lunedì 6 luglio 2015
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La sorpresa è che non ci fosse ancora. Efeso, tra i siti archeologici meglio conservati del Mediterraneo, è stata inserita dall’Unesco nel Patrimonio dell’umanità. Una scelta che sembra una replica all’Is, intenta a depredare e distruggere gloriosi siti in terre irachena e siriana. Il caso più eclatante è quello di Palmira, tenuta in scacco.Soddisfatte le autorità turche, che ora possono ergersi a paladine dell’eredità culturale mondiale. Il ministro della Cultura, Omer Celik, dichiara: «Mentre un gruppo terrorista chiamato Daesh (Is, ndr) distrugge città, il fatto che la Turchia, come Paese musulmano, sia riuscita a fare inserire suoi siti nella lista di quelli riconosciuti patrimoni dell’umanità è un messaggio significativo contro questa barbarie». Visitata ogni anno da due milioni di turisti, Efeso fu porto commerciale e capitale della provincia romana in Asia dal 29 a.C. Splendide le vie colonnate e le terme, le case del pendio con affreschi e mosaici, la biblioteca di Celso. Mirabilmente intatta la struttura urbanistica. E il teatro, dove andò in scena quella "rivolta degli orefici" che costrinse san Paolo a lasciare la città di marmo bianco.
E ci sono i resti della Basilica del Concilio. Dopo l’ingresso dalla "città bassa" (o prima dell’uscita per chi entra dall’alto), imboccando un sentiero sulla destra si giunge in uno spiazzo in cui alcune pietre segnano il luogo dove nel 431 i padri conciliari proclamarono il dogma della Madre di Dio. Vi pregò Paolo VI il 26 luglio del 1962. Anche se i turisti non lo sanno. «Qui vengono solo pellegrini», ammettono le guide.
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