martedì 6 ottobre 2015
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Poche pagine di diario, scritte su un quadernetto da scuola elementare. Le ha ritrovate lo storico Giorgio Vecchio – professore all’università di Parma e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari di Bozzolo – in un fascicolo intitolato «Resistenza» all’interno della documentazione mazzolariana raccolta da Rienzo Colla (l’editore vicentino che pubblicò vari libri di don Primo nella sua casa «La Locusta») e ora depositata presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza, dove è in via di riordino. Si tratta del diario tracciato «in diretta» dell’invasione nazista della Polonia e dell’inizio della seconda guerra mondiale il 1° settembre 1939. Si tratta di inediti assoluti, non pubblicati nemmeno nel volume dedicato ai diari 1938-1945 di don Mazzolari e pubblicato a cura di padre Aldo Bergamaschi. Ora appaiono invece nella nuova edizione del quinto volume del «Diario» in uscita questo mese per Edb (pp. 448, euro 30) per la cura appunto del professor Vecchio. Colpisce l’acume con cui «a caldo» il sacerdote-scrittore, dalla sua canonica di Bozzolo, coglie l’aspetto tragico degli eventi e ne dà un giudizio cristiano coraggioso e chiaro; per esempio commentando i proclami di Hitler: «Quando un uomo parla così ha già causa perduta davanti agli uomini ragionevoli e spirituali. Egli è fuori dalla tradizione e dal senso cristiano».
 
La radio ha detto che alle ore 5¼ di stamane le truppe tedesche si sono messe in marcia contro la Polonia. La notizia è spaventosa, ma dà quasi un respiro: il respiro nel breve intervallo di un incubo a un altro incubo. Tra la guerra e la trahison [«tradimento», riferimento al titolo del pamphlet di Julien Benda La trahison des clercs, ndr], una nuova trahison, non osavo scegliere perché la guerra è la guerra e non c’è a pensarci bene, niente che la giustifichi. Ma il morire e il far morire per fame le ragioni di vivere non è una guerra e peggio? Ieri sera a mezzanotte, la radio di [parola illeggibile], ripetendo le 16 parole del Fürer [sic] appena date in Germania, lasciava intravvedere la possibilità di negoziati diretti tra Polonia e Germania. Sono andato a letto con questa speranza e stamattina, primo venerdì del mese, ne feci parola all’uscita della Messa, come di un sollievo che meritava d’essere accentuato dalla nostra preghiera. Invece si marciava già contro la Polonia. Hitler aveva già inviato un proclama all’esercito e si accingeva alle 10 a parlare come à parlato davanti al Reichstag. L’ho ascoltato in tedesco senza capirlo: alle 12 in italiano da una nostra stazione. Quando un uomo parla così ha già causa perduta davanti agli uomini ragionevoli e spirituali. Egli è fuori dalla tradizione e dal senso cristiano; fuori anche dall’umanesimo pagano di Roma. Certe dichiarazioni umanitarie – il rispetto alle donne e ai bambini – rendevano più cupo il colore e il tono. Ci si chiede s’egli è normale, oppure se si è davanti a un mistero criminale quale la storia non ha mai conosciuto. La Polonia per il momento è sola. Popolo messianico, dopo l’agonia, la crocifissione. Non so se umanamente potrà resistere a lungo, sotto la valanga teutonica, so che è capace di morire per tutti. Il Presidente polacco ha parlato come parlano gli uomini buoni che hanno le mani e il cuore pulito. Lo stesso tono, Chamberlain [primo ministro inglese, ndr] alla Camera dei Comuni, che ha fatto una dichiarazione impressionante: né l’Inghilterra, né la Francia, né la Polonia ebbero comunicazione delle proposte germaniche. Chamberlain ebbe notizia dalla radio tedesca, ieri sera stessa. Io credo al galantuomo inglese.
1° settembre 1939. Ore 8.30
 
Berlino non ha saputo neanche negare fortemente l’affermazione di Chamberlain confermata da Daladier [premier francese, ndr] e da Varsavia. La solita polemica, le solite accuse, l’ebbrezza dei primi vantati successi militari contro la Polonia che resiste meravigliosamente in attesa dell’aiuto anglo-francese. Le dichiarazioni di neutralità si succedono, si rafforzano, hanno un sapore quasi vergognoso. Da noi, la dichiarazione del Consiglio dei Ministri di non prendere iniziative di operazioni militari, sarebbe molto significativa se non ci fosse vicino il telegramma di ringraziamento di H[itler] a M[ussolini]. La Germania non ha bisogno dell’Italia! Un nuovo schiaffo? O un trucco concordato per trattenere Francia e Inghilterra o per non offrire un bersaglio facile? La gente non capisce. La dicono calma. È invece senza pensiero e in rivolta atona, abituata com’è a lasciarsi [parola illeggibile] tutto. Ma c’è un sordo rancore verso l’alleata che tradisce e una segreta speranza che qualche cosa in casa nostra si muti. Intanto, i richiami continuano e le partenze sono strazianti e i vuoti senza conforto. Arrivano i primi profughi dalle regioni che vanno sgombrate.
2 settembre
 
Ho detto alla mia gente la consegna della religione in questo momento. Tono volutamente pacato che mi è costato molto. D’altronde non posso dare ad essi la mia sensibilità e il mio vedere. Bollettini tedeschi orripilanti. Ore 13: dalle 11¼ l’Inghilterra è in stato di guerra con la Germania. Dalle 17 in stato di guerra con la Francia. Sera: discorsi dei Premier inglesi e francesi. Umanissimi, sobri, commoventi.
3 settembre
 
