mercoledì 4 giugno 2014
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Si comincia con una bella notizia: l’89,4% delle scuole italiane possiede una biblioteca scolastica. Poi arrivano i dolori, perché si fa presto a chiamare biblioteca la stanza tipo di 57 metri quadrati con 15 posti a sedere, un patrimonio medio di 3.071 volumi, ovvero 4,7 libri a studente, solo lo 0,1% di novità e una spesa media è di 0.68 euro a testa. All’anno.Una miseria e una risposta semplice a chi continua a chiedersi perché in questo Paese si legge poco. Nella spesa scolastica complessiva alla voce biblioteche scolastiche si riserva lo 0,001%, 1,56 euro per alunno. Non parliamo poi dei dati strutturali: superficie, posti di consultazione, orari di apertura, addetti, professionalità… tutto lascia a desiderare. Tra i dati impietosi dell’ultima indagine dell’ufficio studi Aie su uno sfacelo non a caso intitolato «Il buco nero delle biblioteche», c’è anche uno spazietto dedicato alle situazioni di eccellenza, uno sparuto 0,8% di scuole che destina più di 22 mila euro l’anno al funzionamento della biblioteca e un ardito 0,2% che acquista ogni anno 3.500 nuovi volumi, ha 419 metri quadri di superficie e oltre 60 posti a sedere. Nel disastro dunque ci sono sfide ed esperienze coraggiose, non sempre note.C’è speranza se questo accade per esempio a Ne, uno dei 5 comuni d’Italia con il nome più corto e poco meno di 2.500 abitanti. «Piccoli ma non improvvisati. Sognatori che hanno sempre fatto sul serio». Può ben dirlo Anna Garibaldi, insegnante elementare e bibliotecaria dalle mille risorse che da 13 anni e in 5 comuni della Val Graveglia, entroterra di Chiavari, tiene in piedi una rete di 11 biblioteche scolastiche messe a disposizione come biblioteche civiche: un patrimonio in espansione di 14 mila volumi d’eccellenza con un settore per bambini e uno per adulti, 15 mostre tematiche che passano di sede in sede, progetti legati al territorio, laboratori di lettura, gare e concorsi vinti e stravinti… Una storia da far invidia: l’infaticabile Anna Garibaldi è il tipico esempio di come la volontà  e la tenacia di insegnanti appassionati della lettura riescano a colmare con buone pratiche i vuoti istituzionali, ribaltando la prospettiva: facendo della biblioteca scolastica, che in Italia è terra di nessuno, un servizio pubblico.La Val Graveglia aveva aderito nel 2000 a un progetto sperimentale finanziato dal ministero dell’Istruzione: «Con quei soldi in un batter d’occhio è nata la rete, poi abbiamo dovuto continuare da soli. Come? Buttandoci a pesce in ogni attività che poteva consentire di recuperare risorse da investire in libri. I soldi vinti nei concorsi, gli appoggi di quanti potevano sostenere iniziative culturali, i contatti con editori. Mettendoci passione e ostinazione, il resto viene da sé». Capofila della Rete del Mandillo (il fazzolettone a quadri della gente contadina del luogo) è la Biblioteca scolastica civica «Hugo Plomteux», un luogo allegro, colorato e attraente, aperto tutto l’anno, dove ogni settimana passano oltre 200 bambini del circuito per esperienze di lettura ad ampio raggio. Il bello del Sistema di Ne è che la biblioteca scolastica diventa il motore di iniziative che mettono insieme i bambini e i ragazzi delle medie e delle superiori, gli insegnanti, l’amministrazione comunale e la gente del paese.La Rete bibliotecaria delle scuole vicentine – realtà consolidata da 15 anni, realizzata con le istituzioni provinciali e in collaborazione con le biblioteche comunali con prestito reciproco e trasporto gratuito dei libri – conta 59 biblioteche scolastiche distribuite nella provincia, l’80% di scuole superiori e 200 mila titoli a catalogo. «Il motivo che ha spinto a creare la Rete – spiega Loredana Perego, che ne è la responsabile – è stato l’isolamento dei bibliotecari scolastici. Si sentiva l’esigenza di formare un gruppo che periodicamente si mettesse a confronto. La sostanza è che, a fronte di mansioni specifiche e impegnative, i bibliotecari scolastici per quanto accreditati e professionali vivono una situazione di costante incertezza, visto che le leggi come le situazioni personali possono cambiare da un momento all’altro. E allora – ci si chiede – cosa ne sarà di tanto lavoro fatto?».Perché oltre all’impegno sul catalogo (che comprende anche audiolibri ed e-book) e per i prestiti, ci sono concorsi, incontri con gli autori, visite, mostre mercato, feste come quella ormai storica «A scuola senza zaino» del 23 maggio che ha coinvolto tutte le scuole della provincia: un giorno in cui, invece dei libri di testo, bambini e ragazzi hanno messo nello zaino romanzi, libri illustrati, di viaggio o di poesia, fumetti, secondo i propri gusti. Una giornata in cui i libri hanno invaso angoli impensabili. C’è speranza se anche questo accade nel Paese dei non lettori.
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