venerdì 27 febbraio 2015
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C’è attesa per l’atto finale dei «Colloqui fiorentini»: la premiazione, domani, dei lavori critici, narrativi, artistici e persino musicali degli studenti che anche oggi hanno seguito con grande attenzione e ripetuti applausi gli interventi di Pietro Gibellini e Davide Rondoni sulla poesia di Umberto Saba. «Credo che l’aspetto affascinante e per certi versi inquietante della poesia di Saba sia – a giudizio di Rondoni – la tenacia, la forza con cui lui per tutta la vita cerca, attraverso la poesia stessa, di risalire da quelle che chiamava le nostre personali eresie, cioè le difficoltà, le fratture, le ferite, anche le menzogne: un risalire all’oscuro grembo della vita, la verità.
E credo che questa sia una lettura molto importante che va anche incontro a un sentimento della vita che i ragazzi hanno, una vita che si trova molte volte sospesa, a rischio, nel tentativo di comprendere cosa vuol dire la verità delle cose in un mondo che offre tante definizioni, tanti consigli e anche tanti imperativi. Invece pensare che la verità è qualcosa di generante la vita, un grembo oscuro che la genera, mi sembra un ottimo suggerimento». Presentare Saba ai ragazzi di oggi poteva essere una scommessa ardua. «Invece – commenta Gibellini al termine della seconda giornata – a me sembra una scommessa vinta». I ragazzi (circa 1.700 accompagnati da oltre 200 professori di 116 scuole italiane) hanno voluto incontrare il «grande e dolente poeta triestino». Hanno guardato le cose insieme a lui, si sono confrontati con lui perché «la poesia – come afferma Valerio Capasa del Comitato didattico dei “Colloqui” – non è una nobile parentesi in mezzo alle difficoltà della vita, ma un momento in cui scopri che la vita, “la vita di tutti”, è diversa da come ti era sembrata: è più bella».
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