venerdì 18 settembre 2015
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Sono agli antipodi cronologici e lo sono anche a livello tematico, pur trattando lo stesso soggetto. Nel frammento 34 a noi pervenuto Democrito di Abdera, il filosofo greco "atomista" del V-IV secolo, definiva l’uomo un mikròs kósmos, un universo in miniatura. Lo sarebbe già a livello fisico, se è vero che il nostro organismo si compone di qualcosa come 37 trilioni di cellule (le galassie del cosmo, invece, si attesterebbero tra centro e duecento miliardi), mentre il nostro cervello custodirebbe un centinaio di miliardi di neuroni, tanti quante sono le stelle della Via Lattea. Tuttavia, secoli dopo, il Mefistofele del Faust di Goethe era convinto che l’uomo fosse, sì, un microcosmo, ma di pazzia (die kleine Narrenwelt)!Parlare dell’umanità è, perciò, particolarmente arduo, anche perché - come suggeriva Erich Fromm - «l’essere umano è l’unico animale per il quale la sua stessa esistenza è un problema che deve risolvere». Eppure, secondo la Bibbia il Creatore avrebbe affidato a questa creatura così delicata e complessa la missione di «dominare, coltivare e custodire» tutto il creato, delegandola ad essere una sorta di vicerè, «di poco inferiore a un Dio», per usare un verso del Salmo 8. Quello dell’antropologia è, dunque, un campo mai sufficientemente perlustrato, anche perché è in continua evoluzione, e questa metamorfosi si chiama cultura. Per questo si è deciso di assegnare al "Cortile dei Gentili", che si celebra ad Assisi per la seconda volta - dopo l’evento suggestivo del 2012, aperto da uno straordinario intervento del presidente Napolitano -, un orizzonte così vasto, giocando anche un po’ sull’ambiguità semantica della stessa parola "umanità".Essa, infatti, da un lato ci ricorda che noi tutti siamo figli di Adamo, quindi membri di una stessa famiglia, legati da una comune fraternità tra noi e con la terra che ci ospita e ci nutre, segnati appunto da meraviglie e grandezze ma anche feriti da miserie e follie. D’altro lato, "umanità" in senso metaforico significa carità, misericordia, compassione, comprensione, tenerezza, generosità, virtù che dobbiamo far brillare di nuovo per convivere in serenità, gli uni accanto agli altri. Ebbene, ad Assisi dal 23 al 27 settembre queste due dimensioni coinvolgeranno una folla di persone che si confronteranno attorno ai temi fondamentali che reggono la categoria "umanità" in senso soggettivo e oggettivo.Proviamo solo ad elencarne alcuni, desumendoli dal programma fittissimo di quelle giornate. Si parte dalla dignità umana col suo corollario di splendori e miserie: dal lavoro alle migrazioni, dalle guerre all’accoglienza, dalla diversità interculturale al fondamentalismo, dal mondo in diaspora al confronto spesso incandescente tra Occidente e Islam. Convocata è indubbiamente la politica con la complessità degli intrecci tra ethos e legalità, tra giustizia e sicurezza, ed è significativo che in questo ambito sia finalmente lo sguardo femminile a dominare attraverso la presenza istituzionale di donne impegnate in prima persona nella gestione della cosa pubblica. È naturale che non manchi anche l’economia nella sua accezione originaria umanistica (nómos, cioè legge dell’oíkos, la casa dell’uomo), tesa quindi verso il bene comune e non riducibile alla mera meccanica finanziaria, spesso priva di umanità.Assisi con la superba bellezza dei suoi monumenti francescani non può non mettere al centro di questo incontro anche l’arte in tutte le sue iridescenze: dalla pittura con la suprema creatività di Giotto all’architettura, dalla letteratura al cinema, dalla musica all’intero patrimonio culturale cristiano, dai simboli agli spazi sacri e civili. Naturalmente un emblema che si leva quasi a vessillo sarà proprio san Francesco con la sua straordinaria "umanità", capace di intrecciare spiritualità e storia, cultura alta e quotidianità. Alla radice di questa epifania di bellezza c’è naturalmente quel "grande codice" della cultura occidentale che è la Bibbia da cui fluisce la teologia e a cui si accosta per un percorso parallelo la filosofia. È suggestiva, allora, la sfida di confrontarsi sui temi ultimi come l’anima, il male, l’etica.Nell’epoca digitale la rivoluzione subita dalla comunicazione diventa un altro crocevia spesso aggrovigliato ove il giornalismo acquista nuovi profili, i social network scombinano le antiche grammatiche mediatiche, la narrazione si fa più immediata, diretta e incisiva, la bulimia informatica si accompagna non di rado a un’anoressia critica. Ma non possiamo concludere questa elencazione - che in ultima analisi aspira ad essere un ritratto semplificato ma efficace dell’umanità - senza evocare la presenza dei bambini, pronti a svelare a noi adulti quanto l’assonanza con l’armonia della musica e il legame con la terra siano per loro spontanei. E l’esito più coinvolgente sarà la loro messa in scena molto particolare dell’enciclica Laudato si’.Il filo d’oro che terrà insieme personalità così diverse tra loro convocate attorno a temi spesso roventi sarà quello che è imposto dal "Cortile dei Gentili", cioè il dialogo tra credenti e non credenti. Come è noto, questa locuzione definiva un’area dell’antico tempio di Gerusalemme a cui potevano accedere anche i pagani, considerati dagli Ebrei di allora "non credenti". Era, dunque, uno spazio aperto ove gli sguardi di persone così lontane idealmente tra loro s’incrociavano e i volti rivelavano la comune umanità. Certo, un muro-frontiera separava gli uni dagli altri. Noi ora - sulla scia di Cristo che ha abbattuto quel muro divisorio, come ci ricorda san Paolo (Efesini 2,14) - ci incontriamo in modo ben più diretto e libero.Ad Assisi quello spazio simbolico diventa spontaneamente il "Cortile di Francesco", l’uomo che non ha temuto di dialogare col sultano d’Egitto, di abbracciare un lebbroso, di coinvolgere  l’umanità e il creato in un canto corale. Tutti insieme, credenti, cristiani, non credenti o diversamente credenti, potremo far rivivere l’armonia della diversità. Come affermava il noto statista tedesco del secolo scorso Konrad Adenauer, «viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte». Il cielo luminoso del "Cortile" di Assisi potrà accogliere i tanti orizzonti differenti e ricomporli nel mosaico di un’umanità molteplice e unita.
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