martedì 27 gennaio 2015
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La notizia è una bomba, ma i suoi contorni sono ancora incerti. Aspettiamo a gridare alla scoperta del secolo, con la riserva che potrebbe anche esserlo. Ma andiamo per ordine. Già da alcuni anni lo studioso francese Jacques Dalarun, uno dei più noti e reputati specialisti della vita e delle opere di Francesco d’Assisi - quando era ancora un giovane ricercatore attirò l’attenzione e quasi l’entusiasmo di un maestro raffinato e selettivo come Giovanni Miccoli - ipotizzava l’esistenza di alcuni testi cronistici, scomparsi o nascosti chissà dove, che avrebbero dovuto essere stati redatti all’incirca verso il quarto decennio del XIII secolo e costituire il materiale su cui il primo biografo del Santo, il minorita Tommaso da Celano (proprio lui, quello noto per la sequenza del Dies Irae) avrebbe costruito dietro indicazione del ministro generale Crescenzio da Iesi, dopo il 1244, una seconda redazione del suo testo agiografico che a suo tempo era stato composto nel 1228 in coincidenza con la canonizzazione di Francesco, e che è ormai noto come Vita prima. Quella narrazione portava il segno della volontà congiunta del potente protettore dell’Ordine, il cardinale Ugo d’Ostia (futuro Gregorio IX) e di colui che di Francesco era stato il braccio destro, frate Elia da Cortona, il quale negli anni a venire avrebbe comunque seguito una sua dolorosa e tortuosa strada, fino a seguire l’imperatore Federico II nella sua lotta contro il papato. Un’opera fondamentale, che pur aveva lasciato molto scontento e seminato molta perplessità. Da tempo cercavamo l’anello di congiunzione testuale tra le diverse redazioni della fatica agiografica di frate Tommaso. Ma ecco, in questa selva di testi e di varianti, il colpo di scena. Nell’ottobre scorso Jacques Dalarun, messo sull’avviso dal collega Sean Field della State University del Vermont, rintraccia un codice che sta per essere battuto all’asta e riesce a sottrarlo ai collezionisti o alle biblioteche concorrenti grazie all’aiuto di Isabelle Le Masne de Chermont, direttrice del Dipartimento manoscritti della Bibliotèque Nationale di Parigi, la quale se lo aggiudica al prezzo nemmeno astronomico di 60.000 euro. A questo punto si avvia l’elaborazione di una complessa ipotesi che, in estrema sintesi, approderebbe all’individuazione di tre differenti strati redazionali (tre "tappe", se vogliamo) della fatica biografica del celanense: la Vita prima, una redazione intermedia corrispondente al testo ritrovato nel codice acquistato dalla Bibliothèque Nationale, infine la seconda redazione di questa complessa "biografia dislocata", l’ultima parte della quale sarebbe il cosiddetto Tractatus de miraculis. Resta forse da precisare, tra le moltissime cose, il ruolo di questo scritto stratificato in relazione alle testimonianze degli altri compagni di Francesco, quei socii noti per essere entrati in rapporto dialettico (per non dir talora polemico) con la prima redazione della Vita celaniana utilizzando la celebre pericope testimoniale Nos, qui cum eo fuimus ("Noi, che siamo stati con lui"), ormai molti anni fa magistralmente indagata dal caro, compianto Raoul Manselli. Un terremoto nelle fonti francescane, che obbligherà a una loro rapida messa a punto e riedizione per quel che attiene tutto quel mondo che Bonaventura da Bagnoregio nel 1263 avrebbe voluto cancellare per sostituirlo con la sua finalmente "normalizzata" Legenda maior poi seguita da Giotto per gli affreschi della basilica superiore di San Francesco in Assisi? Il capofila internazionale degli studiosi della vita di Francesco, André Vauchez, si è prudentemente espresso al riguardo, ma ha usato tuttavia toni entusiasti che, pronunziati da lui, sono affidabili: questa che ormai tutti chiamiamo Leggenda Umbra dovrebbe situarsi, per quanto attiene la sua composizione, tra 1237 e 1239 e sarebbe davvero il crocevia nodale tra le differenti Vitae celaniane e le altre fonti, Legenda trium sociorum compresa. È presumibile che non cambi granché rispetto a quel che sappiamo della vita del Povero di Assisi: ma scardinerà l’ordine logico-cronologico-testuale di fonti che ormai eravamo abituati a considerare quasi canonizzate nella loro sequenza e nei loro rapporti reciproci. La storia non finisce mai.
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