lunedì 5 dicembre 2011
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Il giorno 11/11/11 è stato reso noto l’elenco (provvisorio) delle sette meraviglie naturali del mondo, risultato di una votazione su scala mondiale condotta, attraverso internet e i cellulari, dalla New7Wonders, una fondazione svizzera istituita nel 2001 dal produttore cinematografico Bernard Weber per esaltare e proteggere i grandi monumenti della natura e le opere umane più insigni. Già in precedenza, il 07/07/07, erano state proclamate a Lisbona le sette meraviglie architettoniche del mondo moderno, tra cui la Grande Muraglia cinese, la città di Petra in Giordania, la statua del Cristo Redentore a Rio e il Colosseo (alcune di queste "nuove meraviglie" in realtà sono piuttosto antiche). La cerimonia si era conclusa con l’annuncio di un nuovo progetto, l’individuazione appunto delle 7 meraviglie naturali del mondo (la persistenza del 7 in queste iniziative deriva dal significato specialissimo che il numero aveva nell’antichità classica e nella Bibbia). Anche nel mondo antico le meraviglie (architettoniche) erano sette: la Piramide di Cheope, il tempio di Artemide a Efeso, il faro di Alessandria, il Mausoleo di Alicarnasso, la statua di Zeus a Olimpia, il colosso di Rodi e i giardini pensili di Babilonia. Di queste opere sopravvive solo la Grande Piramide, compatta come una montagna, mentre le altre sono state distrutte da terremoti, incendi o dall’opera tenace del tempo.Mentre le meraviglie antiche erano state scelte da singoli personaggi, tra cui Erodoto e Filone di Bisanzio, che molto avevano viaggiato e visto e confrontato, oggi il risultato scaturisce da un procedimento, il voto popolare, in apparenza più democratico e oggettivo, ma in realtà soggetto alla tirannia del numero dei votanti e agli orgogli nazionalistici se non addirittura campanilistici. Tanto più che ciascuno può votare per più candidati, il che rende gli esiti ancora meno attendibili.Forse più interessante, e comunque originale, è stata l’idea di individuare, ancora attraverso una votazione su scala mondiale, le sette meraviglie della natura, proclamate in un’altra data significativa, l’11/11/11 (l’11 è anch’esso come il 7 un numero primo, ma non ha nessuna tradizione simbolica: non è associato ai vizi capitali, alle virtù teologali e cardinali, ai giorni della creazione, alle vacche grasse e alle vacche magre, ai sette piani e ai sette messaggeri di Buzzati e così via; l’11 mi ricorda solo il racconto di Kafka Undici figli. Comunque sia, l’elenco, discutibile e contestato da molti, è il seguente: l’Amazzonia, la baia di Ha Long in Vietnam, le cascate dell’Iguazù tra Argentina e Brasile, l’isola di Jeju in Corea del Sud, il parco nazionale di Komodo in Indonesia, il fiume sotterraneo Puerto Princesa nelle Filippine e la Table Mountain in Sudafrica. Quattro siti su sette si trovano in Asia, il che è probabilmente dovuto, com’è stato osservato, alla schiacciante maggioranza di votanti asiatici, mentre nessuna delle località vincitrici si trova in America settentrionale (neppure lo splendido Grand Canyon del Colorado) o in Europa (benché il Vesuvio e il Cervino fossero tra i candidati).Al di là degli aspetti mediatici e spettacolari, il passaggio dalle opere umane ai gioielli della natura sottolinea quel misto di ammirazione e soggezione che da sempre l’uomo prova di fronte ai monumenti naturali, in cui avverte qualcosa che lo trascende. Goethe dichiarava: «La natura è più geniale del mio genio», ammettendo con ciò che per quanto l’uomo eserciti la sua inventiva, la paziente opera della natura, secondata dalla risorsa pressoché inesauribile del tempo, produce capolavori insuperabili: la pazienza delle lacrimazioni calcaree che nelle buie grotte crea lo sfarzo delle stalattiti e stalagmiti, la vampa ignea che nel seno incandescente dei vulcani foggia pietre preziose a migliaia, o l’assiduità con cui il mare corteggia le falesie per scavarvi baie e caverne e promontori, il vento che cesella pinnacoli o modella mobili dune nei vasti deserti, la vita che prospera rigogliosa nelle foreste... Da una parte dunque l’arte e la tecnica dell’uomo, dall’altra la creatività e l’estro della natura. Le meraviglie naturali, benché non eterne, sono certo più durature delle nostre e soccombono solo ai grandi sommovimenti tellurici, alle inondazioni devastanti o alla lenta consunzione delle ere geologiche. All’epoca di Filone, solo i viaggiatori potevano ammirare il Faro di Alessandria o il Mausoleo di Alicarnasso, colmando poi di stupore i compaesani con i loro racconti: così quei monumenti diventavano leggende tramandate di padre in figlio. Oggi le tecniche di diffusione delle foto portano rapidissimamente sui nostri schermi tutte le immagini: le meraviglie si consumano subito e siamo spinti a un’affannata ricerca di novità straordinarie. Infatti New7Wonders sta invitando tutti a segnalare altri monumenti naturali candidati a diventare le prossime meraviglie, da votare su scala ecumenica in una gara che assume sempre più i caratteri del consumismo che consuma. Più in fretta, per favore, più in fretta.
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