giovedì 18 settembre 2014
In un anno oltre 1 milione di lavoratori senza reintegro​. Si intravede la possibilità per il governo di mettere mano all’intera legislazione.
Al centro le persone di Francesco Riccardi
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Qual è la portata reale del cambiamento innescato dall’emendamento al Jobs Act? In prospettiva quanti e quali lavoratori interesserà? Le risposte non sono semplici né univoche perché, anche modificata, la legge delega è generica e occorrerà attendere l’emanazione dei singoli decreti. Tuttavia è possibile fare alcuni calcoli e dedurre ciò che è destinato a cambiare dal testo dell’emendamento presentato ieri.Codice semplificato. Alla base del cambiamento sta la delega al governo a emanare «un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro».Contratto a tutele crescenti. «Per le nuove assunzioni» – tutte, dunque non solo quelle dei giovani – viene previsto un nuovo «contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio». Così formulato, l’emendamento indica la sostituzione del reintegro obbligatorio (che non può essere legato in maniera crescente all’anzianità) con un indennizzo monetario legato appunto al numero di anni passati dal lavoratore nell’azienda da cui viene licenziato. Nel secondo trimestre di quest’anno i nuovi rapporti a tempo indeterminato sono stati 403mila. In un anno, dunque, almeno 1,6 milioni di lavoratori verrebbe assunto con la nuova formula (il reintegro obbligatorio rimarrà solo per i casi di discriminazione). Occorre ricordare, però, che già oggi l’articolo 18 dello Statuto relativo al reintegro si applica solo ai lavoratori di imprese sopra le 15 unità: circa 7,8 milioni, il 65% dei dipendenti (12 milioni, gli altri 10 milioni di lavoratori sono autonomi e parasubordinati). Applicando anche alle assunzioni questa proporzione, circa 1 milione di lavoratori entrerebbe in grandi aziende senza più la tutela dell’articolo 18. Ma la speranza del governo è che questo numero sia molto più alto favorendo uno spostamento delle assunzioni dai contratti a termine a quelli appunto a tempo indeterminato (ma con possibilità di licenziare).Altri contratti. Il nuovo articolo 4 riscritto dall’emendamento prevede un riesame di tutte le attuali forme contrattuali «in funzione di eventuali interventi di semplificazione delle tipologie». È probabile che alcune forme peraltro oggi residuali – come il lavoro intermittente o l’associazione in partecipazione – vengano definitivamente abolite.Cambio di mansione. Fra i punti esplicitati nell’emendamento, si prevede che sia possibile modificare le mansioni di un lavoratore «contemperando l’interesse dell’impresa in caso di riorganizzazione... con l’interesse dei lavoratori alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento». Si può ipotizzare dunque che un impiegato del controllo di gestione sia spostato all’ufficio cassa, con qualche decina di euro in meno di salario, ma non che un quadro sia chiamato a diventare operaio, con lo stipendio dimezzato.Salario minimo per i collaboratori. In via sperimentale, e previo confronto con le parti sociali, la delega intende introdurre un compenso minimo orario per i collaboratori e per quei lavoratori subordinati che non sono inquadrati in un contratto collettivo di lavoro.Controlli a distanza. Via libera anche alla possibilità (oggi vietata dallo Statuto) di controllare a distanza i lavoratori, tutelandone però dignità e riservatezza.Lavoro con il voucher. Sarà estesa a tutti i settori produttivi la possibilità di pagare con il voucher le prestazioni di lavoro accessorio e occasionale, elevando anche gli attuali limiti di reddito.Abrogazione norme.Punto chiave della delega è «l’abrogazione di tutte le disposizioni che disciplinano le singole forme contrattuali, incompatibili con le disposizioni del testo organico semplificato».Se si esamina così il complesso dell’emendamento, il mandato che viene affidato al governo è talmente ampio da poter fare tabula rasa di tutto il vecchio ordinamento sul lavoro. Che poi lo si faccia realmente, lo sapremo solo tra un anno.
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