mercoledì 30 ottobre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
È stato sul set «anche di notte, provvisto del "cestino" offertomi dalla troupe» dei più importanti film di Federico Fellini, e ha cercato sempre di carpire la grandezza del personaggio, la sua magia, il suo rapporto con la religione e, di riflesso, con la psicoanalisi. Ma soprattutto ha tentato, nella sua veste di critico cinematografico, («preferisco considerarmi solo un prete che si interessa di cinema») di catturare la forza dell’immaginazione onirica e trasognata dell’inventore di capolavori assoluti come Amarcord, Otto e mezzo o Le notti di Cabiria. È una miniera di ricordi padre Virgilio Fantuzzi, classe 1937, nel rievocare nella sede de La Civiltà Cattolica a Roma la sua amicizia con il maestro Federico Fellini, di cui ricorrono domani i vent’anni della morte. «Se ho potuto beneficiare della sua amicizia, fatta di tante confidenze, osservazioni, telefonate e confronti dopo aver letto le mie recensioni attorno alle sue pellicole – avverte il gesuita di origini mantovane – lo devo soprattutto al direttore della fotografia Peppino Rotunno, che mi permise di essere sui set dei suoi film, e a padre Angelo Arpa, amico intimo del regista, quello che è stato per tutti il prete di Fellini. Fu Arpa a darmi le prime chiavi di lettura per capire la grandezza del genio di Rimini, a cominciare dallo Sceicco Bianco».Ad accendere il suo interesse per Fellini fu il caso de «La dolce vita» nel 1960. Un film che divise gli animi del mondo cattolico ma anche di molti gesuiti…«Quella vicenda infiammò gli animi. Ricordo le feroci critiche de L’Osservatore Romano, le condanne pubbliche di molti vescovi (tra cui quello di Rimini) che fecero molto soffrire la madre di Fellini, Ida Barbiani, cattolica fervente, che l’avrebbe visto volentieri prete e con una brillante carriera ecclesiastica. Ad accendere la miccia della polemica, "una vera guerra, fatta di morti e feriti", fu soprattutto la presentazione de La dolce vita al Centro San Fedele a Milano dove, con molta imprudenza, padre Arcangelo Favaro parlò di un film che aveva il "sigillo della porpora", cioé la "benedizione" del cardinale di Genova Siri. Da quell’istante avvenne il boicottaggio del lavoro felliniano, perché le parole di Favaro rappresentavano un affronto alle perplessità manifestate dall’allora cardinale di Milano, Giovanni Battista Montini. Padre Nazzareno Taddei su Letture difese il film. Ma a dargli il colpo finale di condanna pubblica fu il mio confratello Enrico Baragli, che su La Civiltà Cattolica stroncò senza possibilità di ripensamenti La Dolce Vita».Anni dopo toccò proprio a lei riabilitare la filmografia del maestro Fellini sulle medesime colonne…«Più che di riabilitazione si trattò di un atto di giustizia e di risarcimento verso Fellini. Civiltà Cattolica è in debito nei confronti di questo maestro del cinema per gli sgarbi, le cattiverie subite. Occorreva riconoscere la grandezza di un genio che, con il suo retroterra cattolico, ha in fondo raccontato – a volte in modo implicito e con originalità – il suo rapporto con la fede ma anche con i riti della Chiesa. Si pensi solo alla sfilata ecclesiastica nella pellicola Roma o al rapporto tra peccato e grazia che vive Peppino De Filippo nell’episodio "Le tentazioni del dottor Antonio" in Boccaccio 70. In alcune sequenze de L’Intervista, dove Mastroianni e la Ekberg rileggono La dolce vita 30 anni dopo, ho sempre riscontrato un aspetto di spiritualità nella carnalità. E non è un caso che Fellini si sia ritrovato in molte delle mie osservazioni. Ed è forse anche per questo che simbolicamente durante le lavorazioni di La voce della luna decidemmo di raccogliere la sua prima intervista alla Civiltà Cattolica nella sede della rivista a Villa Malta a Roma. Dove Federico e Giulietta Masina venivano a trovare padre Arpa, proveniente da Genova».Un’intervista che per lei significò l’occasione di comprendere meglio il rapporto di Fellini con Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini…«È proprio così. Per me fu il pretesto di sciogliere tanti nodi del rapporto tra Rossellini e Fellini, a cominciare da Roma città aperta, ma anche delle tante collaborazioni di Pasolini a film di Federico. Quell’incontro mi permise di capire meglio l’intreccio tra questi tre autori per la loro comune attenzione ai miserabili e al cammino di redenzione spirituale che si evince da opere come Francesco giullare di Dio o l’Amore di Rossellini (dove addirittura Federico recita la parte di san Giuseppe con Anna Magnani) o Accattone di Pasolini. Si tratta a mio giudizio di tappe di un comune percorso di ricerca dell’autentico attraverso l’umile: un riflesso di spiritualità in gente miserabile che cerca spiragli di luce nella sua vita. E il recente giudizio di Papa Francesco che La Strada è "il film più bello e più francescano" non ha fatto altro che confermare quanto già sapevo e intorno a cui ho costruito la mia ricerca di critico cinematografico. C’è però una differenza sostanziale in Fellini rispetto ai due illustri colleghi: Federico non ha mai varcato il limite che separa la religiosità implicita da quella esplicita. In parole povere non esiste un suo film interamente intessuto di tematiche religiose, anche se si può dire che ogni sua opera è animata dal soffio misterioso di un Dio nascosto».Ha qualche ricordo dei funerali e dei suoi ultimi incontri con Federico Fellini?«Il 31 ottobre 1993 nel momento esatto della morte del maestro, attorno alle 12, ebbi un mancamento e mi dovetti coricare su un letto. Mi tornano in mente i funerali in Santa Maria degli Angeli, le parole profetiche del cardinale Achille Silvestrini durante l’omelia, il volto drammatico della Masina mentre tiene in mano il rosario vicino al feretro di Federico. Da tutte quelle impressioni ricavai un articolo intitolato "L’ultimo film". Ricordo pure il suo congedo, dopo una lunga conversazione, al cancello di Villa Malta, le sue parole appena bisbigliate, citando Carl Gustav Jung:"Il sentimento religioso ci dice che l’uscita è verso l’alto". Parole che mi illuminarono sulla continua ricerca e attenzione al trascendente del mio amico Federico».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: