sabato 16 gennaio 2016
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Cent’anni sulla strada, nei boschi, sotto le tende, attorno al falò. Cento anni per i giovani, assieme ai giovani. Cento anni di resistenza, cambiamento e, soprattutto, educazione. Cento anni fa, il 16 gennaio 1916, nasceva l’Asci, Associazione scautistica cattolica italiana – Esploratori d’Italia, per opera del conte Mario di Carpegna, guardia nobile del Papa, che dopo l’approvazione pontificia dell’associazione ne divenne il primo commissario generale. Comincia così il lungo cammino dello scautismo cattolico italiano, che passerà nella clandestinità il ventennio fascista (è la famosa «grande avventura» delle Aquile randagie), per ricostituirsi nel dopoguerra proprio nel nome dell’Asci, grazie al prezioso e convinto sostegno di monsignor Giovanni Battista Montini, allora sostituto della Segreteria Vaticana e il più stretto collaboratore di Pio XII. «Non si preoccupi, ci sto io dietro le sue spalle! ». Era il gennaio 1945 e così Montini tranquillizzava Osvaldo Monas, presidente del commissariato centrale dell’Asci, quanto alle positive intenzioni del Papa sull’appena rinato movimento scout, che riprendeva il cammino a quasi vent’anni dalla soppressione decretata dal regime fascista. Un cammino difficile, anche per le intenzioni dell’allora presidente dell’Azione cattolica, Luigi Gedda, di assorbire il movimento scautistico. Ma proprio grazie a Montini il cammino dell’Asci andò avanti ancora per trent’anni, fino a quando nel 1974 assieme all’Agi, Associazione guide italiane, diede vita all’Agesci, l’attuale maggiore associazione scautistica italiana. E proprio i presidenti del Comitato nazionale dell’Agesci, Marilina Laforgia e Matteo Spanò, commentano con gioia, ma anche come una sfida verso il futuro, l’importante 'compleanno': «Abbiamo fatto cento. Sono gli anni passati da quel 16 gennaio 1916. Ed altri cento, sappiamo, si apriranno davanti ai nostri passi, come pellegrini, in costante ricerca e cura della nostra fede.  Siamo testimoni di un’importante storia, che oggi più che mai ci parla della centralità del nostro 'essere Chiesa', comunità nell’educazione quotidiana dei giovani. Ed è bello che questa ricorrenza cada in un anno speciale, quello del Giubileo della Misericordia». I due presidenti ricordano la nascita dell’A-C sci, che «divenne in pochi anni diffusa e vitale, una realtà importante sia nel panorama dell’educazione non formale dell’Italia del tempo, sia fra le associazioni di matrice cattolica operanti all’inizio del XX secolo, tutte libere di esprimere le proprie caratteristiche peculiari». Poi l’entrata in collisione col fascismo «che non ammetteva esperienze educative non controllate». Con la conseguente scelta di 'resistere' delle Aquile randagie. «Ed anche questo vogliamo ricordare – insistono Laforgia e Spanò –: la traccia che stiamo lasciando sarà visibile a chi ci seguirà». Ricordare il passato guardando al futuro: «Attraverseremo insieme questo ponte davanti a noi – concludono i due responsabili dell’Agesci –, che ci porta nei prossimi cent’anni della nonerà stra storia. Scelta di fede ed appartenenza ecclesiale segneranno e segnano ancora oggi le azioni e i valori dell’essere scout e guide 'dell’Agesci e nell’Agesci', a cento anni dalla nascita dello scautismo cattolico italiano ». Parole che ancora una volta evocano quelle del fondatore dello scautismo Robert Baden Powell: «Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suoe la vostra ora, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. 'Siate preparati' così, a vivere felici e a morire felici». Motivazione che sicuramente ispiravano i fondatori dell’Asci, la cui storia in realtà ha dei predecessori ad essa legati. Il primo esperimento italiano di scautismo si realizzò, infatti, nella primavera 1910 a Bagni di Lucca per opera di un altro inglese, sir Francis Vane, baronetto di Hutton. Il 12 luglio, con l’aiuto di un maestro locale, Remo Molinari, sir Vane fondò ufficialmente un primo reparto scout col nome di «Ragazzi esploratori»; da esso presero origine i «Ragazzi esploratori italiani » (Rei), sezione italiana degli inglesi British Boy Scouts. Ma già nel 1905 a Genova un giovane maestro, Mario Mazza, considerato uno dei 'padri' dello scoutismo italiano, aveva fondato un gruppo di ragazzi denominato «Gioiosa» che, alla nascita dei Rei, chiese di aderire e poi per contrasti ideologici riguardanti l’aspetto confessionale nel 1911 lasciò l’associazione, fondando nel 1915 un piccolo movimento che ha la primogenitura dello scautismo cattolico italiano, il Reci ( Ragazzi esploratori cattolici italiani). Nonostante il nome, comunque, la piccola associazione non andò mai oltre i confini della Liguria e successivamente confluì nel-l’Asci, nella quale Mazza ebbe importanti ruoli quando nel marzo 1944 l’associazione venne ufficialmente ricostituita e anche nel dopoguerra. A conferma del successo del movimento, malgrado la lunga pausa imposta dal fascismo, nei primi tre anni di vita associativa i gruppi Asci triplicarono il loro numero, mentre parallelamente crescevano anche i gruppi delle guide dell’Agi. Un cammino che diventò sempre più comune, nel clima di grande rinnovamento del ’68. Ma, pur tra momenti di tensione e turbamento, l’Asci non perse la rotta delle sue origini, mantenendo fede alla propria tradizione e ai propri valori, avendo a cuore l’ascolto, il dibattito, la coerenza e l’accoglienza di ogni idea e posizione.   Anni difficili e anche di incomprensioni che in alcuni casi portarono all’allontanamen-to di alcuni gruppi. Ma la rotta segnata nel 1916 restava ben ferma e l’approdo, nello spirito del Concilio e con la precisa scelta pedagogica della coeducazione, fu la costituzione dell’Agesci. L’Asci resta tuttavia non solo nel cuore e nella memoria, ma nei valori portati sulle strade dai ragazzi e dalle ragazze col fazzolettone.
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