forme diverse (come le Srl o le Spa, tanto per fare due esempi) potranno assumere la qualifica di 'impresa sociale' «ma nei limiti massimi previsti per le cooperative a mutualità prevalente». Mentre per le fondazioni ci saranno paletti ancora più stringenti, visto che non potranno distribuire neanche un centesimo degli utili, destinandoli al 100% alle riserve indivisibili. «Il Terzo settore diventa finalmente un soggetto giuridico – aggiunge soddisfatto il relatore del ddl, Stefano Lepri –, mentre finora se ne parlava dal punto di vista sociologico o economico». Entrando ancor più nello specifico dei contenuti, tra le modifiche significative introdotte al Senato c’è pure quella alla definizione di Terzo settore. Una formula rivista e che ora lascia meno spazio a dubbi. Da quanto si legge adesso, fanno parte di questo mondo «le organizzazioni che promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi». Un altro cambiamento rilevante riguarda il servizio civile (articolo 8), che diventa universale, viene rinnovato e «finalizzato alla difesa dei valori fondativi della patria, attraverso la realizzazione di esperienze di cittadinanza attiva, di solidarietà e di inclusione sociale ». Nel testo è stata inserita «la previsione di un meccanismo di programmazione, di norma triennale, dei contingenti di giovani di età compresa tra 18 e 28 anni» che potranno essere chiamati a prestare servizio anche in uno degli Stati membri dell’Ue «per iniziative riconducibili alla promozione della pace e della non violenza e alla cooperazione allo sviluppo». All’articolo 5, infine, si sono ridefiniti i Centri di servizio per il volontariato, per la cui costituzione potranno concorrere buona parte degli enti di Terzo settore. Unico sussulto di un cammino stabile garantito dai voti della maggioranza, si è registrato nel voto sulla Fondazione Italia Sociale, la cui istituzione è stata contestata anche da una parte del Pd per la dotazione nel 2016 di un milione di euro di soldi pubblici destinati all’avvio. L’emendamento del governo è passato indenne all’esame dell’aula per soli 16 voti, avendo ottenuto 123 sì, 103 no e 4 astensioni.  Lo scopo dell’organismo sarà quello « di sostenere, mediante l’apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti di Terzo settore, caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con un elevato impatto sociale e occupazionale e rivolti, in particolare, ai territori e ai soggetti più svantaggiati».
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