venerdì 15 gennaio 2016
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L’Orestea di Eschilo riscritta da Giovanni Testori, per raccontare di se stesso e di noi, risuonerà tra le pareti del salotto in cui visse il grande scrittore e autore lombardo. Uno dei suoi ultimi testi, quel sdisOrè (in milanese “si dice Oreste”) diretto dallo stesso Testori nel 1991 con Franco Branciaroli, da domani al 18 gennaio a Casa Testori (www.casatestori. it), a Novate Milanese, e dal 20 al 24 allo spazio Tertulliano di Milano. Con la regia di Gigi Dall’Aglio, interpretato e prodotto dall’attore Michele Maccagno con la sua Riff Raff Teatro, il testo sarà rappresentato nel salotto della casa dove visse il grande scrittore lombardo. Scritto per Franco Branciaroli e andato in scena nel 1991 con la regia dello stesso Testori, sdisOrè ripercorre la strada della riscrittura delle grandi tragedie, già sperimentata con Ambleto, Macbetto e Edipus negli anni Settanta e con Sfaust l’anno precedente. Ecco quindi l’Orestea di Eschilo viene reinventata, per affidare a un narratore monologante il tormento di Oreste (che diventa il milanese Ore’) e le voci e i corpi di Clitennestra, Egisto e Elettra. Oreste torna a casa per vendicare il padre Agamennone, ucciso da Clitennestra e dal suo amante, Egisto, che ora ne usurpa il trono. Accompagnato dall’amico Pilade, trova ad attenderlo alla tomba di Agamennone la sorella Elettra. Testori sposta il contesto dalla reggia degli Atridi alla provincia milanese, nel suo amato paesaggio natale. Gigi Dall’Aglio, che di Testori ha già messo in scena Cleopatras e MaterStrangoscias) sposta l’azione sulle rive dell’Adda per un’opera in cui tutti i personaggi sono interpretati da un narratore, «che è il corpo dell’attore – spiega il regista – che rivive materialmente attraverso di lui, i tormenti, le angosce, le debolezze di una umanità stolta e crudele, ma pur sempre unica e insostituibile. L’attore/narratore a partire da una struttura di rapporti già consegnatici dall’antichità con le sue brave contraddizioni, sviluppa, nella lucidità dell’analisi, nella partecipazone alle miserie dei personaggi, nella complementarietà dell’elemento musicale, in uno spazio allusivo tra Adda e Ade, un percorso alla disperata ricerca di una soluzione in grado di spostare l’attenzione della nostra esperienza “da un senso a un altro senso”». A dare vita materiale al narratore e a tutti i personaggi è, con grande abilità mimetica, Michele Maccagno, attore nato a Tortona e cresciuto  nell’alveo del Piccolo Teatro di Milano, con cui collabora sin dal 2006, interpretando ruoli di spicco in molte opere di Luca Ronconi, come Farenheit 451, Santa Giovanna dei Macelli, Odissea doppio ritorno. «Ho deciso di produrre, con i miei piccoli risparmi, per la prima volta un mio spettacolo a partire da Testori – racconta Maccagno –, perché è una scoperta sconvolgente che ho fatto da adulto, dato che ho iniziato tardi a fare l’attore, frequentando la scuola civica di teatro “Paolo Grassi”. Dopo avere visto una serata Testori al Franco Parenti di Milano con Branciaroli e Sandro Lombardi, per recuperare la mia “ignoranza” ho letto forsennatamente tutto di lui». A colpire Maccagno è soprattutto «quel linguaggio violento, volgare, che ferisce il pubblico ma nel senso buono, lasciandogli un graffio nell’anima. La parola incarnata che esprime la sua potenza generando ogni volta una lingua sempre nuova, una lingua “lombarda”, in cui si legano lingue come francese, spagnolo, inglese e latino liturgico) ». L’emozione di debuttare nel salotto di Casa Testori è grande. «Sarà uno spettacolo intimo e coinvolgente, per una ventina di persone – spiega –, nel suo salotto dove c’è il camino. Mi piace immaginare che i suoi pensieri Testori li abbia elaborati proprio lì». Maccagno passa da un carattere all’altro, cambiando, in un ironico ed energico gioco di trasformismo, voce e impostazione, ma anche con un chiaro segno fisico che aiuti lo spettatore a seguire il racconto: così Clitennestra avrà occhialoni vamp, Egisto una corona, Oreste una spada di cartone che usciranno dalla casacca piena di tasche del narratore tuttofare. Mentre accanto a lui, Emanuele Nidi interpreterà al pianoforte le sue composizioni originali. «Il centro dell’opera di Testori è, però, la misericordia, un tema in linea con questo Giubileo – aggiunge Maccagno – . Alla fine Oreste non se la sente di diventare l’emblema sociale e culturale di una società che considera la vendetta parte della giustizia civile. sdisOrè è l’estremo omaggio di Testori alla carità salvifica. È spiazzante, rispetto al mito greco, l’affidamento proprio ad Oreste, l’eroe della vendetta per eccellenza, un messaggio di misericordia. Oreste chiede perdono per quello che ha fatto, per “il gran macello” in nome di concetti del tutto nuovi» .L’ambizione sarebbe quella di portare sdisOrè in tournée in tutta Italia e di farne uno spettacolo «necessario, anche se sembra che per la società di oggi il teatro non lo sia più» aggiunge con una punta di amarezza. Anche perché Testori costa fatica. «Ci vogliono gli attori in grado di farlo. E alla lunga ti ripaga, per la profondità inenarrabile rispetto a quello che si produce oggi. Per me la penna di Testori e quella di Shakespeare sono pari, lui è davvero uno dei massimi scrittori del 900. Ci mette anni per inventarsi una lingua, e anni ci vogliono per imparare portarla in scena. Ma la soddisfazione è impagabile».Novate Milanese, Casa TestoriSDISORE'Fino al 18 gennaio

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