sabato 20 settembre 2014
Intervista al coordinatore artistico di "Lecce 2019" nato in Israele, che si è formato a Broadway e ha lavorato fra Germania e Austria
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“Che cosa ci faccio qui? Mi piacciono i progetti impossibili”. Così risponde Airan Berg, uomo di teatro nato in Israele, che si è formato a Broadway e ha lavorato fra Germania e Austria, a chi gli chiede perché abbia scelto di essere coordinatore artistico del progetto di candidatura di Lecce per la Capitale europea della cultura.

Che cosa l’ha convinta ad accettare questa sfida su proposta del sindaco di Lecce? “Due ragioni: in primo luogo, la volontà politica di diventare la Capitale della cultura; e poi l'impegno dei cittadini che sono il volano culturale del territorio”.

Lei è un artista del teatro. Lecce e il Salento sono simili ad un teatro? “Sono un uomo di teatro e considero la città e il territorio come un palcoscenico che dobbiamo animare”.

Lecce è la città del Barocco. Il Salento è la terra fra i due mari, della natura incontaminata, degli ulivi. Ed è anche la terra di lentezza. Quali sfide deve affrontare? “Questa zona è ricca di bellezze architettoniche e naturali. Come tutto il Sud Italia vive una crisi secolare. Lecce e Brindisi con le loro province hanno deciso di rompere questo ciclo e avviare un percorso di cambiamento che vede i suoi abitanti come protagonisti attivi. La cultura è il motore di questo cambiamento che coinvolge anche l’ambito politico, sociale ed economico. La sfida è di rompere il clima di sfiducia e giungere a narrazioni positive per costruire nuove relazioni tra attori sociali, persone e pubblica amministrazione”.

Lo slogan del progetto è “Reinventare Eutopia”. Che cosa significa "utopia"? Cosa può dire il Mezzogiorno italiano a tutto il continente? “Reinventare Eutopia contiene una dimensione importante del Sud Italia: la sua resistenza alle crisi e difficoltà, la sua capacità di innovare e reinventarsi per adattarsi sempre alle nuove condizioni di vita. Crediamo che ‘Lecce 2019’ sia un'opportunità per la comunità locale per lasciarsi alle spalle la paura del cambiamento, per superare le abitudini, per collaborare con occhi nuovi e per costruire una società a dimensione di cittadini. L’utopia, come sappiamo, è di per sé irraggiungibile. Allora ci porterà a lavorare di più e a vedere il progetto come un processo. Reinventare Eutopia si propone di essere un modello di cambiamento che utilizza la cultura come motore di sviluppo e di innovazione, che stabilisce nuovi valori per vivere insieme, che crea un clima di fiducia e di rispetto e che produce reti di collaborazione diffusa. Un modello anche per altre comunità e per l'Europa”.

Il Salento è stato un luogo di incontro e di scambio tra culture. Che cosa significa oggi? “Il Salento è da sempre crocevia di culture e tradizioni. Hanno lasciato il segno su questo territorio dai Messapi ai Greci ai Romani e più tardi gli Ottomani, Bizantini e recentemente i popoli dell'Africa e della costa adriatica. ‘Lecce 2019’ è l'occasione per esplorare il potenziale di questa diversità e per costruire forti relazioni tra le comunità che compongono questo melting pot culturale, simbolo della diversità culturale europea”.

Qual è la forza del progetto di ‘Lecce 2019’? “La sua forza è il grande impegno e la partecipazione dei cittadini, ma anche di associazioni, operatori sociali e imprenditori culturali che puntano e sperano di realizzare questo cambiamento. La popolazione sta lavorando insieme, con creatività e fantasia”.

Nel progetto ci sono varie "Utopie": quali le caratteristiche? “Reinventare Eutopia è il modello che si basa su otto utopie che riflette l'aspetto olistico e interdisciplinare di questo progetto. Essi sono strumenti attraverso i quali consentire la partecipazione dei cittadini. DEMOCRAtopia è un modello di partecipazione democratica per modificare l'amministrazione pubblica e la governance; POLIStopia guarda al benessere sociale, all'inclusione e all'accessibilità; Edutopia è un modello per la rivoluzione della conoscenza attraverso il sistema educativo; TALENtopia punta sullo sviluppo del potenziale umano e della gioventù; PROFItopia è un modello per i nuovi modi di fare business, per lo sviluppo del lavoro e del cooperazione; Ecotopia è un modello per l'auto-sostenibilità, l'ambiente e l'umanizzazione della medicina; ESPERIENtopia ha al centro nuove forme di viaggio, turismo e interazione; Artopia è un riferimento per la creazione artistica e il ruolo degli artisti nell’innovazione sociale. Tutti questi strumenti mirano a promuovere l'accesso e la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini e per promuovere il dialogo tra la società civile e la pubblica amministrazione. Strumenti come Luac, ossia i Laboratori urbani creativi, le aree di curiosità, la piattaforma ideeperlecce.it, ma anche i progetti di Smart City svolte dal Comune di Lecce stanno mettendo in atto una trasformazione del governo. Stiamo lavorando a livello locale, ma allo stesso tempo ci siamo impegnati a costruire relazioni con associazioni e realtà culturali dell’Europa e in particolare con la costa adriatica che condivide con noi storiche questioni culturali. Lo scambio, quindi, è un fattore di arricchimento per garantire che gli artisti che possano far parte del processo di cambiamento che inizia da risorse locali per dare nuova vita alle tradizioni di questo territorio”.

Un concetto centrale del progetto è la periferia. Cosa significa? “Questo territorio è stato chiamato dai greci "terra tra due mari". Molti dei progetti inclusi nel dossier guardano al rafforzamento di questa connessione attraverso la rivalutazione delle periferie e la riqualificazione degli spazi urbani ormai abbandonati per mezzo di un ‘Villaggio culturale’ con spazi per residenze artistiche, la costruzione di ‘Masserie urbane’ nei sobborghi al fine di creare nuove forme di economia e la ridefinizione del rapporto tra Lecce e la costa attraverso il Parco delle Marine”.

Quali elementi comuni e quali differenze tra “Lecce 2019” e “Linz 2009” di cui lei è stato direttore artistico? “Sono due realtà incomparabili, anche per quanto riguarda l’elemento temporale”.

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