Siluramento del piroscafo inglese Athenia: 1200 passeggeri. Pare siano tutti salvi. L’Ammiragliato inglese incolpa la Germania. La Germania parla di un errore di un sottomarino inglese o di una mina galleggiante. Noi sappiamo soltanto che questa è la barbarie e che la barbarie ci viene di là, soprattutto di là. Il Santuario di Cestokowa [sic] in fiamme. Anche la Madonna è attaccata. Di sacro non c’è che il furore teutonico. La radio (anche ieri sera non ho potuto staccarmene) finisce per scuotere i nervi. Che farà l’Italia? Silenzio completo, impressionante. Indizi di attesa, d’incertezza, di un orientamento verso una neutralità che potrebbe sfociare in ben altra direzione. E nel che cosa non è più così saldo nell’asse come quando era un affare di chiacchiere. Arrivano i primi evacuati: stanchezza, disorientamento, sofferenze. È la guerra. La maledetta per sempre. I preparativi militari non hanno nessun ritmo accelerato. Nessuno ha fretta. Richiami, ma fatti con metodo, come di gente che non è premuta dagli avvenimenti, né dalle decisioni. Si parla di «sotto la tenda», di osservare per salvaguardare i propri interessi. Intanto possono accadere avvenimenti decisivi. L’accordo militare in vista tra Germania e Russia può far aprire gli occhi e servire di giustificazione. Tutti se lo augurano, perché nessuno è per quelli.
4 settembre
 
Et super vestem meam miserunt sortem [«E tirarono a sorte la mia veste», Gv 19, 24, ndr]. Ai piedi della crocifissa Polonia, questo avviene. Un ripetersi di atti a distanza di secoli che prova la lentezza se non l’immobilità del sentimento umano. Il prussiano, il cosacco. Il prussiano che si è servito della scienza, della meccanica, del progresso. Il cosacco che ha preso al cristianesimo una fondamentale idea di bontà e ne ha fatto sacrilego uso per un imperialismo di nuova maniera. E da quel giorno divennero amici. «Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno». La camicia di Nesso. Il delitto è consumato tra lo spavento e l’indifferenza del mondo intero. Da noi, ove fino a quindici giorni fa era comandato l’odio verso la Russia, guai a chi ora dice una parola contro. L’assurdo è diventato regola. Si è costretti ad assistere senza opinione e senza passione alle cose più nefande… La fede nell’uomo à di questi colmi, non può avere che questi colmi. Ieri sera ha parlato da Danzica H[itler] per non so quante ore. Aprii la radio: una voce infernale. Più nulla di umano. E quel gridare di heil senza convinzione: coro di povera gente, in ruolo di oppressori di popoli. Il terribile di oggi gli è che non vi ha più niente che sembri terribile.
20 settembre
 
Ha parlato [sottinteso: Mussolini, ndr], non in piazza, ma davanti a un gruppo di gerarchi della X Legio. Il silenzio dei giorni scorsi, benché duro, non aveva l’amarezza di queste parole. Non ha saputo dimenticarsi, neanche in momenti come questi, di essere un capo partito ed ha parlato da capo-partito. Gli italiani, se non pensano, se tacciono sono un popolo intelligente; se no, bisogna che si ricreda del suo giudizio. Poi, contraddizione e vuoto e motivi di confusione dentro e fuori. Viltà suprema. – Parlerà – Dovrà parlare. Invece con la guerra, da quando la guerra s’è annunciata irreparabile, non ha più parlato. Comincio a pensare che non parlerà più, che non potrà più parlare, che non l’ascolteremo se oserà parlare. O se parlerà, sarà un linguaggio inintelligibile, perché in quindici giorni la nazione non capisce più la lingua dell’uomo che non ha fatto che parlare e stordirci di parole in 17 anni. Avrà giocato, nient’altro che giocato. Sport la politica, sport la guerra. L’hanno predicata, preparata, provocata fino alla vigilia. Poi, ne hanno preso spavento. Sarebbe un indice di qualche cosa di umano sopravvissuto, se non fossero diversi i motivi, ben diversi. Paura fisica? Benessere in pericolo? Rivolta intorno? Poca sicurezza dei gregari? Una strada non naturale battuta contro tutto: con l’ostinazione spaventosa di chi crede di piegare uomini e cose perché ha piegato un branco di deboli e di lance spezzate!
23 settembre
 
«È caduta Varsavia senza condizioni». Così certi giornali senz’anima ne danno l’annuncio, senza una parola di pietà. Non chiedo ammirazione per chi ha meccanizzato il proprio spirito e adora la potenza brutale. I vinti hanno sempre torto in un mondo che si è proibito di guardare il cuore. Mi proibisco di gridare perché ormai non c’è grido interiore che possa rompere questa diabolica indifferenza che ci fascia. Ci hanno tolta l’anima… Siamo dei partigiani, dei calcolatori, uomini no. Se fossi un uomo, m’inginocchierei davanti a questa resa senza condizioni che il mondo contempla senza vergognarsi. È troppo grande la Polonia perché le possa giungere la pietà nostra! Centomila tedeschi per le strade di Varsavia, nel cuore morente di Varsavia! Chi ha visto lo straripare di un’armata in un Paese vinto sa che non v’è flagello più terribile né orrore più grande. Come pregare? Non so più pregare. Mi pare che il Signore – non importa se bestemmio – sono un uomo! – non dovrebbe lasciare salire l’ingiustizia degli uomini fino a questo punto.
28 settembre
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