sabato 26 settembre 2015
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Quando si dice “progetto faraonico”. Anche oggi l’Egitto non poteva essere da meno. Con una popolazione in forte crescita, una capitale congestionata, auto e motorini sobbalzanti in code interminabili, edificazioni sparse per ogni dove da un’attività frenetica che sfugge a pianificazioni e controlli, le autorità locali hanno deciso di fare punto e daccapo. Sorgerà una nuova Cairo. Sarà “The Capital Cairo”, città amministrativa, concepita per offrire un nuovo senso di ordine urbano e un nuovo impulso al Paese. L’inizio dei lavori per la nuova capitale è stato annunciato dal primo ministro Ibrahim Mehleb nel corso della Conferenza per lo sviluppo economico svoltasi a Sharm el Sheikh di recente, a fronte di un pubblico composto da esponenti di diversi altri Paesi interessati a investire nell’impresa.  Beninteso, il Cairo già si è moltiplicata nel recente passato: a ovest dell’attuale capitale dalla fine degli anni Settanta sorge la Città del 6 Ottobre, un importante centro universitario, industriale e finanziario. A est del Cairo da oltre un decennio cresce New Cairo, frutto di pianificazione razionale, ben innervata da strade. La nuova capitale si annuncia diversa. Vi si trasferiranno i palazzi del potere: la sede del Presidente, il Parlamento, i ministeri, e almeno un milione di appartamenti. Non v’è un termine stabilito per la conclusione delle opere, ma le dimensioni sono abbastanza chiare: vi abiteranno oltre 5 milioni di persone su su una superficie di oltre 500 km quadrati: più o meno vasta quanto una decina di Manhattan. «L’architettura della nuova città – ha detto Ibrahim Mehleb – si ispirerà ad alcuni dei quartieri storici del Cairo, e per studiare come coordinare tradizione e innovazione abbiamo osservato quanto avvenuto in altre città quali Barcellona».  Sarà alla frontiera della tecnica architettonica e urbanistica. Il consorzio che presiederà l’opera è lo stesso che si è occupato di erigere Burj a Dubai, il grattacielo più alto del mondo. Anche lo studio di architettura coinvolto nei progetti preliminari è lo stesso: Skidmore Owings & Merrill (Som).Si parla di città giardino, grandi piazze verdi, ampi viali, smart city, aree ciclopedonali... In questo si distinguerà nettamente dall’altro grande centro amministrativo che fu costruito totalmente ex novo nel ’900: Brasilia. Questa infatti fu disegnata a misura di traffico automobilistico. Si era negli anni Cinquanta, quando l’era dell’automobile era in piena espansione. Oggi è al tramonto e nei rendering di «The Capital Cairo» si vedono solo persone che camminano in ampi spazi punteggiati da alberi, da sistemi ombreggianti e grattacieli. Sarà una città «amica delle famiglie»: lo proclamano le pubblicità da tempo disponibili online. E, secondo le tendenze attuali, i suoi quartieri sono previsti tutti distinti e individuati da uno stile particolare. Tutti dotati di luoghi di lavoro, di svago, di vita, di ogni genere di servizi: come fossero villaggi indipendenti. Al paragone coi prospetti propagandistici delle altre grandi imprese urbanistiche in varie parti del mondo, la peculiarità della nuova capitale egizia è che promette in ogni quartiere anche la presenza di centri religiosi: un’attenzione che fu cospicuamente assente nei progetti urbanistici, per dirne una, dell’Italia postbellica. E il fatto che si parli di “centri religiosi” non specificamente definiti, lascia intendere una prospettiva che vada al di là della fede dominante nella regione. Del resto le maquette delle ragazze che transitano nei rendering di progetto sono per lo più a capo scoperto, senza velo. «Siamo ancora nelle fasi preliminari del progetto – riferisce Philip Enquist, responsabile della pianificazione urbana di Som – la nuova città sarà costruita per una popolazione  di giovani, vi saranno molti centri per l’educazione e vi si offriranno molte prospettive di carattere economico e occupazionale ». L’idea è che le attività nella nuova capitale genereranno circa un milione e mezzo di posti di lavoro.  Il luogo prescelto sta tra la Cairo attuale e il canale di Suez, in fase di raddoppio: si prevede un notevole aumento dei flussi commerciali in transito dall’Oriente al Mediterraneo. Quando si aprì l’attuale Canale di Suez, Europa e Lontano Oriente stavano conoscendo una fase di grande avvicinamento: lo testimonia, tra l’altro, il fatto che l’Art Nouveau, tipica dell’epoca, manifesta anche evidenti influssi orientali. Oggi questo avvicinamento non fa che rafforzarsi e il mondo è pieno di oggetti, non solo di valore commerciale, provenienti da molti Paesi orientali.  La nuova capitale egiziana – proclamano i prospetti – costituirà «un’imponente impresa volta a edificare lo spirito nazionale, a promuovere il consenso, a offrire una crescita sostenibile e a risolvere i problemi dell’Egitto ». Vi si troveranno non solo luoghi per vivere e per lavorare, ma anche attrazioni turistiche da visitare. Gli annunci parlano il linguaggio della cultura attuale, tecnologica e politicamente corretta. Ovviamente c’è chi guarda con scetticismo all’annunciata prospettiva: riusciranno davvero a realizzarla? Per ora, al di là dell’intento propagandistico, vi si ravvisa un impegno: nuova capitale, vita nuova. «The Capital Cairo» è forse il maggiore tra i grandi progetti che sono stati annunciati all’inizio del nuovo millennio. Un luogo che trasuda ottimismo e una grande visione per il futuro. Qualcosa che anche nella vecchia Europa non starebbe poi così male...  I progetti faraonici dell’antichità restano come punto fermo nella storia della civiltà, chissà se anche questa città, che oggi di presenta come novità assoluta, tra qualche millennio non sarà visitata con attenzione simile a quella che oggi sollevano le non lontane piramidi di Giza.
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