sabato 17 novembre 2012
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«Sarebbe bello se i non credenti cercassero di vivere "come se Dio esistesse". Anche se non abbiamo la forza di credere, dobbiamo vivere sulla base di quest’ipotesi, altrimenti il mondo non funziona. Ci sono molti problemi che devono essere risolti, ma non lo saranno mai del tutto se Dio non è posto al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo e determinante nella nostra vita». Benedetto XVI lo dice ai partecipanti al «Cortile dei Gentili», che si è aperto ieri a Guimaraes e prosegue oggi a Braga, in Portogallo, «per affermare il valore della vita umana sopra la marea crescente della cultura della morte». Nel suo messaggio il papa ricorda che «la consapevolezza della sacralità della vita che ci è affidata, non come qualcosa di cui si può disporre liberamente ma come un dono da conservare fedelmente, appartiene al patrimonio morale dell’umanità». Ma qualcuno potrebbe allora obiettare: «Se la ragione può accreditare tale valore della vita, perché chiamare in causa Dio?». Benedetto XVI risponde con un esempio e un’esperienza: «La morte di una persona cara è, per coloro che la amano, l’evento più assurdo che si possa immaginare: ella è senza alcun dubbio degna di vivere, è buono e bello che esista (un filosofo direbbe che buono e bello trascendentalmente si equivalgono). Invece la medesima morte della medesima persona, agli occhi di chi non la ama, appare come un evento naturale, logico (non assurdo). Chi ha ragione? Chi ama o chi non ama?» La risposta del pontefice è netta: «La prima posizione è difendibile solo se ogni persona è amata da un Potere infinito, ed ecco il motivo per cui è necessario richiamarsi a Dio. In realtà, colui che ama non vuole che la persona cara muoia, e se potesse lo impedirebbe per sempre. Se potesse... L’amore finito è impotente, l’amore infinito è onnipotente... Sì! Dio ama ogni persona e quindi ognuno è degno di vivere, senza condizioni». Il papa offre infine un secondo esempio per spiegare l’irrazionalità di chi voglia sfuggire a tale lettura: avviene «quasi come negli edifici in cemento armato senza finestre, dove è l’uomo che provvede al clima e alla luce; e tuttavia, persino in un mondo auto-costruito si deve far ricorso agli "aiuti" di Dio, che si trasformano in nostri prodotti»... Insomma, alla fine «il valore della vita diventa evidente solo se Dio esiste... Colui che si apre a Dio non si aliena dal mondo e dagli uomini, ma incontra dei fratelli: in Dio cadono i nostri muri di separazione, facciamo parte gli uni degli altri».​
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