lunedì 14 dicembre 2015
​Un emendamento del governo alla legge di stabilità mette fuori legge il progetto "Ombrina mare" di estrazione petrolifera al largo delle coste di Abruzzo e Molise contro il quale si era espressa anche la Conferenza episcopale locale.
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La mobilitazione sta dando i suoi frutti. "Ombrina mare" e altri impianti di estrazione petrolifera entro le 12 miglia in Adriatico, a meno di colpi di scena, non vedranno mai la luce. Un emendamento presentato dal Governo alla legge di stabilità ripristina tale limite per le trivelle e, di fatto, segna un primo successo nella lotta alla deriva petrolifera in Italia. Nel caso specifico, salvaguarda le coste dell'Abruzzo e del vicino Molise, due regioni dove, negli ultimi mesi, sono state molteplici le iniziative di protesta contro il progetto di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi della Rockhopper. Tra l'altro previsto a due passi da un parco marino in attesa di essere ratificato da Roma.    L'emendamento, spiega una nota delle associazioni confluite nel "Coordinamento No Ombrina", prevede il ripristino del divieto delle 12 miglia facendo salvi solo i titoli abilitativi già rilasciati. Il testo introdotto ferma l'impianto di Ombrina mare, previsto al largo delle coste abruzzesi e da anni al centro di proteste e mobilitazioni popolari in tutta la regione e in Molise. Iniziative sfociate anche nei 6 quesiti referendari sul tema richiesti da dieci Regioni a cui la Cassazione ha dato il via libera il 28 novembre. Le associazioni che per anni si sono battute per tutelare le coste annunciano che "la lotta continuerà anche per i progetti collegati agli idrocarburi fuori le 12 miglia e in terraferma, visto che tutti gli scienziati considerano ormai indispensabile lasciare gli idrocarburi nel sottosuolo" e attendono "gli esiti del confronto parlamentare, comunque pronte a ogni ulteriore mobilitazione". Nel 2015 diverse manifestazioni di piazza avevano sollecitato il Governo a tornare sui propri passi in tema di trivelle: in 60.000 avevano marciato in corteo a Lanciano (Chieti), in tanti hanno protestato a L'Aquila durante la visita del premier Renzi ad agosto, a Roma in centinaia, compresi esponenti di enti locali, avevano sfilato a novembre sotto al Ministero durante una riunione della Conferenza dei servizi poi rinviata. Anche i vescovi avevano preso Contro il progetto si era espresso anche monsignor Tommaso Valentinetti, presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana che a settembre aveva incontrato Sergio Morandi, amministratore delegato della Rockhopper Italia Spa. "Abbiamo ancora speranze che il progetto di trivellazione sia revocabile e confidiamo di aver nuovamente reinterpretato il pensiero della nostra gente e il dovere, umano e di conseguenza cristiano, di salvaguardare l’ambiente e il bene pubblico e comune". I vescovi avevano chiesto di essere tenuti al corrente sulle eventuali evoluzioni. "I vescovi di Abruzzo e Molise rimangono fermi sulle loro posizioni - aveva detto Valentinetti -. Del resto seguiamo la situazione da anni e più volte abbiamo preso posizione a riguardo anche attraverso documenti pastorali, avevamo anche strappato promesse dai politici locali in un convegno pubblico e ci sembra giusto che tali impegni vengano mantenuti".
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