lunedì 30 novembre 2015
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Tredici donne per 12 mesi. Rigorosamente vestite, anche se non proprio completamente. Volti, e non pelle. Senza filtri, senza sensualità, solo sostanza. È la nuova vita del Calendario Pirelli. Che non è più il poster che è stato, magari elegante ma sempre morboso, per i pochi che lo hanno sfogliato negli anni. Ora regala dodici storie di successo, di femminilità nuova, di traguardi raggiunti. E’ stato presentato oggi a Londra, ed è molto diverso da quello che per anni ha celebrato il nudo artistico. Perché il calendario fotografico più famoso della storia, cancella il nudo e si tiene l’artistico: segno dei tempi, progresso mentale, svolta verso il nuovo. Che significa coprire, per scoprire finalmente il senso della donna, la sua dignità, la sua femminilità vera. Anche “Playboy” del resto, la celebre rivista americana nata proprio per far vedere quello che non si vedeva, ha da tempo rinunciato al nudo. Troppo inflazionato, troppo commerciale, superato da internet che non nega nulla a nessuno. Rivoluzionario e di tendenza diventa il contrario: e il calendario Pirelli 2016, che le tendenze le ha sempre fotografate, non poteva fare diversamente. Chiamato semplicemente e aristocraticamente “The Cal” per la ristretta cerchia di chi lo riceverà in omaggio, visto che non è in vendita e mai lo è stato, mantiene il suo rituale unico nel rapporto tra promozione pubblicitaria e virtuosismo fotografico, ma rinuncia alla morbosità delle forme. Ancora donne, certo, ma donne vestite, che ci mettono la faccia e non altro, per rappresentare il successo, l’essenza delle capacità femminili. A tenere in mano lo zoom questa volta c’è la leggendaria Annie Leibovitz. E le modelle scelte non sono modelle. Ma femmine forti, belle ma anche no, giovani e rugose. L’avvenenza diventa classe se l’obbiettivo sa cercarla. Al di là dell’età. Dai 19 anni biondi della blogger Tavi Gevinson, agli 82 della vedova Beatles, Yoko Ono, ci sono 12 storie di vita più una, immortalate in immagini immobili di successo e di passione, di tenacia e di bellezza mai banale. "Questa volta ho iniziato a pensare ai ruoli che interpretano le donne, donne che hanno raggiunto qualcosa nella vita - ha spiegato Annie Leibonitz -. Volevo fare un tradizionale set di ritratti e ho pensato che le donne debbano apparire forti ma naturali, così ho deciso di fare semplicemente degli scatti in studio. Questo calendario è completamente diverso. È una partenza…". O forse, finalmente, un arrivo. E’ cambiato il passo insomma, e insieme la lingua. E non solo perchè il Calendario Pirelli 2016 è il primo dopo l’acquisizione da parte dei cinesi del colosso dei pneumatici italiano, ma soprattutto perchè dopo 52 anni senza veli e 43 edizioni patinate, è diventato chiaro a tutti che la seduzione può usare altre parole. Con stile e chiaroscuri, nel suo studio di New York, Annie Leibovitz ha spogliato solo il talento delle sue prescelte: ha messo in copertina Yao Chen, prima ambasciatrice cinese dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, ha infilato il cilindro in testa alla musa di John Lennon, e immortalato il volto “normale” e vissuto della potente produttrice cinematografica Kathleen Kennedy, socia di Steven Spielberg e presidente di Lucasfilm. Dai muscoli lucidi e neri della tennista Serena Williams, alla nobile sfinge di Agnes Gund, presidente emerita del MoMa, ritratta con la nipote di colore. E poi l’eterna Patti Smith, icona di una musica dura e lontana; l’artista iraniana Shirin Neshat, la scrittrice Fran Lebowitz: volti scolpiti, capelli d’argento. Successo e storia, appunto. La fotografa che già nel 2000 firmò il Calendario affidando il mese di giugno alle curve sensuali di Laetitia Casta, ha scelto sguardi diversi, più interiori. Meno Letizie, tutti più casti. Adulti, maturi, emblematici come l’unica top model ammessa, Natalia Vodianova, 33 anni di eterea delicatezza: lei simboleggia quello che “The Cal” era: la moda, l’esteriorità. Ma Natalia è lei pure l’immagine di una donna che ha scalato la vita, perchè nata poverissima in uno sperduto paese della Russia, ha iniziato a lavorare a 15 anni per mantenere la madre che vendeva verdura nei mercati e la sorellina autistica. E ora ha fondato un’organizzazione filantropica. Esempi di una nuova esteriorità, senza volgarità.
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