Il senatore
Denis Verdini è stato
condannato a
due anni,
pena sospesa, per
concorso in corruzione
relativamente alla vicenda degli
appalti per al ristrutturazione
della
Scuola dei Marescialli di
Firenze. Lo hanno deciso i
giudici della VII sezione del Tribunale di Roma. Verdini era
presente in aula al momento della sentenza. Il processo è uno stralcio dell'inchiesta più vasta sugli appalti per i cosiddetti "
Grandi Eventi".
Oggi Verdini è leader del gruppo parlamentare
Ala.
"Siamo molto delusi dalla sentenza".
È il commento a caldo degli avvocati Franco Coppi e Marco
Rocchi, difensori di Denis Verdini, dopo la sentenza a due anni
di reclusione per il senatore di Ala.
"Il processo - hanno sottolineato i penalisti - non offriva
nessun sostegno alla tesi accusatoria. Inoltre, il
reato è
destinato a prescriversi entro l'estate, il che costituisce un
limite alla nostra difesa nel giudizio d'appello".
Il
pubblico ministero, invece, nella richiesta di condanna ha sostenuto ci sono
le
prove, soprattutto a livello di
intercettazioni, per
dimostrare che "Verdini agì insieme all'imprenditore Riccardo
Fusi, titolare della Btp, puntando a conseguire, sempre
insieme, il risultato che lo stesso Fusi si prefiggeva", e
cioè la restituzione alla sua impresa del cantiere per la
Scuola Marescialli con la sospensione dei lavori in danno
dell'
Astaldi.
La
Btp, infatti, aveva vinto l'arbitrato che
aveva previsto l'assegnazione di un maxirisarcimento, ma "Fusi,
che voleva fortemente riprendersi quei lavori, aveva capito che
a Roma esisteva una lobby degli appalti, che c'era un sistema
corruttivo, messo in piedi da
Angelo Balducci, presidente del
Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, e dal suo braccio
destro
Fabio De Santis".
Nel concreto, Verdini è accusato dal pm di aver segnalato
nel 2008 all'allora ministro per le Infrastrutture Altero
Matteoli proprio il nome di De Santis per la nomina a
Provveditore alle Opere Pubbliche della Toscana, "nomina
definita eccezionale dallo stesso De Santis in una telefonata
alla moglie - ha spiegato il pm - perchè lui non era dirigente
di prima fascia".
Verdini, insomma, avrebbe agito per conto di
Fusi, con il quale esisteva "uno storico e pacifico rapporto di
amicizia e di cointeressenza economica". L'intervento
dell'allora coordinatore nazionale di
Forza Italia "fu
determinante per la nomina di De Santis anche se non
esclusivo".