sabato 19 ottobre 2013
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Michel Schooyans non è stato solo un pioniere dello studio del pensiero neo-malthusiano nelle istituzioni internazionali. È anche colui che ha ispirato Giovanni Paolo II a scrivere l’Evangelium Vitae, come ha rivelato in una recente intervista il cardinale Elio Sgreccia. Sacerdote belga nato nel 1930, professore emerito all’Università di Lovanio, è membro della Pontificia Accademia per la vita. Le Edizioni Studio Domenicano hanno da poco pubblicato il suo Evoluzioni demografiche. Tra falsi miti e verità.Monsignor Schooyans, come nasce il suo impegno a difesa della vita?«Ricordo un episodio che fu decisivo. Era il 1972. Pranzavo con un amico e toccammo il tema dell’aborto. A un certo punto dissi: “Una società che si ritiene democratica, ma che legalizza l’aborto si pone su una china totalitaria”. L’amico fu sorpreso. “Non c’è democrazia dove il legislatore può decidere che alcuni esseri umani possono vivere e altri no. L’aborto non è semplicemente una questione di etica sessuale e familiare, è anche una questione di etica politica”. Fui invitato a scrivere queste riflessioni. Giovanni Paolo II ne venne a conoscenza e fece tradurre in più lingue il mio <+corsivo>L’aborto. Un approccio politico<+tondo>, del 1980. Redassi per lui dei testi di lavoro, che diedero origine a diverse conversazioni. Mi invitò quindi a mettere in evidenza il ruolo dell’aborto, della contraccezione e della sterilizzazione nei programmi di controllo della popolazione nel mondo».Nel suo libro lei critica il concetto di «capacità portante della Terra», spiegando che è l’uomo con la sua intelligenza a definire cosa sia una risorsa per lo sviluppo. Come possiamo essere certi che la scienza vada di pari passo le necessità di una popolazione?«Non deve essere l’avanzamento della scienza la prima preoccupazione, ma la diffusione delle conoscenze scientifiche che abbiamo oggi a disposizione. Prendiamo l’esempio dei Paesi Bassi. Tradizionalmente il mare è percepito dagli olandesi come un nemico. Può inghiottire infatti grandi porzioni di quel territorio, come è accaduto nel 1953. Tuttavia il Piano Delta, realizzato tra il 1958 e il 1997, ha mostrato la formidabile capacità dell’uomo di canalizzare e dominare le forze della natura. Un altro esempio sempre dai Paesi Bassi: la moltiplicazione delle case galleggianti, che mostrano la capacità dell’uomo di fare di un nemico, l’acqua appunto, un alleato. Grazie alle loro capacità tecniche gli olandesi possono ospitare comodamente una popolazione con una densità di 400 abitanti per chilometro quadrato. L’esempio di segno opposto è quello del Bangladesh. Per il delta del Gange non si è stati capaci di proporre altro che crudeli campagne di controllo della popolazione. I bengalesi e gli altri popoli poveri dovrebbero avere accesso alle medesime conoscenze delle società ricche». In India siamo a più di 1,2 miliardi di abitanti, il Bangladesh ha un densità di 1.000 abitanti per chilometro quadrato. In questi casi sembra difficile non parlare di «sovrappopolazione».«Il suo dubbio ha bisogno di un triplice chiarimento. Partiamo dal numero di figli per donna, quello che i demografi chiamano tasso di fecondità. Questo numero è in diminuzione ovunque nel mondo. Perché una popolazione si rinnovi ogni donna deve avere almeno 2,1 figli. Germania e Russia sono sulla via del collasso demografico. Italia e Spagna non stanno molto meglio. In secondo luogo va sottolineato che una popolazione può continuare ad aumentare mentre il tasso di fecondità diminuisce. È quello che i demografi chiamano slancio demografico. Le giovani donne possono avere una fecondità inferiore a quella delle loro madri, ma sono più numerose di loro e beneficiano di tassi di mortalità inferiori. Infine va tenuto presente che la principale causa della crescita della popolazione è l’aumento della speranza di vita alla nascita. Gli uomini di oggi vivono di più dei loro nonni e occupano la Terra più a lungo. Quanto all’India, è un caso esemplare. La rivoluzione verde in questo Paese deve molto alle scoperte agronomiche di Norman Borlaug. Grazie a politiche adeguate, i contributi di questo premio Nobel per la pace hanno permesso all’India di poter nutrire più di un miliardo di abitanti e di poter esportare cereali. Una cinquantina di anni fa l’India soffriva di carestie e faticava a nutrire circa 300 milioni di persone. Oggi le carestie sono causate dall’incompetenza, dalla corruzione e dalle guerre. Detto questo, per chi non ha accesso all’acqua potabile, ai servizi sanitari e all’istruzione di base, avere figli è la condizione per sopravvivere: sono la prima risorsa per far fronte alla malattia e alla vecchiaia. Quando migliorano le condizioni di vita diminuisce il tasso di fecondità».L’ecologia ha trovato grande spazio anche all’interno del mondo cattolico. Come distinguere tra un’ecologia “buona” e ciò che lei chiama “ecologismo”?«La questione dell’ambiente interpella i cristiani. Che sono invitati a rivisitare la teoria della creazione: la meraviglia di fronte al creato, la cooperazione dell’uomo all’opera creatrice di Dio, l’antropocentrismo, ovvero il posto unico dell’uomo immagine di Dio nella creazione. Oggi la centralità dell’uomo è contestata da diverse correnti di pensiero. Gli autori della Carta della Terra, per esempio, hanno l’ambizione di riscrivere la Bibbia, il Decalogo e di instaurare il culto della Terra-Madre, cioè di Gaia. C’è una “élite” che punta in particolare a cambiare il paradigma della medicina, per mettere al primo posto la salute della Terra, in seguito quella del corpo sociale e in ultimo quella dell’individuo. Individuo che, in questa visione, dovrà rispondere a criteri di selezione applicati in programmi di salute riproduttiva a forte connotazione eugenetica, oltre che in programmi di liberalizzazione dell’eutanasia».
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