venerdì 14 agosto 2015
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Cinquantacinque anni dopo la sua discesa in campo, tutto è cambiato: il Muro di Berlino sciaguratamente eretto in quella stagione è caduto, l’uomo ha messo piede sulla Luna e la tv non è più bloccata su due canali, perdipiù in bianco e nero. Ma lo “Spirito con la Scure” (come lo chiamano gli indiani) non ha perduto la voce e continua a entrare in scena facendosi precedere dal suo caratteristico grido: «Aahyaakkk!»Chi l’avrebbe mai detto che questa sorta di Tarzan e Uomo Mascherato armato di un’arma insolita (una scure di pietra), dal look eccentrico (una casacca rossa con un’aquila stilizzata sul petto) e in grado di muoversi nelle paludi della regione nord orientale degli States appeso a una liana, sarebbe diventato il personaggio più longevo del fumetto italiano (e tra i più persitenti del mondo), dopo il collega di scuderia Tex?Nato nella prima metà del 1961 dal sense of wonder di Sergio Bonelli, il più importante editore italiano di fumetti che con lo pseudonimo di Guido Nolitta ha creato personaggi memorabili (basti citare l’antieroe Mister No), e definito graficamente da Gallieno Ferri (che ancora ne disegna tante avventure e tutte le copertine), Zagor in realtà si chiama Patrick Wilding, figlio di un ufficiale dell’esercito che si è macchiato di un’ignobile strage di indiani. Si è stabilito in una capanna al centro di una palude che i pellerossa credono popolata di presenze soprannaturali. E in questa terra modellata dal sogno, come l’universo immaginario di Fantàsia della Storia Infinita di Michael Ende, persegue il ruolo di mediatore fra la cultura bianca e quella rossa, debitore verso pellicole come L’ultimo dei Mohicani e Balla coi lupi più che Ombre Rosse. Metafora (più attuale che mai) della società multietnica, lo Spirito con la Scure si dedica a difendere i deboli e gli oppressi, di qualunque colore ed etnia. Incline volentieri al sorriso e alla battuta – grazie anche alla presenza al suo fianco del buffo pard messicano Cico – offre sempre diversi piani di lettura, percorrendo oltre mezzo secolo a cavallo di un western che tende la mano al fantasy mentre l’horror si colora di thriller per sfociare, non di rado, nella fantascienza, in un mix di generi dal quale emerge la più completa pattuglia di villain (dallo scienziato pazzo Hellingen al mago Kandrax) mai proposta dal fumetto italiano. Al timone di questo inossidabile personaggio, c’è dal 1991 Moreno Burattini, curatore della serie, sceneggiatore e autore del maggior numero di storie “zagoriane”. Pistoiese di 53 anni, Burattini è l’esempio di un sogno che si avvera: da fan sfegato del character , a suo sceneggiatore, prendendo il testimone da Sergio Bonelli.Dopo 55 anni di avventure, come fa Zagor a restare al passo coi tempi?«Zagor è stato progettato per stare al passo con i tempi. Già la formula originaria, ideata da Guido Nolitta e da Gallieno Ferri nel 1961 prevedeva che il personaggio fosse trasversale ai generi, e che le sue avventure si rivelassero il luogo ideale per ogni "contaminazione". Perciò, potendo spaziare tra il western e la fantascienza, l’horror e il giallo, l’umorismo e il romanzo storico, è bastato dar libero corso alla fantasia. Sergio Bonelli ha indicato un modello: trasmettere al lettore le emozioni ricevute da film, letture, viaggi, e far sì che i fruitori possano essere sempre stupiti dal modo in cui gliele proponiamo».Insieme al compagno di scuderia Tex, è un personaggio dal grande passato sempre in procinto di cedere il passo ai character più moderni. E invece non molla.«Non solo non molla, ma riesce ancora a entusiasmare. Zagor è l’eroe coi fan più calorosi, quelli che affollano le manifestazioni, si radunano per fare festa, sollecitano gadget e iniziative, si stringono attorno agli autori. Una bella soddisfazione!».600 numeri, un tesoretto. Come viene celebrato questo anniversario?«Con un numero speciale tutto a colori in cui tornano gli Akkroniani, gli extraterrestri protagonisti di uno dei più celebri racconti di Nolitta/Ferri. Non solo: la storia Il giorno dell’invasione sarà il prodromo a cinque albi successivi in cui tornerà il supernemico professor Hellingen. In più, a “Riminicomix”, è appena andato in scena uno “Zagor day” con la presenza di tanti autori zagoriani, tra cui – per la prima volta – il serbo Bane Kerac, quasi una istituzione visto il suo curriculum. Sempre a Rimini è allestita fino alla fine del mese una grande esposizione presso il centro Commerciale Le Befane, con un albo omaggio per tutti i visitatori. Ed è uscito un portfolio con le copertine dei numeri “centenari” (100, 200, 300, 400 e 500) reinterpretate dai disegnatori dello staff che rendono omaggio al loro maestro Ferri».C’è un personaggio al quale idealmente Zagor potrebbe passare il testimone?«Zagor corre senza bisogno di avere il cambio da nessuno, ma il neonato Adam Wild può essere considerato un eroe avventuroso e solare del medesimo stampo».Burattini, come nascono le sue storie dello Spirito con la Scure?«Tutto ciò che leggo mi offre spunti da rielaborare, e mescolando bene le carte riesco a sorprendere i lettori come il prestigiatore che fa un gioco illusionistico. La passione e il mestiere concorrono a farmi divertire mentre scrivo e a far divertire chi legge. Del resto io sono un lettore prima che un autore e scrivo quello che mi piacerebbe leggere».E come si coordina una redazione importante come quella di Zagor, come si progettano storie con tanti mesi di anticipo?«Faccio da coordinatore nel mio ruolo di curatore di testata e parlo quotidianamente con gli autori dei testi e dei disegni. È un lavoro impegnativo ma va fatto».A proposito di redazione: quanti autori tra sceneggiatori e disegnatori annovera lo staff? Ce ne sono anche di stranieri. Come vengono ingaggiati?«I disegnatori di Zagor sono una ventina (un paio li condividiamo, in “comproprietà”, con altre testate), gli sceneggiatori sette o otto. Lo straniero, per ora, è uno solo, Bane Kerac, ma è un pezzo da novanta famoso anche in Francia e negli Stati Uniti. È stato lui a proporsi, dimostrandosi un grande appassionato dello Spirito con la Scure, quando l’ho incontrato durante una manifestazione fumettistica nella città serba di Kraguievac. Gli proposi delle prove, e superò il test in scioltezza come un fuoriclasse. Gli autori di Zagor, del resto, sono tutti così: arrivano nello staff perché amano il personaggio al pari dei lettori».La crisi non risparmia neppure le “nuvolette”. E morde anche i personaggi della Sergio Bonelli Editore, che pure han segnato un’epoca e affascinato più generazioni di lettori. Come reagisce Zagor di fronte a questa congiuntura? E quanto vende ancora oggi?«Zagor vende circa 35.000 copie al mese. In redazione mi dicono che è una fra le testate che regger meglio ai colpi della crisi perché ha un pubblico estremamente affezionato. Perciò, se tutte le tirature del mondo della carta stampata calano e noi resistiamo, è come se guadagnassimo».
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