lunedì 5 dicembre 2011
Alla vigilia del 40° della Federazione degli organismi cristiani per il servizio internazionale, il segretario generale Marelli rilancia i capisaldi dell’azione: efficacia degli aiuti e professionalità.
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Il volontariato è innanzitutto una scelta di vita, una dimensione interiore, che non si riduce ad un tipo di lavoro sociale peculiare, ma che entra in tutti gli aspetti della vita».Così, intervenendo domenica alla giornata conclusiva dell’assemblea 2011 di Focsiv-Volontari nel mondo, il segretario generale della Cei, Mariano Crociata, ha tratteggiato la figura del volontario cristiano, chiamato a «recuperare» la propria «dimensione costitutiva», per dispiegare «tutte le sue potenzialità» e produrre «tutti i frutti che porta dentro».«Il volontariato cristiano – ha ricordato il vescovo – non ha il suo criterio primo nei risultati ma nella motivazione e nella testimonianza dell’amore di Dio. I volontari cristiani sono testimoni di un amore di Dio ricevuto e ridonato generosamente, senza calcoli e condizioni. La legge intrinseca del volontariato è perciò la gratuità come spirito caratteristico delle persone e del loro servizio».Sulla dimensione della gratuità come «segno distintivo di ogni volontario» e sul dono come «qualifica morale» dell’azione volontaristica, ha insistito anche il segretario generale della Focsiv, Sergio Marelli, ricordando però quali sono i «capisaldi delle teorie, delle prassi e delle strategie della cooperazione allo sviluppo: efficacia degli aiuti, professionalità, assistenza tecnica specializzata e trasferimento di know how».Questi concetti e queste pratiche, ha ricordato Marelli, rappresentano oggi un «patrimonio comune» a tutti gli oltre 15mila volontari e ai 65 organismi federati alla Focsiv, che si prepara a festeggiare, nel 2012, il 40° di fondazione.«Le esperienze, lo studio, la ricerca e la rilettura degli inevitabili errori commessi – ha ricordato Marelli – hanno fatto sì che il volontariato promuovesse negli anni profonde innovazioni nel suo agire per migliorare e rendere più incisivi gli interventi promossi al servizio dei poveri dei Sud del mondo».Uno sforzo, un «mettersi in gioco in prima persona», cui però non corrisponde un adeguato sostegno dello Stato. Come ha ricordato, nel proprio messaggio all’assemblea, il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, l’Italia è ben lontana dall’obiettivo europeo dello 0,5% del Pil destinato alla cooperazione allo sviluppo e, a maggior ragione, è distante dallo 0,7% richiesto dall’Onu. «L’anno scorso – ha sottolineato Riccardi – abbiamo raggiunto un minimo storico (0,15 per cento del Pil) finendo al penultimo posto nella classifica dei donatori, davanti solo alla Corea. Per il 2012, a legislazione vigente, le previsioni sono di un ulteriore ribasso: soltanto lo 0,12 per cento. Questo è il punto di partenza che ci troviamo ad affrontare sul versante delle risorse».Proprio in una fase di crisi «in cui sembrerebbe più giustificato pensare a sé», ha rilanciato Riccardi, è però necessario che i volontari sensibilizzino l’opinione pubblica «per ritrovare le ragioni e la saggezza dell’aiutare chi è lontano e chiede sostegno».

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