sabato 5 dicembre 2015
Nella legge di stabilità l'emendamento che istituisce le Benefit corporation. L'Italia sarebbe il primo Paese dopo gli Stati Uniti con una legge ad hoc.
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Sociale, civile, positivo, etico, a impatto: sono diversi gli aggettivi utilizzati per definirlo, ma quello che sta incontrando forse i maggiori favori a livello internazionale è «Quarto settore». Non pubblico, cioè, né privato, e neppure il Terzo settore, almeno così come siamo abituati a conoscerlo. Bensì un settore popolato da organizzazioni che hanno «una missione sociale e il business nel motore». La suggestiva definizione è di Heather Grady, vice-presidente di Rockefeller Philanthropy Advisors, intervenuta a Milano all’incontro organizzato da Fondazione Cariplo, Camera di Commercio di Milano e Green economy network per parlare, appunto, della nuova economia che serve per dare riposte efficaci alle immense sfide dell’umanità: dal climate change, che tiene banco alla Cop21 di Parigi, alla fame e alla povertà, dall’accesso alle cure sanitarie e all’acqua potabile alla riduzione delle enormi e crescenti disuguaglianze. Tanti i tasselli che devono trovare posto, dando forma a un vero e proprio ecosistema, affinché si possano organizzare risposte efficaci a livello mondiale a queste sfide. Ma senza dubbio una questione centrale sono le risorse finanziarie, la cosiddetta finanza sociale. Che non può prescindere dall’attrarre capitali privati, come in effetti sta avvenendo: si stima che oggi nel mondo la finanza sociale muova circa 22 trilioni di dollari (22mila mi-liardi), in larga parte attraverso la finanza socialmente responsabile (Sri, oltre 20mila mi-liardi), ma anche con strumenti di finanza ambientale (ad esempio i green bond), il microcredito, gli investimenti «a impatto» (circa 60 miliardi). Per l’avvio di un mercato dei capitali a impatto in Italia è fortemente impegnata ad esempio la Fondazione Cariplo: «Lavoreremo sugli strumenti e sull’offerta – ha spiegato il segretario generale della fondazione, Sergio Urbani – ma ancora di più sulla domanda, perché servono iniziative sociali che possano essere finanziate con strumenti di equity». Altra questione fondamentale sono le forme giuridiche con cui vestire le organizzazioni del Quarto settore, dove le classiche distinzioni tra profit e non profit non rispecchiano più l’evoluzione in atto. In questo senso stanno attirando grande attenzione a livello mondiale le benefit corporation (vedere intervista a lato), organizzazioni cioè che insieme ai risultati economici perseguono dichiaratamente obiettivi sociali. Nella Legge di Stabilità, licenziata per ora solo in Senato, è stato approvato un emendamento che istituisce in Italia le benefit corporation (saremmo il primo Paese con una legge ad hoc dopo gli Stati Uniti). È stato Marco Morganti, Ad di Banca Prossima, ad annunciare che l’istituto di credito del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicato al non profit, laico e religioso, ha concluso il processo – prima banca italiana a farlo – per l’ottenimento della certificazione di benefit corporation, rilasciata dall’ente non profit statunitense BLab. Ma per Morganti quello che serve, per costruire davvero un Quarto settore, è un grande salto logico: «Bisogna cominciare a parlare di profitto smart – ha affermato –, cioè in parte reinvestito in senso sociale per creare le condizioni per prosperare ulteriormente e soprattutto in modo più stabile. Occorre andare oltre le regole del mercato, che non sono sempre intelligenti, e oltre la cristallizzazione dei ruoli del passato, cercando contaminazioni e sinergie. Perché disuniti non si va lontano». ORA LE B-CORP CONTAGIANO LA UE. L'OBIETTIVO E' QUOTA 1000 NEL 2017Sono quasi 1.500 le B-Corp certificate oggi nel mondo, in oltre 40 Paesi. Circa 130 i settori rappresentati, da piccole imprese ma anche da multinazionali e società quotate in Borsa, come la brasiliana Natura. Una decina le B-Corp certificate in Italia, fra cui la Fratelli Carli spa. In Europa, invece, da una sessantina di B-Corp è stato lanciato lo scorso aprile ad Amsterdam il movimento B-Corp europeo (guidato dall’italiano Marcello Palazzi) che si è posto l’obiettivo di arrivare a 1.000 B-Corp certificate nel 2017. A livello mondiale, inoltre, sono 150 i soggetti del mondo finanziario, in particolare dal settore dell’impact investing, che stanno utilizzando il protocollo sviluppato da B-Lab per valutare le aziende. Il 9 dicembre a Roma, all’Impact Hub, e il 10 dicembre a Milano, al Campus Coworking, verrà presentata la versione italiana del Manuale delle B-Corp, realizzata in collaborazione con una quarantina di imprenditori e anche grazie a una campagna di crowdfunding.
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