martedì 24 febbraio 2015
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Un genio incompreso, protagonista silenzioso e appartato della vita culturale italiana per oltre mezzo secolo. Di Giulio Questi, scrittore, sceneggiatore, regista per il cinema e la televisione, attore e partigiano bergamasco scomparso a Roma il 3 dicembre scorso a 90 anni, è appena uscita per i tipi della Rubettino e con il supporto editoriale del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, una autobiografia con documenti e testimonianze doviziosamente raccolti dai critici Domenico Monetti e Luca Pallanch. Titolo del volume, che rende merito a un personaggio finora troppo dimenticato dalla “cultura ufficiale” del nostro Paese, "Se non ricordo male". Si tratta del romanzo di formazione di un novantenne che narra le sue straordinarie avventure di combattente per la libertà sui monti della Valtellina a 18 anni, ma soprattutto dei suoi film, dei documentari girati nei posti più sperduti del mondo, degli spot pubblicitari d'autore che hanno fatto la storia della televisione italiana, degli amici, dei viaggi e degli incontri che gli hanno cambiato la vita. «Ho preparato carte d'identità false per gli ebrei, ho bocciato poesie del giovane Pasolini e i provini della Loren e della Koscina, ho fatto da guida a Le Corbusier, ho pranzato con Rossellini, Gassmann e Orson Welles e diviso i ricordi di guerra con Fenoglio - racconta Questi – ero il pupillo di Elio Vittorini ma sono diventato famoso nella Roma degli anni ’50 per aver fatto cadere in Lambretta Vasco Pratolini…». Il libro è pieno di ricordi e rappresenta un pezzo di storia del cinema, e della cultura italiana del XX secolo visti da “dietro le quinte”. Benché Giulio Questi ne sia stato, come dicevamo, un protagonista: lavorando di nascosto come aiuto di Antonioni, recitando per Fellini (La dolce vita) e per Germi (Signore & Signori), dirigendo film con Montaldo, Zurlini, Rosi e Petri. Tra i suoi “capolavori misconosciuti”, come li definiscono i prefattori del libro Pallanch e Monetti, il film western sui generis Se sei vivo spara, e gli immaginifici e surreali Arcana con Lucia Bosè e La morte ha fatto l'uovo con Gina Lollobrigida e Jean-Louis Trintignant. Ma Questi ha realizzato anche anche inserti pubblicitari per Carosello divenuti assai popolari negli anni '70: scenette divertenti, seriose, spesso brucianti che si ispiravano perlopiù al cinema di Bunuel, alla Nouvelle Vague e ai thriller americani. Il più famoso, riproposto per diverse stagioni televisive, è quello del "miraggio nel deserto“ che reclamizzava una birra, protagonisti Francesco Mulè e un giovanissimo Claudio Lippi. Ma si ricordano anche Oilà Susanna, legato a un sapone per bucato, La tarantella di Pulcinella commissionato da una marca di pasta e Stare insieme dove Alberto Lupo recitava una poesia d'amore per pubblicizzare un talco. Sempre per la Rai, come ricorda la ricca filmografia del libro, Questi ha diretto i film L'uomo della sabbia (Rete 2, 1981), per la miniserie Storie fantastiche dell'800, il docu-film A proposito di Lucio Battisti (1980, con Davide Grieco), cinque puntate della ficition Quando arriva il giudice e, soprattutto, la seconda serie dei telefilm gialli L'ispettore Sarti (1994), con Gianni Cavina. E non va dimenticato il Giulio Questi scrittore: la sua raccolta di racconti sulla Resistenza dal titolo Uomini e comandanti (edita da Einaudi), ha vinto il Premio Chiara 2014.
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