martedì 28 aprile 2015
​Lunedì sera spettacolo a Roma con gli ospiti delle case di accoglienza della Caritas. Il videomessaggio del Papa (GUARDA): «Quanto vorrei che questa città brillasse di pietas per i sofferenti, di accoglienza per chi fugge».
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​Emozionatissimi, saliranno sul palco del Teatro Brancaccio di Roma questa sera 28 aprile: 24 attori speciali, che racconteranno al pubblico cos'è per loro l'amore, partendo dalle proprie storie di vita, sempre difficili. Amore per un figlio, per i genitori, ma anche per la vita, per Dio, per il prossimo. Gli attori sono ospiti delle spettacolo si intitola "Se non fosse per te", ed è guidato dal regista Carlo Del Giudice. Lo spettacolo è il punto più alto di un impegno decennale, quello del laboratorio teatrale con gli ospiti dei servizi di accoglienza della Caritas. «I 24 attori hanno contribuito non solo con la recitazione, ma scrivendo le loro storie, raccontando le vicissitudini che li hanno portati a vivere per strada. In questi mesi mi hanno regalato la loro tenerezza», si commuove Del Giudice. Il ricavato della serata sarà devoluto ai progetti della Caritas di Roma (www.caritasroma.it).Anche il Papa ha voluto essere presente al Brancaccio, inviando un videomessaggio in cui si dice "contento di essere in questo modo tra voi, per compiacermi del vostro coraggio, per dirvi di non perdere la fiducia e la speranza". "La povertà è in grande insegnamento che ci ha dato Gesù quando scese nelle acque del Giordano per essere aiutato da Giovanni il Battista (...) Lo ha fatto per mettersi in mezzo alla gente, la gente bisognosa di perdona, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati". "Voi per noi non siete un peso. Siete la ricchezza senza la qual ei nostri tentativi di scoprire il volto del Signore sono vani".
"Quanto vorrei - è l'invito conclusivo del Papa - che questa città costellata in ogni tempo di persone impregate di amore di Dio potesse brillare di pietas per i sofferenti, di accoglienza per chi fugge da guerra e da morte (...). Quanto vorrei che le comunità parrocchiali in preghiera, all'ingresso di un povero in chiesa, si inginocchassero in venerazione allo stesso modo come quando entra il Signore".
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