lunedì 29 giugno 2015
La Madonna del Parto trova "casa" nella cappella di un monastero
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C'è bisogno della «carità di chi crede e di chi ha a cuore le nostre radici cristiane» ma anche del «sostegno di qualche illuminato mecenate» perché l’affresco della Madonna del Parto di Piero della Francesca «possa essere restituito alla venerazione dei fedeli e finalmente collocato in un luogo di culto». È un appello a prendersi sulle spalle il futuro della “Vergine dell’attesa” quello che lancia il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, l’arcivescovo Riccardo Fontana. Il presente del celebre dipinto è quello che lo vede confinato in un’ex scuola elementare all’ingresso di Monterchi, il borgo di 1.800 abitanti in provincia di Arezzo che lega il suo nome al capolavoro. Aule d’impronta fascista trasformate in un museo che per più di vent’anni hanno contrapposto la diocesi, l’amministrazione comunale e il Ministero per i beni culturali, che hanno mobilitato studiosi, storici dell’arte, comitati di cittadini e che hanno fatto storcere il naso alle migliaia di visitatori per una sistemazione ritenuta inopportuna e troppo misera per un’opera di questa levatura.

Il domani dell’immagine mariana sarà segnato dal suo ritorno in una chiesa, simile a quella del cimitero per la quale Piero della Francesca l’aveva creata in solo «sette giorni di lavoro» e dove per secoli era stata invocata come “protettrice” dalle donne in attesa di un figlio. La nuova “casa” della Vergine sarà la cappella del monastero di San Benedetto, di fronte all’attuale scuola-museo, che diventerà l’“Oratorio della Madonna del Parto a favore delle gestanti e della comunità di Monterchi”. «Non appena partiranno i lavori di risistemazione della struttura – spiega l’arcivescovo Fontana – sono sicuro che in un anno l’affresco potrà essere trasferito. E tutto ciò porrà fine a dispute che vanno avanti da troppo tempo».

Per capire la “querelle Madonna del Partoserve tornare al 1992 quando l’affresco viene staccato per il restauro dalla piccola chiesa di Santa Maria a Momentana che si trova nel cimitero perso fra la campagna ai piedi della collina su cui sorge Monterchi. Dopo il “restyling” promosso per il quinto centenario della morte di Piero della Francesca, l’opera è posizionata fra le anonime stanze dell’ex plesso di via Reglia in cui ancora si trova. Un assetto che doveva essere provvisorio e che invece diventa definitivo, portandosi dietro anche una causa civile. Di fronte ai giudici del tribunale di Firenze, la diocesi rivendica la proprietà del capolavoro e ne chiede la restituzione alla pubblica venerazione, mentre il Comune si oppone al ritorno dell’immagine nella chiesa di Momentana prima di tutto per le ricadute turistiche che ha: oggi si paga il biglietto per vederla; inoltre è una ricchezza averla nel cuore del paese.

Nel 2009 la svolta. Un accordo fra la Chiesa locale e l’amministrazione civica chiude diciassette anni di controversie (e anche il procedimento giudiziario). L’intesa viene incontro alle esigenze del municipio che vuole lasciare l’affresco nel centro del borgo, ma anche alle istanze della comunità ecclesiale che chiede di riconoscere il carattere sacro dell’opera – secondo le intenzioni di Piero della Francesca – e di garantire l’accesso dei fedeli davanti all’immagine. «Nel nuovo Oratorio l’opera potrà rispondere sia alla richiesta del turista di una visione estetica della pura bellezza, sia al desiderio del credente di contemplare il mistero della vita attraverso l’arte o di offrire una preghiera silenziosa a Maria», aveva spiegato firmando il documento l’allora vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Gualtiero Bassetti, oggi cardinale e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.

Soluzione trovata? Macché. Nel frattempo il Ministero per i beni culturali incarica la Soprintendenza di Arezzo di elaborare un progetto per ripristinare la Madonna del Parto nella sua sede originale: la cappella del cimitero. Un ordine che, di fatto, blocca l’accordo fra diocesi e Comune. Allora l’amministrazione locale ricorre di nuovo alla magistratura: stavolta quella amministrativa. E nelle scorse settimane il Tar della Toscana annulla il provvedimento del ministero perché, tra l’altro, il camposanto dove dovrebbe tornare l’affresco è sottoposto a una serie di vincoli che non permetterebbero di modificare luoghi e ambienti per mettere in sicurezza il capolavoro.

La sentenza è come una nuova sterzata. «Qualche giorno fa – riferisce l’arcivescovo Fontana – mi sono incontrato con la soprintendente Anna Di Bene e con il sindaco di Monterchi, Alfredo Romanelli, per definire il percorso da seguire. È stato convenuto che siano accelerati al massimo i tempi per arrivare allo spostamento dell’affresco nella chiesa del monastero benedettino, secondo l’accordo del 2009. Il complesso è stato donato alla diocesi dalla congregazione delle religiose che l’hanno abitato. E, quando l’opera troverà posto nel nuovo Oratorio, la diocesi passerà al Comune la proprietà della chiesa».

Resterà, invece, alla Curia vescovile gran parte del monastero. «Qui sorgerà una casa di ritiri diocesani – annuncia Fontana –. L’obiettivo è che l’intera struttura legata alla Madonna del Parto, compresa la cappella, abbia un chiaro richiamo spirituale e sia quindi un luogo di preghiera, di meditazione, di catechesi nel segno del bello». Nel documento del 2009 vengono assicurate le celebrazioni eucaristiche nella chiesetta dell’affresco in almeno tre date: il 25 marzo (Annunciazione), l’8 dicembre (solennità dell’Immacolata concezione) e l’ultima domenica di Avvento. Altre celebrazioni potranno essere concordate fra diocesi e Comune. «Adesso serve il contributo di tutti per restaurare il monastero dove andrà il dipinto – conclude l’arcivescovo –. Soltanto così l’icona mariana cara alle nostre comunità, ma anche al mondo intero potrà avere l’onore che si merita in una terra segnata dal genio di Piero». Che a questo angolo di Toscana ha donato anche le Storie della Vera Croce (ad Arezzo) o la magnifica Risurrezione (a Sansepolcro).

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