sabato 27 settembre 2014
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​Nel 1964, dopo il periodo frenetico del boom industriale, riecheggia all’interno delle case italiane il problema della crisi economica, richiamato dalle prime pagine dei quotidiani o nei servizi del telegiornale della sera. Terminata la fase culminante del «miracolo», appare lo spettro della congiuntura, col ristagno dei consumi e la fuga dei capitali all’estero. È il Ministro del tesoro Emilio Colombo a lanciare in maniera eclatante l’allarme: «Se proseguiamo così, si va verso il collasso dell’economia italiana», dichiara in un’intervista che suscita parecchi malumori nel suo stesso partito, la Democrazia Cristiana.I nostri compatrioti, in parte preoccupati dai venti di crisi, vengono invece rincuorati da notizie di ben altro tenore, che fanno sperare nel superamento più o meno imminente della congiuntura e nei progressi ancora da compiere per una società che, in tempi abbastanza recenti, ha conosciuto benessere e consumi di massa. Infatti, il 4 ottobre di quello stesso anno, l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro presenzia all’inaugurazione dell’A1, l’«Autostrada del sole»; e il presidente della Repubblica, Antonio Segni, interviene alla cerimonia percorrendo la nuova arteria a bordo della Lancia Flaminia presidenziale. Trascorsi appena 8 anni dalla posa della prima pietra, si conclude il tratto Chiusi-Orvieto, ultima tappa della Milano-Napoli: una celerità che fa oggi impallidire i tempi infiniti, i finanziamenti a pioggia e le difficoltà di ogni genere incontrate dall’A3, la Salerno-Reggio Calabria, da diversi decenni in fase di completamento.L’A1 si contraddistingue sia per l’impianto avveniristico sia per l’abilità di ingegneri, progettisti, responsabili e maestranze che, giorno e notte, si impegnano in uno sforzo comune nei cantieri, dislocati lungo la dorsale della Penisola, per risolvere i problemi sul campo e assicurare il rispetto delle consegne. Anche la stampa estera dà rilievo alla notizia, tributando un plauso alla cantieristica italiana e all’ampiezza di un’opera pubblica tesa, in prima istanza, a unire il Nord con il Centro Italia. Un’opera italiana sì, ma anche europea, che guarda tanto ai trasporti di merci quanto al flusso turistico dai valichi di frontiera delle Alpi. I numeri danno un’idea della portata dei lavori: 15 milioni complessivi di giornate per predisporre oltre 750 chilometri di asfalto, con un costo di circa 270 miliardi di lire; 853 ponti e viadotti; 2500 tombini; 572 cavalcavia; 35 gallerie su doppia carreggiata e 3 su corsia unica.
La storia dell’Autosole, fortemente voluta dai governi democristiani per il rilancio dell’economia nazionale, con i suoi cantieri che assorbono immediatamente manodopera e per la prospettiva di un incremento, lungo tutta la Penisola, dei trasporti su ruota, inizia il 19 maggio 1956 con la posa della prima pietra. Due anni dopo, l’8 dicembre 1958, Amintore Fanfani taglia il nastro del tratto Milano-Parma. Poi tocca nel ’60 al tratto appenninico Bologna-Firenze, tra Sasso Marconi e Barberino del Mugello; il 22 settembre 1962 si collega Roma a Napoli e, il 4 ottobre 1964, Chiusi a Orvieto, portando così a compimento il progetto affidato all’ingegnere Fedele Cova, amministratore delegato di Società Autostrade.Prima dell’A1, i camion impiegavano più o meno due giorni per raggiungere Napoli da Milano; con il treno, occorrevano 11 ore per scendere da Torino Porta Nuova a Roma Termini. Grazie all’Autosole, i tempi di percorrenza si riducono notevolmente, tenuto conto degli automezzi dell’epoca, della sostanziale mancanza di limiti di velocità e del comfort rappresentato da autogrill e aree di servizio. Nei primi anni, provenendo da Torino, occorreva attraversare Milano per riprendere l’autostrada per Piacenza; invece, con le circonvallazioni che costeggiano i centri cittadini, si risolve il problema del traffico interno, collegando direttamente i vari tratti. Un esempio è il Grande raccordo anulare che avvolge tuttora Roma, punto nevralgico un tempo per oltrepassare la Città eterna in direzione di Napoli.L’Autosole è il simbolo di una società profondamente cambiata dai tempi grami del dopoguerra, che esprime ancora potenzialità di crescita industriale e di sviluppo economico nonostante la crisi. Il turismo di massa prende piede, con gli spostamenti estivi degli operai della Fiat e delle fabbriche del Nord su quel nastro d’asfalto che conduce verso Sud. La carica delle Seicento, molte acquistate a rate dalle famiglie, intasa i caselli nei primi giorni di agosto, attendendo a fine mese il rientro.L’esodo stagionale, sottolineato dallo stornello «Tutti al mare», fa decollare soprattutto i lidi romagnoli e le altre località di riviera, meta di vacanzieri nostrani e dei turisti sopraggiunti dall’estero. L’Autostrada è anche protagonista di libri, canzoni e poesie, penetrando nell’immaginario collettivo degli Italiani. E pure oggi, con le continue manutenzioni, la costruzione delle terze corsie e di tratti paralleli, l’A1 rimane l’asse fondamentale del sistema viario del Bel Paese, sempre in viaggio verso il sole.
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