sabato 3 novembre 2012
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Più del 40 per cento delle persone di tutto il mondo è costituito da cristiani e il loro numero cresce più rapidamente di quello di ogni altra religione». Non è cosa di tutti i giorni leggere una frase simile nell’ultima pagina di una monumentale storia del cristianesimo. Rodney Stark, sociologo della religione tra i massimi al mondo (una trentina i suoi libri, tradotti in 15 lingue), ha abituato i suoi lettori alle sorprese. Sentimento che si rinnova leggendo il suo nuovo lavoro, Il trionfo del cristianesimo (Lindau, pp. 656, euro 32). Dove, al di là dell’ingannevole titolo (ma non vi si trova alcun senso di trionfalismo), il sociologo della Baylor University (Texas), dove dirige l’Istituto per gli studi sulla religione, traccia la storia del cristianesimo dalle sue origini a oggi. Mostrando che fu (ed è) la «convenienza umana» della proposta del Vangelo a risultare «vincente», ieri e oggi, nei contesti più diversi. Se è vero che anche nella (un tempo) impenetrabile Cina, si sta mostrando permeabile al Vangelo: lo studioso yankee ha stimato, grazie a una ricerca sul campo condotta con moderni metodi di indagine, in ben 70 milioni i cristiani oggi nel Dragone rosso. Un numero pari ai membri del Partito comunista. In questa intervista Stark spazia tra il passato e il futuro della fede in Cristo. Sostenendo, fra l’altro, che «l’impegno del primo cristianesimo alla misericordia è stato tanto capace di mitigare la sofferenza al punto che i cristiani vivevano pure più a lungo dei loro fratelli pagani».Insomma, secondo i suoi studi il cristianesimo "conviene", anche biologicamente. Oltre a questo elemento, quali furono gli aspetti della nuova fede che attrassero i pagani?«Ve ne furono diversi. Molti di essi derivano dal fatto che i cristiani formavano una comunità che supportava le persone con una certa forza. I cristiani si prendevano cura gli uni degli altri: si facevano carico di chi era ammalato, di quanti erano vecchi, di chi era in condizioni di povertà. Con il risultato che essi erano capaci di sopravvivere più lungo nei momenti difficili o comunque di vivere più a lungo dei loro vicini pagani». Nel suo libro lei cita particolarmente il caso-donna…«In particolare, le donne cristiane vivevano meglio delle loro pari grado pagane: ad esempio, si sposavano ad un’età più matura, i loro mariti erano più fedeli rispetto a quelli non cristiani, gli uomini non divorziavano e le mogli non dovevano far fronte ai pericoli di aborti, una pratica molto diffusa tra i pagani del tempo. Per questo, al di là di aspetti più prettamente spirituali, i cristiani conducevano una vita decisamente più attraente rispetto ai non cristiani».  Molti critici del cristianesimo hanno rilevato che una delle colpe della Chiesa, dopo l’editto di Costantino, è stata la soppressione del paganesimo. Invece lei annota che «il paganesimo non fu rapidamente represso da un cristianesimo intollerante, ma scomparve molto lentamente, e anzi è ancora praticato in vari circoli New Age».«Sono esistiti templi e cerimonie apertamente pagani all’interno della cristianità almeno fino all’ottavo e nono secolo: questo fatto dimostra come il paganesimo non fu cancellato da un cristianesimo militante, ma gli fu permesso di sopravvivere ancora per diverso tempo». Lei sostiene che «l’effetto benefico della Riforma più spesso trascurato fu la trasformazione della Chiesa cattolica in un’energica assemblea di suore e monaci molto istruiti e devoti i cui sforzi hanno rinforzato la fede sia in Europa che nel mondo». Insomma, la Controriforma non fu tanto "contro" ….«La mia non è una prospettiva particolarmente originale nell’affermare che la Riforma protestante ha stimolato riforme all’interno della Chiesa cattolica, cambiamenti che hanno reso la cattolicità più forte, pia e devota. Qualcosa del genere è successo in tempi recenti in America latina: laddove la percentuale di protestanti risulta più alta, la frequenza dei cattolici ai riti liturgici è anch’essa più elevata. Pure gli ingressi nei seminari cattolici si sono accresciuti di fronte a questa "sfida" protestante». Il suo collega alla Baylor University Philip Jenkins, celebre storico delle religioni, sostiene che con il "Global South", ovvero la globalizzazione dell’emigrazione, è arrivato in Occidente anche un revival cristiano. È d’accordo? «Gli immigrati dal "Global South", come vengono chiamati, hanno avuto un impatto positivo sul cristianesimo europeo: ad esempio, alcune delle chiese protestanti più affollate in Germania sono state fondate da predicatori africani. E coloro che vi si recano e partecipano sono tedeschi "indigeni"! Ma forse il fattore più importante nel futuro dell’Europa cristiana è che mentre coloro che non vanno in chiesa (o lo fanno raramente) tendono ad avere meno bambini, le persone attive nelle chiese continuano ad avere molti bambini. Se ciò continuerà ad accadere negli anni futuri, avremo in Europa un revival cristiano basato interamente sulla differente fertilità di questi due gruppi».
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