venerdì 3 aprile 2015
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Una proposta di legge, con corsia preferenziale di approvazione, e un appello alle più alte istituzioni per far sì che in occasione del centenario della Grande Guerra si approfondiscano le centinaia di casi di processi sommari e fucilazioni, arrivando alla riabilitazione di tanti militari italiani morti per 'mano amica'. L’appello - firmato da storici, intellettuali e responsabili di associazioni combattentistiche (qualche nome: Alberto Monticone, Luciano Canfora, Giulio Giorello, Paolo Rumiz, Lidia Menapace) - è indirizzato al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e ai ministri dei Beni Culturali, della Difesa e della Giustizia.  Si ricorda la linea delle punizioni esemplari imposta dal generale Cadorna a ridosso di Caporetto. Uccisioni sommarie «senza dimenticare decimazioni, mitragliamenti e bombardamenti sulle truppe sbandate o in difficoltà durante la Grande Guerra ai danni di militari italiani, per lo più soldati semplici».  Un lavoro di ripristino della verità storica iniziato con un volume di Enzo Forcella e del già citato Alberto Monticone del 1968 (Plotone di esecuzione), e proseguito da altri studi fra cui quello di Irene Pluviano e Marco Guerrini del 2004 (Le fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale) e più di recente anche da inchieste giornalistiche come quella portata avanti dal nostro giornale nei mesi scorsi. Va ricordato che la Francia, pur avendo circa il doppio di uomini impegnati al fronte, portò davanti al plotone d’esecuzione meno di 700 soldati, la Gran Bretagna 306, la Germania. L’Italia invece conta 750 fucilati dopo 'regolare' processo cui vanno aggiunte 300 fucilazioni sommarie documentate. Si legge nell’appello: «Andando però per archivi, viene da pensare che questi casi siano stati molti di più». In Francia un’iniziativa analoga ha portato a erigere un monumento ai fucilati all’Hôtel National des Invalides come atto di riconciliazione nazionale.  In Italia la questione è all’attenzione del Comitato interministeriale per il Centenario della Prima Guerra mondiale, che coordina gli eventi in programma, presso la presidenza del Consiglio, al quale si è aggiunto un comitato tecnico-scientifico di studio e ricerca sull’operato della giustizia militare durante la Grande guerra.  «La disciplina che regolava l’Esercito italiano è passata alla storia come una delle più repressive tra quelle applicate dagli Stati coinvolti nella prima Guerra mondiale», ha ricordato Gian Piero Scanu, deputato del Pd, componente della Commissione Difesa e primo firmatario (con Francesco Saverio Garofani e Giorgio Zanin) della proposta di legge presentata ieri alla sala stampa della Camera, alla presenza di monsignor Angelo Frigerio, vicario generale dell’Ordinariato militare. Essa prevede l’attivazione d’ufficio della procedura per la riabilitazione dei militari condannati a morte nel corso della Prima Guerra mondiale escludendo i responsabili di reati che sarebbero stati tali anche in tempo di pace, quali omicidio, saccheggio e violenza sessuale. Le richieste di riabilitazione andranno indirizzate al Procuratore generale militare presso la Corte militare d’appello, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge.
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