venerdì 21 marzo 2014
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«Giovanna D’Arco è il sogno di ogni grande attrice. Io veramente non ci avevo mai pensato, ma sono rimasta conquistata dalla sua figura e dal testo poetico della Spaziani». Elisabetta Pozzi, autentica mattatrice del teatro italiano, affronta per la prima volta nella sua carriera il ruolo della Pulzella d’Orléans in uno spettacolo con la regia di Andrea Chiodi, Giovanna D’Arco di Maria Lusa Spaziani, coprodotto da Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese - Festival tra Sacro e Sacromonte e da Elsinor. Sarà stasera a Gioia del Colle, poi Forlì e Aosta fino a sbarcare al Teatro Sala Fontana di Milano dal 27 al 30 marzo.  Sei canti in ottave di endecasillabi, senza rima e un epilogo. Un poema composto nel 1990 che narra le gesta di Giovanna D’Arco attraverso fatti storici, battaglie ed episodi della giovane eroina di Francia filtrati dalla fantasia della poetessa, musa di Montale. «Ultimamente mi piace molto di più affidarmi alla poesia che alla prosa» confessa Elisabetta Pozzi, che dagli anni 70 ad oggi ha lavorato con i più grandi maestri, da Albertazzi a Ronconi, passando anche per i fasti della prosa in televisione. «Però bisogna imbattersi in Hugo e Raboni, o Mario Luzi, ma non è facile – racconta critica verso i testi contemporanei–. Vedo troppi monologhi che non mi piacciono. C’è bisogno di una mediazione, di una bella lingua, sono stufa di sentire in teatro parole vuote». Per questo ultimamente, l’attrice lavora molto sulla danza, dove ci si esprime senza parole, come in Cassandra che porterà in tour la stagione prossima con le musiche del marito Daniele D’Angelo. Ma stavolta la forza di Giovanna D’Arco ha convinto lei, una delle ultime mattatrici, che miete successi ogni anno al Teatro di Siracusa in ruoli titanici come Medea, Fedra e, la prossima estate, Clitennestra nell’Orestea accanto a Ugo Pagliai, Paola Gassman, Mariano Rigillo e Piera degli Esposti.«Giovanna è meravigliosa nella solarità di questo  linguaggio poetico. Le sue gesta sono raccontate con semplicità e levità in una ballata popolare – spiega –. È lo spirito del personaggio che parla, con momenti più stranianti ed altri di maggiore adesione alla realtà». Per affrontare il ruolo della Pulzella, la Pozzi ha studiato moltissimo. «Mi sono messa a leggere di tutto su di lei. Dall’Enrico VI  di Shakespeare a un esilarante poema eroicomico di Voltaire tradotto da Vincenzo Monti, da George Bernard Shaw a Paul Claudel e Brecht, senza parlare dei film». La Giovanna immaginata dalla Spaziani si rifà ad alcune fonti letterarie in cui si immagina che la Pulzella, pur se condannata al rogo, sia stata liberata da una potente dama, fatta sposare a un cavaliere crociato e relegata in uno sperduto castello. «Una Giovanna salva, ma in realtà disperata, perché si sente inutile – spiega la Pozzi –, ma che alla fine cercherà di compiere il suo destino».«Giovanna per me è un personaggio misterioso e molto affascinante, sospesa fra storia e spiritualità. Ma mi appassiona questa idea di una creatura che dentro a questa ispirazione matura una forza e una potenza straordinaria. Soprattutto – conclude l’attrice –, l’idea che sia stata una donna, sfidando le convenzioni del suo stato nel quindicesimo secolo, a voler essere utile al popolo, a volere essere dentro alla storia con tutta la sua passione. Scatenando odi, rancori, devozione e gloria. Dimostrando che dentro di sé l’uomo ha la possibilità di cambiare il mondo».Milano, Teatro Sala FontanaGiovanna d’ArcoDal 27 al 30 marzo
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