domenica 19 ottobre 2014
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Un cronista e un ammiraglio testimoni di imprese eroiche, spesso tragiche e drammatiche, vissute dagli equipaggi della Regia Marina durante quell’assurdo secondo conflitto mondiale in cui era piombata l’Italia dopo il 10 giugno 1940. Da un lato Dino Buzzati, embedded sulle unità della Marina, raccontò dal 1941 al ’43 una guerra sul mare fatta di vite, di morti, di volti di marinai lontani dalle famiglie, ma anche di lunghe chiacchierate nel quadrato ufficiali, di estenuanti navigazioni notturne nel Mar Mediterraneo, dell’ansia e della trepidazione da poppa a prua che si avvertiva prima di ogni scontro navale. Dall’altro l’ammiraglio Alberto Da Zara, che scrisse pagine di storia come la battaglia di Pantelleria del 15 giugno 1942, quando la superiorità navale italiana indusse i pianificatori angloamericani a rinunciare a qualsiasi idea di sbarco in Tunisia, nell’ambito della già concordata invasione dell’Africa Settentrionale.  Buzzati e Da Zara non si conobbero personalmente, ma il giornalista restò colpito dalla personalità dell’ufficiale che aveva fatto presa tra i membri degli equipaggi frequentati. Una stima che emerge dalle pagine conclusive del libro Pelle d’Ammiraglio, nella nuova edizione curata e commentata da Enrico Cernuschi e Andrea Tirondola, pubblicata dall’Ufficio storico della Marina Militare (Usmm). Un volume nato da un’idea espressa dal capo di stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, «che di fatto ha consentito alle generazioni future di marinai, ma anche a quanti prestano servizio oggi nell’arma navale, la possibilità di disporre – come sottolinea nella presentazione il capitano di vascello Giosuè Allegrini, capo dell’Ufficio storico – di un lavoro editoriale unico nel suo genere per memoria storica espressa, oltre che fonte di riflessioni di profondo valore umano e di assoluta modernità».Nave Aviere, una delle navi in cui fu imbarcato Dino Buzzati, Ufficio storico della Marina Militare

Pelle d’Ammiraglio, come scrive lo stesso Da Zara «rappresenta il proprio testamento, fornisce dettagli, situazioni, avvenimenti, avventure anche di carattere privato che, come ebbe modo di scrivere Dino Buzzati, rappresentano l’autoritratto di un classico ufficiale di Marina, così come almeno una volta lo sognavano i ragazzi – spiega il capitano di fregata Leonardo Merlini, capo sezione editoria dell’Ufficio storico della Marina Militare –. Buzzati e Da Zara non si conobbero mai, ma l’ammirazione del giornalista per l’ammiraglio restò viva anche dopo la guerra. A 65 anni dalla prima pubblicazione – aggiunge il comandante Merlini – la nuova edizione di Cernuschi e Tirondola è stata arricchita da presentazione, postfazione, tre appendici, un indice dei nomi e una nuova iconografia, in parte inedita, che aiutano a capire la personalità dell’ammiraglio elogiato da Buzzati e definito un 'brillante' ufficiale nel senso migliore del termine, che delle tradizioni marinare fece la propria fede conservando un’ambiziosa e spregiudicata personalità. Un uomo che ammirava i marinai inglesi ma senza complessi d’inferiorità, come dimostrò in battaglia». 

Nave Trento (Ufficio storico della Marina Militare)

Nel 1951, infatti, a pochi giorni dalla morte di Da Zara, Buzzati dalle colonne del Corriere della Sera nell’articolo «Il testamento di un ammiraglio» salutò a suo modo il comandante della 7ª Divisione navale. Non fu un «coccodrillo » tirato fuori per l’occasione e neppure un debito pregresso nei confronti di quella Regia Marina che di fatto gli aveva permesso di oltrepassare la scaletta delle sue navi. Il giornalista bellunese che per il Corsera e il Corriere dell’Informazione aveva realizzato numerose corrispondenze da bordo di incrociatori come il «Bolzano», il «Fiume», il «Gorizia», il «Trieste» e dal cacciatorpediniere «Aviere» (le sue corrispondenze sono state raccolte nel 1992 nel libro Il Buttafuoco. Cronache di guerra sul mare, edito da Mondadori), aveva intuito che la figura di Da Zara andava oltre la guerra, al di là della propaganda del tempo. La copertina del libro edito dall'Ufficio storico della Marina

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