sabato 22 novembre 2014
​Con 10mila euro regolarizzate le sale scommesse collegate all'estero. Il condomo per motivi di cassa consentirebbe a chi è fuori regola di operare fino al 2016. VAI AL DOSSIER
Insensato regalo di Marco Tarquinio
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La notizia viene rilanciata con entusiasmo dai siti specializzati delle società di gioco: nella legge di stabilità, forse durante il passaggio in Senato, potrebbe entrare una sanatoria per i centri scommesse collegati a un bookmaker estero privo di concessione in Italia (un tema che ha sollevato un discreto contenzioso per quegli operatori collegati a server di Paesi Ue). Con una sanatoria di 10mila euro da versare entro il prossimo 31 gennaio, si otterrebbe automaticamente la licenza ad operare sino al 2016. Per completare la regolarizzazione fiscale i centri verserebbero l’imposta unica per gli esercizi precedenti in due rate lungo il 2015. 

Il motivo, va da sé, sono le esigenze di cassa del governo. Nella prima versione della manovra, per il comparto gioco si prevede un più alto Preu (prelievo erariale unico) su slot e videolottery. «Ma così si giocherà di meno e il gettito calerà», hanno protestato sin dalle prime battute i big del settore. Così l’esecutivo sembra orientato a sentire le organizzazioni di allibratori ed esercenti che citano anche fonti del Tesoro - a cambiare linea e a eliminare la 'stangatina' fiscale: dalla sanatoria, sarebbe il ragionamento dell’Economia, si incassano 500 milioni certi, non ballerini. Una certezza tuttavia da verificare, visto che diversi di questi operatori - quelli collegati ai Paesi Ue - ritengono di poter lavorare liberamente. E poi fa ancora rumore il sostanziale fallimento dell’ultima multa comminata al comparto. L’unica certezza è che, con la sanatoria, questi centri scommesse non sarebbero chiusi e che quindi la presenza delle sale sul territorio aumenterà e non diminuirà, nonostante tutti i proclami degli ultimi mesi.  Il 'pacchetto giochi', oltre alla sanatoria e al passo indietro sul Preu, si comporrebbe anche di un intervento molto più severo sui 'totem', ovvero su quei terminali irregolari perché scollegati alla rete dei Monopoli. Per ogni slot si prevede una multa da 3mila euro al giorno per ricavi stimati in 150 milioni, da aggiungere a 300 milioni ricavati dalle multe comminate ai totem cui si aggiunge un’aliquota di prelievo pari al 6 per cento anziché al 3. Non ci sarà invece alcun intervento regolatorio generale su Azzardopoli e ludopatie, tema rinviato ai decreti attuativi della delega fiscale. Dal governo e dal Tesoro si evitano commenti dettagliati sul pacchetto in elaborazione, ci si limita a parlare di «emersione» e di interventi sulla «zona grigia». Aggiungendo una mezza promessa: «Questa proposta di modifica è una base di partenza, l’intervento sarà più duro», si sbilancia una fonte di governo. In attesa di capire cosa davvero vogliano fare Renzi e il Parlamento, intanto ieri è arrivato l’emendamento del relatore alla Camera sul bonus bebè. In sostanza il beneficio (80 euro al mese per tre anni per ogni bambino nato o adottato tra l’1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017) andrà a chi un Isee inferiore a 25mila euro. Il 'premio natalità' sarà raddoppiato (160 euro) per gli Isee da zero a 7mila euro. Una riscrittura che non piace alle opposizioni («Ma chi, con un reddito bassissimo, mette in cantiere figli?», obietta Mara Carfagna), e che solleva qualche perplessità anche tra le associazioni familiari, dato che l’intero intervento si ridefinisce ormai come sostegno alla povertà più che alla famiglia. 

 Si apre un fronte nella maggioranza su altri due capitoli, la conferma della social card anche per gli extracomunitari in regola e il canone Rai in bolletta. La deputata Ncd Nunzia De Girolamo parla, a proposito della carta d’acquisti, di norma scritta male. Nei fatti non si capisce se la norma è stata definita per un concreto fine sociale o per motivi burocratici legati a pasticci del passato e carichi pendenti con Poste. Il parere critico di De Girolamo è confermato anche dal marito, e presidente Pd della commissione Bilancio, Francesco Boccia. Si va verso una riscrittura o almeno una chiarificazione dei fini e dei criteri. Quanto al canone Rai in bolletta (la 'tassa' dovrebbe scendere a circa 60 euro per famiglia, secondo una simulazione del ministero dello Sviluppo) sono contrari Ncd, che chiede una rimodulazione in base all’Irpef, e anche i gestori dell’energia elettrica che non ci stanno a passare per «esattori dello Stato». Come previsto l’Ue ha già mandato il suo avvertimento all’Italia circa la violazione del regime Iva comunitario sugli e-book (l’imposta scenderebbe dal 22 al 4 per cento), mentre è passato senza fatiche lo stanziamento sul made in Italy.

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