venerdì 30 gennaio 2015
INCHIESTA SULLE ALTERNATIVE AL PIL. Dalla Fujitsu alla charity, Norman Pickavance spiega la sua "conversione": puntare al benessere, non solo al profitto. Il "faro"? La Dottrina sociale della Chiesa.
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Aziende che mettono al primo posto le persone e la loro felicità. E generano comunità 'liquide' dove tutti collaborano a idee innovative in grado di garantire il futuro.  Non è un’utopia, ma la via di uscita dalla crisi economica secondo Norman Pickavance. Cattolico, famosissimo uomo manager, già ai vertici di colossi come Fujitsu, Morrisons (la quarta catena di supermercati in Gran Bretagna, ndr) Dell e Diageo, Pickavance ha appena pubblicato nel Regno Unito 'The reconnected leader', 'Il capo che si è rimesso in contatto', un libro dove usa il Vangelo per ripensare lo stile manageriale e il modo di produrre delle aziende. L’autore è anche consulente per il 'Blueprint Trust', la charity di ispirazione cattolica che aiuta le aziende britanniche a rimettere il bene comune al centro del loro operare e ha firmato, per il leader laburista Ed Miliband, un rapporto sui cosiddetti contratti 'a zero ore', una sorta di lavoro a chiamata in cui si viene pagati solo per il tempo effettivamente lavorato e non per quello di attesa.  «Prevale dagli anni Ottanta un modello che consente alle aziende di fare quello che vogliono purché producano profitto. Oggi questa impostazione non funziona più», spiega Pickavance. «Multinazionali, ma anche piccole imprese hanno finito per generare con il loro modo di procedere una società ingiusta, dove la ricchezza è nelle mani di pochi. Non solo: in questo modo non sono in grado di trovare persone con le competenze giuste per le sfide economiche del futuro. La produttività diminuisce. I dipendenti sono demotivati a un livello mai visto prima. Per non parlare dell’epidemia di stress e malattie mentali che dilaga tra i lavoratori ».  È la Dottrina sociale della Chiesa cattolica a garantire secondo Pickavance – grande estimatore di papa Francesco, che, afferma, ha ispirato il suo libro – una via di uscita da questa situazione. «Il Papa chiede a ricchi uomini di affari di risintonizzarsi con la gente comune per cambiare il modo di operare delle aziende che guidano», spiega l’autore di 'The reconnected leader', ed è «proprio quello che sostengo nel mio libro». Qualche segnale s’intravede. «Un colosso come Vodafone, per esempio, vuole rendere più leggibili i contratti dei telefonini che, di solito, sono, intenzionalmente complicatissimi. Unilever sta facendo molto per la sostenibilità e per ridurre l’impatto dei suoi prodotti sul pianeta, mentre Grant Thornton, organizzazione formata di varie società di revisione contabile, ha avviato classi di meditazione per aiutare i dipendenti a decidere in modo migliore». Secondo Pickavance si tratta soltanto di un inizio e la strada sarà ancora lunga. «Ci vorranno dieci anni – afferma – per aiutare la gente a capire che il vecchio modo di lavorare non funziona e ce n’è uno nuovo per gestire le aziende. Si tratta di un cambiamento enorme che assorbirà un sacco di energie e di impegno da tutte le componenti della società. Tutto questo è difficile perché comporta una trasformazione, a livello individuale, delle persone». Proprio come è capitato allo stesso Pickavance, che parla di una specie di conversione personale, circa dieci anni fa. «Ho cominciato a cercare un significato più profondo per le cose che facevo ogni giorno anziché gettarmi nel lavoro a capofitto. All’inizio della mia carriera ero occupatissimo, ma non penso che questo atteggiamento mi abbia fatto bene», spiega. «È stato il mio impegno in un orfanatrofio cristiano in India a cambiarmi. L’affetto delle persone che aiutavo mi ha convinto a impegnarmi nel settore sociale nel nord dell’Inghilterra con i senzatetto, ed è stato il rapporto con loro a riavvicinarmi a Dio».  Oggi l’autore di 'The reconnected leader' prega ogni giorno, per un’ora, prima di andare a letto «cercando di ascoltare la voce di Dio» e va a messa ogni settimana nella chiesetta di st. Oswald, in un paesino vicino a Leeds, nello Yorkshire, con la moglie Amanda e i figli Cameron, otto anni, e Helen, che di anni ne ha dieci.
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