venerdì 31 ottobre 2014
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La buona notizia è che ci sono alcune migliaia di giovani che hanno ricevuto un’offerta formativa, di tirocinio o di lavoro attraverso la Garanzia giovani. Quella cattiva è che si tratta solo di eccezioni, di quelle Regioni, prevalentemente del Nord, che sono riuscite ad attivare i servizi per l’impiego a favore dei ragazzi che non studiano né lavorano. Perché, a 6 mesi dall’avvio, il bilancio della Garanzia giovani è ancora negativo, soprattutto nel Mezzogiorno e, tolta appunto qualche eccezione, le Regioni restano in ritardo sulla realizzazione del piano europeo. I dati. Al 23 ottobre risultano iscritti al portale nazionale e a quelli regionali 262.171 giovani (il 12% di coloro che non lavorano e non studiano), dei quali il 19% è laureato, il 57% diplomato e il 24% ha solo la terza media o un titolo inferiore. In 64.466 hanno effettuato il primo colloquio e sono stati presi in carico. Le inadempienze. La prima scadenza del programma prevede che un giovane che si iscrive al portale abbia diritto – ecco la garanzia appunto – di effettuare il primo colloquio (ed essere 'profilato') entro 2 mesi dall’iscrizione. Se si considera che a fine agosto (cioè due mesi fa) gli iscritti al portale erano già 169mila, si vede come i 64mila che fino ad oggi sono stati chiamati rappresentano solo poco più di un terzo di quelli che avrebbero dovuto essere presi in carico. E quindi per 105mila giovani la garanzia non è stata garantita. Le proposte. La seconda e decisiva scadenza prevista dal piano europeo è quella che prevede che entro 4 mesi dall’iscrizione al giovane sia prospettata un’offerta concreta formativa, di lavoro o di tirocinio oppure ancora che sia indirizzato verso il servizio civile o l’autoimprenditorialità. In questo caso l’inadempienza è quasi totale e si contano sulle dita di una mano le Regioni che, in maniera trasparente, forniscono i dati relativi alle offerte. Fra queste, significative le esperienze del Veneto e dell’Emilia Romagna che hanno dato una risposta concreta rispettivamente a 2.200 e a 3.500 giovani sui 9mila e 7.800 'profilati'. C’è da notare qui una prima questione che riguarda i giovani che si iscrivono da altre Regioni e che però spesso non si presentano poi alle chiamate per i colloqui. Nel caso delVeneto si tratta di oltre 2mila persone, in quello dell’Emilia Romagna oltre 7mila su 21mila iscritti. Per il Sud invece spiccano due esempi, richiamati pure dal sottosegretario Delrio. La Puglia – 6mila colloqui su 14mila iscritti, il 23% degli iscritti già profilato, ma che attiverà solo da metà novembre la fase di offerta – e la Calabria, dove su 12.008 Neet registrati, ne sono stati profilati 1.428 e per soli 730 si è siglato il Patto di attivazione. In generale, va meglio in Regioni come la Lombardia, il Piemonte e la Toscana dove già preesistevano politiche attive. Il caso Trento. La Provincia autonoma di Trento è quella che presenta i dati in maniera più trasparente e organica. Su 3.507 iscritti, i non-trentini sono 1.882. A tutti e 3.507 è stata data la possibilità già all’iscrizione di fissare il primo appuntamento con i servizi per l’impiego. I colloqui svolti sono stati 770 (solo 35 di non-trentini) mentre ben 299 giovani non si sono presentati alle chiamate. Al 24 ottobre, 345 ragazzi sono stati inseriti in un percorso di tirocinio di 6 mesi e accompagnamento al lavoro; 92 alla formazione professionalizzante e al tirocinio; 46 a un contratto di apprendistato e 102 indirizzati al servizio civile. Ben 185 persone hanno rifiutato l’offerta o hanno nel frattempo perso i requisiti per partecipare al programma. Insomma, attivare i Neet risulta ancora molto difficile, anche quando i servizi funzionano. La programmazione delle Regioni. Un altro punto critico riguarda la scarsa capacità di programmazione e spesa da parte delle Regioni. Per Garanzia giovani ci sono infatti 1,5 miliardi di euro ripartiti fra i vari territori. Ma Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli V.G., Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria non hanno ancora emanato bandi per la programmazione attuativa delle risorse. In altri casi (Emilia, Sicilia e Toscana) ciò è avvenuto per quote inferiori al 16% dei fondi a disposizione. Le offerte di lavoro. È uno dei punti più dolenti. Finora sono state pubblicate 27.393 opportunità di impiego (per il 70% al Nord), ma in realtà quelle attive al 23 ottobre sono appena 6.706. Veramente poche rispetto al numero degli iscritti. Per la gran parte poi sono 'normali' ricerche di personale non mirate al target dei giovani, già presenti su altri siti. Le imprese. Sono state strette decine di convenzioni con le associazioni datoriali, ma la partecipazione delle imprese al programma risulta scarsa. «Era sbagliato attendersi un miracolo – commenta Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato – e certo non aiutano le 20 modalità diverse di comportamento delle Regioni. C’è poi il problema che nelle piccole imprese i titolari oggi sono concentrati ad affrontare la crisi e non è facile per loro seguire l’ingresso di un giovane. Tuttavia ci stiamo impegnando per il successo del piano». Ma senza una migliore capacità delle Regioni di attivare servizi di accompagnamento e una maggiore accoglienza da parte delle imprese, per i giovani non c’è Garanzia che tenga. Il piano europeo di Youth guarantee, Garanzia giovani, è stato finanziato dall’Unione europea con una dotazione straordinaria di 1,5 miliardi di euro per due anni. Prevede che sia offerta un’occupazione o un tirocinio o un’opportunità formativa o un’esperienza di servizio civile o ancora di indirizzare verso l’autoimprenditorialità i ragazzi tra i 15 e 29 anni che si iscrivono al portale e che firmano un patto di attivazione. Il piano. partito il 1 maggio in Italia, è rivolto ai disoccupati veri e propri entro i 29 anni (circa 700mila gli under 24) e ai 2,2 milioni di Neet (under 29) che non studiano né lavorano.
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