sabato 14 novembre 2015
Gli "attacchi multipli" in luoghi non simbolici (e dunque non proteggibili) è l'incubo peggiore delle forze di intelligence. In Italia alzato il livello di allerta appena sotto il massimo. Vincenzo R. Spagnolo
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Un teatro, i tavolini di un bar, le strade cittadine, luoghi poco o per nulla protetti da servizi armati di vigilanza (forse solo lo Stade de France in parte lo era). Azioni in simultanea, compiute da piccoli gruppi con addestramento militare, armi automatiche e cinture esplosive. Lo schema degli "attacchi multipli" in un territorio urbano, scelto dagli attentatori per portare sangue e terrore nel cuore di Parigi, è uno dei peggiori incubi nella graduatoria degli esperti delle forze d'intelligence e dell'antiterrorismo, tenuti a prospettare scenari per poter graduare i dispositivi di sicurezza e prevenzione. Non a caso, in Francia è scattato dopo le stragi il "Rosso-alfa", previsto per tali situazioni. Un attacco in un luogo affollato come una sala concerti, un cinema o un ristorante punta tutto sull'imprevedibilità della scelta del bersaglio e sull'assenza di protezione e controlli armati all'ingresso. Diversi attentati del recente passato avevano colpito in Occidente, in prevalenza, mezzi di trasporto (gli aerei dell'11 settembre 2001; i treni, i bus e le metropolitane del 2004 e 2005 a Madrid e Londra, fino al treno Amsterdam-Parigi nell'agosto scorso, dove due passeggeri americani  hanno fermato un marocchino armato di kalashnikov), facendo alzare l'attenzione e i controlli in aeroporti e stazioni. Ora però il piano attuato a Parigi prende di mira obiettivi di minor importanza "simbolica": nessun luogo simil-istituzionale - forse, ancora, solo lo Stade de France, con la partita in corso fra due nazioni "nemiche" dell'Is - o di culto, né con valenza religiosa, ma solo posti affollati e non difesi. Un modulo sanguinario e "asimmetrico" che ricorda in parte quello del 26 novembre 2008 a Mumbai, quando 10 attacchi simultanei di integralisti (compreso un assalto all'hotel Taj) fecero 195 vittime e 300 feriti nelle strade della metropoli indiana. Già l'attentato al Museo del Bardo e quello alla spiaggia di Sousse in Tunisia avevano mostrato, non lontano dalle città europee, la possibilità di colpire luoghi pieni di persone, ma senza dover affrontare teste di cuoio o metal detector all'entrata. Ora il meccanismo di morte è scattato nel cuore della Francia, dove i cosiddetti "obiettivi sensibili", simbolici come la Tour Eiffel o istituzionali o di culto, come chiese e sinagoghe, sono molti e vigilati. Ma non possono esserlo, evidentemente, nella nazione dell'arte e dei caffè all'aperto, anche tutte le vie, tutte le piazze, tutte le vetrine di bar e locali. Lo stesso vale per l'Italia, in cui ci sono oltre 10mila "obiettivi sensibili" vigilati (alcuni in modo penetrante - come sedi istituzionali o di culto, monumenti, aeroporti -, altri meno), molti dei quali nelle grandi città, come Milano, Venezia, Torino, Bologna e Roma, che si appresta a ospitare milioni di pellegrini per il Giubileo. Ma in Italia ci sono, e anche in quelle medesime città, milioni di altri luoghi non protetti, ed evidentemente non "proteggibili" in cui le persone lavorano, s'incontrano, fruiscono di musica o arte, vivono la loro vita di giorno o si svagano nella movida serale. Dopo i fatti di Parigi, in Italia il ministero dell'Interno ha disposto l'allerta di secondo livello (quello precedente alle situazioni di livello 1, quelle in cui un attentato è in corso), che prevede fra l'altro controlli mirati, città per città e alle frontiere, e l'opzione che le forze speciali d'intervento (come i Gis dei Carabinieri e i Nocs della Polizia) siano pronte a intervenire rapidamente. Una rete dalle maglie più strette, ma che da sola non è sufficiente. Non a caso il ministro Alfano ha detto "Nessun Paese è a rischio zero" e poi, rivolgendosi agli islamici: "Devono sapere che il nostro è un grande Paese che riconosce la libertà di culto e di preghiera, ma chi sbaglia viene espulso e arrestato". Sventare un attentato è infatti un lavoro che, quasi sempre, viene svolto in precedenza, con indagini lunghe e accurate su individui sospetti, sulle loro frequentazioni e sulle loro comunicazioni, a voce e via internet, per carpire informazioni che consentano di giungere agli arresti prima che l'attacco avvenga.
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