La mobilitazione sta dando i suoi
frutti. "Ombrina mare" e altri impianti di estrazione
petrolifera entro le 12 miglia in Adriatico, a meno di colpi di
scena, non vedranno mai la luce. Un emendamento presentato dal
Governo alla legge di stabilità ripristina tale limite per le
trivelle e, di fatto, segna un primo successo nella lotta alla
deriva petrolifera in Italia. Nel caso specifico, salvaguarda le
coste dell'Abruzzo e del vicino Molise, due regioni dove, negli
ultimi mesi, sono state molteplici le iniziative di protesta
contro il progetto di coltivazione di idrocarburi liquidi e
gassosi della Rockhopper. Tra l'altro previsto a due passi da un
parco marino in attesa di essere ratificato da Roma.
L'emendamento, spiega una nota delle associazioni confluite
nel "Coordinamento No Ombrina", prevede il ripristino del
divieto delle 12 miglia facendo salvi solo i titoli abilitativi
già rilasciati. Il testo introdotto ferma l'impianto di
Ombrina mare, previsto al largo delle coste abruzzesi e da anni
al centro di proteste e mobilitazioni popolari in tutta la
regione e in Molise. Iniziative sfociate anche nei 6 quesiti
referendari sul tema richiesti da dieci Regioni a cui la
Cassazione ha dato il via libera il 28 novembre. Le associazioni che per anni si sono
battute per tutelare le coste annunciano che "la lotta
continuerà anche per i progetti collegati agli idrocarburi fuori
le 12 miglia e in terraferma, visto che tutti gli scienziati
considerano ormai indispensabile lasciare gli idrocarburi nel
sottosuolo" e attendono "gli esiti del confronto parlamentare,
comunque pronte a ogni ulteriore mobilitazione".
Nel 2015 diverse manifestazioni di piazza avevano sollecitato
il Governo a tornare sui propri passi in tema di trivelle: in
60.000 avevano marciato in corteo a Lanciano (Chieti), in tanti
hanno protestato a L'Aquila durante la visita del premier Renzi
ad agosto, a Roma in centinaia, compresi esponenti di enti
locali, avevano sfilato a novembre sotto al Ministero durante
una riunione della Conferenza dei servizi poi rinviata. Anche i vescovi avevano preso Contro il progetto si era espresso anche monsignor Tommaso Valentinetti, presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana che a settembre aveva incontrato Sergio Morandi, amministratore delegato della Rockhopper Italia Spa. "Abbiamo ancora speranze che il progetto di trivellazione sia revocabile e confidiamo di aver nuovamente reinterpretato il pensiero della nostra gente e il dovere, umano e di conseguenza cristiano, di salvaguardare l’ambiente e il bene pubblico e comune". I vescovi avevano chiesto di essere tenuti al corrente sulle eventuali evoluzioni. "I vescovi di Abruzzo e Molise rimangono fermi sulle loro posizioni - aveva detto Valentinetti -. Del resto seguiamo la situazione da anni e più volte abbiamo preso posizione a riguardo anche attraverso documenti pastorali, avevamo anche strappato promesse dai politici locali in un convegno pubblico e ci sembra giusto che tali impegni vengano mantenuti".