martedì 24 maggio 2016
​Sindacati dal governo per Ape e penalità. Il premier: studiamo fasce per 80 euro.
Pensioni: parte il confronto, si studia il bonus
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Parte questa mattina alle 10, nella sede del ministero del Lavoro, in via Vittorio Veneto a Roma, il confronto tra governo e sindacati sulle pensioni e sull’introduzione della flessibilità in uscita. Elemento su cui il pressing di Cgil, Cisl e Uil è forte da mesi e che il governo ha assicurato di voler introdurre con la prossima legge di Stabilità (che si chiamerà di Bilancio). Le ricette possibili sono diverse. E certo nelle scelte pesa anche il monito del Fmi che chiede di «non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico». Il governo sta lavorando all’Ape, l’Anticipo pensionistico fino a tre anni con penalizzazioni differenti (e crescenti) a seconda delle situazioni (dal disoccupato alla 'nonna con il nipotino'). Ma sul tavolo c’è anche l’estensione degli 80 euro ai pensionati, rilanciata ancora ieri dal premier Matteo Renzi («È una misura che stiamo studiando. Occorre vedere quali fasce andare a prendere», ha detto). Oltre ai temi legati all’occupazione (compresa la possibilità di tagliare il cuneo fiscale sui redditi da lavoro già dal prossimo anno) e alle politiche attive. E a proposito dei pensionati il premier ha detto che quelli «nati nel 1951, 1952, 1953, 1954, quelli degli anni della Fornero, all’improvviso hanno fatto lo scalone. Quelli di prima sono andati in pensione a 55 anni, e loro si sono trovati a dover andare a 63 anni e 7 mesi. E a loro fumano i cosiddetti. I cosiddetti pensieri». «Li metteremo a posto? – aggiunge Renzi –. Stiamo discutendo. Ma con molta serietà. Noi abbiamo un tot di soldi che sono quelli che possiamo utilizzare, e che abbiamo avuto perché abbiamo fatto le riforme, scegliamo insieme dove metterli ». I leader di Cgil, Cisl e Uil si presentano, intanto, all’appuntamento di oggi con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, partendo dalla piattaforma unitaria varata a dicembre 2015 e sostenuta, da allora, con diverse mobilitazioni: al centro innanzitutto la richiesta di cambiare la 'legge Fornero' e di mettere così fine alle «ingiustizie » che ha creato, introducendo la flessibilità in uscita. «Ci aspettiamo la disponibilità a discutere della nostra piattaforma», ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, alla vigilia dell’incontro. «Si faccia un confronto vero», ha detto il 'numero uno' della Uil, Carmelo Barbagallo, ricordando che «anche il ministro un anno fa disse che la legge Fornero ha creato disagi sociali: ecco, non si perda l’occasione per porre rimedio ad un’ingiustizia». La Cisl «auspica che l’avvio del confronto consenta di pervenire a delle soluzioni utili per il mondo del lavoro e per il Paese». «Ascolteremo le posizioni sindacali», ha già detto Poletti, e al contempo «esprimeremo la valutazione del governo, anche se siamo in una fase ancora interlocutoria, perché queste tematiche troveranno una definitiva conclusione nella Stabilità». Solo quella sarà la sede per le decisioni finali. In una operazione che comunque deve tenere fermi alcuni cardini: «L’equilibrio economico da un lato e la stabilità sociale dall’altro», è tornato a sottolineare il ministro.  Nella piattaforma unitaria, Cgil, Cisl e Uil chiedono di distinguere tra i diversi lavori, di riconoscere la flessibilità nell’accesso alla pensione a partire dall’età minima di 62 anni per tutti e, accanto, di prevedere la pensione anticipata con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, senza penalizzazioni. Oltre a garantire pensioni dignitose ai giovani. Per quanto riguarda, invece, l’Ape, l’intenzione del governo sarebbe di partire, per l’anno prossimo, con le prime classi di età 1951-53 e di non procedere con un taglio lineare – come già spiegato anche da Poletti – ma di prevedere penalizzazioni differenti a seconda che si tratti di un disoccupato o di chi legittimamente sceglie di uscire prima dal lavoro, come la nonna che decide di restare a casa con il nipotino: «Non possiamo trattare nella stessa maniera un disoccupato che ha perso il lavoro, ha usato tutti gli ammortizzatori sociali e non arriva a raggiungere i requisiti ed un lavoratore che teoricamente potrebbe arrivare alla pensione avendo un suo reddito da lavoro. Se lo Stato deve metterci dei soldi, io credo che in primo luogo li debba mettere per il disoccupato», ha detto Poletti. Sempre nei giorni scorsi il premier Renzi ha parlato di una penalizzazione che potrebbe variare tra l’1% e il 3% annuo, anche arrivando al 4% per chi ha assegni più elevati. Il tutto in un meccanismo di anticipo pensionistico che coinvolgerebbe governo,  Inps, banche e assicurazioni.
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