venerdì 22 marzo 2013
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È il paradosso di ogni viaggio: bisogna andare lontano per capire quel che ci sta vicino, chi siamo qui e ora. Cinquant’anni sono un tempo breve ma il mezzo secolo di vita che si va a festeggiare della Fiera del libro per ragazzi di Bologna – crocevia di scambi e affari tra editori, autori, illustratori, traduttori, agenti letterari; luogo di incontro di bibliotecari e librai; vetrina di una produzione ancora sterminata e molteplici tendenze – è un’occasione di riflessione da non perdere. Niente di meglio per guardare, nella prospettiva dell’oggi, all’evoluzione dei gusti, ai cambiamenti dei linguaggi, alle intuizioni, alla passione e al coraggio dei tanti che in cinquant’anni hanno saputo trasformare una narrativa provinciale, pedagogica e moralistica, intrisa di buoni sentimenti, in una letteratura moderna di ampio respiro, alta, capace di sperimentare territori diversi e di attrarre giovani lettori. Una storia ricca di fermenti, che ha reinventato contenuti, linguaggi, stili e grafica, intrecciando e interpretando i grandi cambiamenti della società italiana. Era il 4 aprile 1964 quando a Bologna, a Palazzo Re Enzo, si inaugurava la prima edizione della Fiera, (44 espositori da 11 paesi, oggi sono 1200 e arrivano da 70 nazioni) in un clima di promesse e di novità che avrebbero presto spinto l’editoria ragazzi verso anni di crescita esponenziale. Li passa in rassegna Anselmo Roveda, fine e appassionato analista dell’evoluzione del settore, oltre che scrittore: «Gli anni ’60 sono stati quelli dei pionieri solitari. Come non ricordare Rosellina Archinto con la sua Emme edizioni che guardava all’Europa e al mondo, o Donatella Ziliotto che ha fatto conoscere Pippi Calzelunghe e altri autori nordici ai bambini italiani. Gli anni ’70 hanno visto in campo gli innovatori, gli iniziatori determinati e di lungo passo che hanno dato vita a case editrici come la EL, Fatatrac, La Coccinella, le Nuove Edizioni Romane. L’espansione è arrivata con gli anni ’80, con l’affermazione dei grandi gruppi editoriali mentre gli anni ’90 hanno portato il consolidamento del settore con la nascita delle collane, dei cataloghi consistenti, dei tascabili e dei best seller, degli illustrati e soprattutto delle nuove imprese editoriali piccole e medie, dinamiche e innovative che hanno traghettato la crescita costante del settore fino al 2000. I dati ci ricordano che in dieci anni, dal 1990, le novità annuali sono raddoppiate, da poco più di mille alle oltre duemila del 2001». Sono proprio i tascabili e le collane ad aver segnato un punto di svolta anche per i bambini. «Hanno cambiato il rapporto del libro con il lettore», spiega Nicola Galli Laforest, esperto di letteratura per ragazzi e una delle colonne dell’associazione culturale Hamelin. «I bambini sono entrati in libreria, hanno potuto scegliere da soli tra tanti libri, fidandosi e affidandosi a storie collegate da un progetto che teneva conto dei loro gusti oltre che delle diverse età». Alla fine degli anni 80 il grande scatto: arrivano gl’Istrici Salani che aprono le porte ad autori di grandissimo livello internazionale come Roald Dahl, i numerosi Junior Mondadori e ancora gli ex Libris E.Elle, I Delfini Bompiani, le Gru Giunti, il Battello a Vapore Piemme… Sono gli anni d’oro che guardano all’infanzia con grande rispetto, offrendo romanzi, avventure, fiabe moderne, storie di vita che fanno successo e insieme cassa. «E che aprono il mercato verso altre nuove e ardite sperimentazioni dai risvolti più commerciali: le serie, le saghe fantasy, i libri evento, i best seller progettati ed emulati, i crossover che finiscono per far altalenare o sparire le gloriose collane, riportare in auge il libro importante, grosso e rilegato e far perdere la bussola ai grandi editori». Il resto è storia recente, con la progressiva affermazione dei piccoli editori coraggio, ciascuno con storie e sfide diverse, da Topipittori a Orecchio Acerbo a Babalibri o Corraini e tanti altri che sperimentano nuove vie per parlare ai bambini, riportando in auge in Italia l’albo illustrato. «Anche nella narrativa – riprende Nicola Galli Laforest – i cambiamenti sono macroscopici. La rappresentazione coraggiosa dell’infanzia, i bei personaggi che sapevano andare controcorrente e in cui potersi specchiare hanno lasciato il campo a ragazze certamente ancora forti e decisioniste, protagoniste soprattutto nel fantasy ma anche a tante figure più convenzionali e alla moda e soprattutto a coetanei maschi imbranati e schiappe. Timidi e impacciati, isolati, cresciuti spesso in un paesaggio umano desolante, nella noncuranza familiare e nell’indifferenza sociale». C’è un senso di grande solitudine che arriva dalla narrativa attuale, dove gli adulti in crisi sono i grandi assenti o i grandi carnefici. «Come dimostrano molte delle storie ambientate in un futuro distopico – conclude Nicola Galli Laforest – che è la grande metafora del presente, un mondo in cui gli adulti non lasciano spazio ai ragazzi. È l’“effetto erode” che giustifica il successo dei tanti giovani protagonisti soprannaturali, fantasmi, demoni, vampiri, e probabilmente a breve gli zombi, altra metafora della diversità dell’adolescenza che tenta di affermarsi». Che il malessere infantile e adolescenziale che si coglie tra le pagine dalla narrativa contemporanea sia il prodotto di un empasse drammatico del mondo adulto pare abbastanza chiaro. Del resto l’instabilità delle esistenze è un riflesso dell’incertezza e della confusione che paralizza il vivere civile e il mondo economico e politico. E che ha contraccolpi grevi anche sul settore che ha smesso di brillare come un tempo. Il 2012 è stato l’anno della prima battuta d’arresto. E vero che i ragazzi leggono ben più degli adulti ma l’ultimo rapporto Aie sullo stato dell’editoria in Italia ha registrato una frenata, un calo inferiore rispetto al settore adulti ma pur sempre un -6% rispetto a un -8 per cento. Un segnale preoccupante che impone riflessioni sui problemi vecchi e nuovi, soprattutto quelli sollevati dal passaggio dei contenuti del libro sui nuovi media che preoccupano anche il mondo dell’editoria ragazzi. Il quale, come ci ricorda un osservatore attento del mondo dell’editoria quale è Giuliano Vigini, resta un mondo vivace che con gli oltre 15 mila titoli in commercio – più di cinquemila sfornati nel solo 2012 – vale oltre 160 milioni di euro, la metà assorbita dalla fascia 0-6 anni in grande crescita.«Il terreno come si vede è complesso e scivoloso – commenta Anselmo Roveda – i problemi ci sono e la Fiera sarà un’occasione di approfondimento. Gli effetti della crisi mondiale, per la quale i singoli poco possono fare, s’incrociano con due dati non meno importanti. Da un lato è necessaria la ridefinizione dei nuovi media e delle nuove tecnologie come opportunità su cui trasferire alcuni tra i contenuti finora supportati dalla carta. Significa valorizzare, là dove rappresentano un vantaggio, le potenzialità di ebook e app. Dall’altro c’è l’instabilità politica che influisce sulle politiche culturali, del Paese. E che rischia di tenere in stallo per esempio la promozione istituzionale della lettura necessaria su scala nazionale ma efficace solo se riesce a coinvolgere tutti gli attori in gioco, dalle scuole alle biblioteche, dagli editori ai librai».
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