mercoledì 11 febbraio 2015
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Il pensiero di Joseph Ratzinger e di Jean Daniélou a confronto per mettere in luce l’attualità di questi due uomini così diversi, ma anche così complementari per il loro comune amore per la teologia e i padri della Chiesa. È lo scenario su cui si snoderà domani e venerdì il convegno promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce di Roma sul tema suggestivo e certamente mai battuto: Ratzinger e Daniélou di fronte al mistero della storia. Due giornate di studio sui due teologi (uno dogmatico e l’altro patrologo), entrambi periti al Concilio Vaticano II e creati poi cardinali dallo stesso papa Paolo VI: dalla liturgia all’ontologia, dallo studio delle religioni alla teologia della storia. «Abbiamo voluto accostare la ricerca teologica e filosofica di Daniélou a quella di Ratzinger – osserva uno dei relatori, Jonah Lynch docente alla Gregoriana – non solo in modo aneddotico ma seguendo le linee principali del loro pensiero. Tanti e numerosi sono infatti i punti di contatto tra i due pensatori, ad esempio, nel metodo dell’interpretazione della Scrittura, nella considerazione della storia, ma anche nella loro chiarezza espositiva. Entrambi sono studiosi che parlano agli uomini del loro tempo». Un convegno, a giudizio di Lynch, che rappresenta il corollario ideale e forse il punto terminale di un precedente seminario di studi celebratosi sempre all’università della Santa Croce nel maggio del 2012 dedicato al tema: Finestre aperte sul mistero. Il pensiero di Jean Daniélou.Ad aprire i lavori sarà il redentorista canadese Réal Tremblay, tra gli ultimi allievi di dottorato a Ratisbona dell’allora professor Ratzinger, pochi anni prima di essere nominato arcivescovo di Monaco. «Ho scelto di affrontare il tema “Beati i puri di cuori” – spiega il teologo moralista – perché è per me l’occasione per rendere omaggio al mio maestro di sempre Benedetto XVI, ma anche a Ireneo di Lione, che con la sua visione di Dio fu al centro della mia tesi dottorale all’inizio degli anni Settanta». Un’occasione privilegiata per padre Tremblay per accendere i riflettori sul concetto di «cuore» nel pensiero di Ratzinger e far scoprire la centralità di un «Ireneo molto trinitario nella sua visione di Dio». «Lungi da me il pensare che Joseph Ratzinger abbia avuto all’orizzonte del suo pensiero i risultati della mia ricerca – osserva –. Ma mi piace sottolineare che, a dispetto delle epoche e dei contesti culturali diversi, il pensiero di Ratzinger e Ireneo si incontrano nell’essenziale». E aggiunge un particolare: «Il ragionamento del teologo bavarese fondamentalmente non si distanzia da questa teologia ireneana della visione di Dio. Senza forzare indebitamente le cose, si potrebbe dire che essa la contiene in germe, tenendo conto della sua riflessione più cristologica ed etica». Ireneo di Lione come Gregorio di Nissa, Eusebio di Cesarea e Agostino (il padre della Chiesa tanto studiato da Benedetto XVI) è, forse non a caso, uno dei tanti autori che figurano nella galleria dei pensatori più amati da Jéan Daniélou ricordato, assieme ad Henri de Lubac, per essere stato nel 1942 il geniale iniziatore della collana di testi patristici Sources Chrétiennes; un’attualità quella del gesuita francese talmente rilevante (basti pensare a come l’allora cardinale Ratzinger ricorderà l’incontro durante il Vaticano II con il patrologo francese nel libro La mia vita. Ricordi 1927-1977) tanto da essere definito solo alcuni anni fa da Benedetto XVI – che lo citerà nei suoi recenti volumi Gesù di Nazaret (2007) e L’infanzia di Gesù (2012) – come «eminente studioso dei padri». Di questo è convinto il giovane teologo docente alla Santa Croce, don Giulio Maspero: «Pur così diversi per temperamento e stile si tratta di due pensatori, che sono stati trattati in qualche caso, con “sufficienza” da alcuni “esperti”, in ambito patristico, per quanto riguarda Daniélou, e, in quello esegetico, in relazione a Ratzinger. Tali fraintendimenti possono essere attribuiti, mi pare al loro essere teologi, che sviluppano una teologia patristica, una teologia biblica, una teologia liturgica e così sfuggono al riduzionismo storicista, ma anche a quello illuminista». Il professor Maspero evidenzia proprio di Daniélou un aspetto tipico dei gesuiti la sua missione ad extra, attenta ai margini del mondo ecclesiale: «Nel tratto missionario per la sua espressione di fedeltà alla concreta vita di Cristo ricorda in certa misura il suo confratello Jorge Mario Bergoglio, ora Papa Francesco». Osserva a questo proposito Lynch: «La missione è uno dei temi trasversali che lega interamente tutta l’opera di Daniélou, e si potrebbe dire, tutta la sua vita. Mi ha sempre colpito il suo interesse appassionato per le religioni e le culture del mondo e per i movimenti più significativi del suo tempo, ad esempio, per il marxismo, assieme alla sua insistenza mai vacillante che la pienezza dell’umano si trova soltanto nella comunione con Dio rivelato in Cristo. Sopravvivono sempre nella persona di Daniélou due aspetti: un cuore monastico e un’attività febbricitante».Ed è proprio il terreno della pastoralità, l’attenzione al mistero della storia, alla filosofia e alla metafisica, la centralità di un ritorno costante alle sorgenti patristiche, pur nel rispetto dell’“ermeneutica delle differenze” come direbbe Yves Marie Congar, sono il filo rosso che avvicina idealmente i due pensatori. «L’ultima giornata di studio – riflette Maspero – tratterrà più nello specifico la teologia della storia, e come questi due autori possono ispirare la teologia di oggi. In questo ambito si approfondirà specialmente il rapporto con la filosofia, e la metafisica in particolare. Infatti sia Joseph Ratzinger sia Jean Daniélou sono considerati punti di riferimento per gli studi attuali di ontologia trinitaria, cioè quella ricerca che tenta di leggere nella creazione il riflesso della sua origine trinitaria». Un convegno che però spingerà i suoi confini anche oltre Ratzinger e Daniélou avendo tra i suoi relatori il teologo anglicano John Milbank. «In effetti Milbank non può essere definito un esperto del pensiero di Ratzinger e Daniélou, ma lo scopo del nostro convegno non è solo analizzare questi autori – è la conclusione di Maspero – ma anche cercare di capire come portare avanti a livello teologico quello che loro hanno fatto. Per questo Milbank può essere un interlocutore validissimo proprio per come ha voluto approfondire attraverso la sua ricerca il rapporto tra filosofia e teologia. Si tratta di uno di quei pensatori attento alla ricerca di un’ontologia trinitaria ed è per tutto questo un magnifico compagno di avventura».
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