domenica 19 febbraio 2012
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Dagli all’evasore. Continua la guerra dei radicali contro la Chiesa cattolica «che non paga l’Ici» e, questa volta, passa da Ferrara. Nei giorni scorsi, il partito di Pannella ha realizzato un video, pubbli­cato anche sul sito del Corriere della Sera, secondo il quale la dio­cesi estense non avrebbe versato l’imposta comunale per alcuni suoi immobili utilizzati a fini commerciali. Anche stavolta, nes­suna verifica delle fonti né diritto di replica alla diocesi; e così, grazie a un servizio pubblicato su Avvenire di ieri, si è scoperto che, invece, la Chiesa ferrarese l’Ici la paga eccome, versando nel­le casse dell’amministrazione comunale più di 23mila euro l’an­no. Persino il sindaco Tiziano Tagliani si è sentito in dovere di scu­sarsi personalmente con la diocesi, per avere, l’amministrazione da lui guidata, fornito dati inesatti ai radicali. «Chiediamo scusa – ha detto– perché la nostra errata comunicazione ha indotto gli autori del video a raccontare cose non vere. Dietro questa vicen­da c’è anche tanta politica», ha aggiunto, sottolineando la forte ca­rica strumentale dell’operazione “trasparenza”. Laconico il diret­tore dell’ufficio amministrativo della diocesi, monsignor Danillo Bisarello: «Se i radicali mi avessero chiamato, avrebbero evitato una cantonata». Purtroppo, nessuno l’ha fatto.
Un filmato, realizzato dai radi­cali di Ferrara, che non ri­porta una semplice opinio­ne controversa, ma una notizia falsa, un’accusa calunniosa. Un sito, quel­lo del Corriere della sera, che lo ri­lancia in copertina, per poi farlo spa­rire ma senza sostituirlo con una ret­tifica, una smentita, ad esempio pub­blicando, nello stesso punto, la do­cumentazione messa a disposizione da Avvenire. Il problema è serio e ri­guarda il modo di fare informazione oggi in Italia. Riguarda il diritto di es­sere informati in modo corretto e completo. Riguarda la libertà e la de­mocrazia. Non a caso, ieri gli ambienti giorna­listici più sensibili e attenti si inter­rogavano seriamente. A cominciare da Roberto Natale. Il presidente na­zionale Fnsi (il 'sindacato dei gior­nalisti') ci risponde mentre sta chiu­dendo le ultime pratiche della setti­mana. Riapre il pc, cerca il video, leg­ge le ricostruzioni dei giornali. E scuote la testa: «Qui il problema è u­no: se nell’informazione vige un cli­ma da stadio, con le curve che urla­no quando segna la propria squadra, ci allontaniamo dal senso della no­stra professione: dare ai cittadini e ai decisori la reale portata dei proble­mi. Perciò – sospira – il tempo speso a verificare una notizia non è mai perso». La verifica, il cuore della deontolo­gia professionale. La cui assenza si paga ancora più cara quando si ma­neggia l’informazione on line: la 'pa­tacca', prima che arrivi – se arriva – una smentita, ha già fatto il giro dei social network. «Capita che anche O­mero a volte sonnecchi», commen­ta bonariamente il segretario Fnsi Franco Siddi a proposito dei grandi quotidiani che hanno pubblicato il falso scoop. Poi, però, il suo com­mento diventa amaro: «Io credo che sia un infortunio, ma è comunque un’ingiustizia. Ho un timore: così co­me importanti uffici stampa orien­tano l’informazione finanziaria, in modo altrettanto ossessivo, scienti­fico e spregiudicato agiscono nel mercato delle idee, pressanti orien­tatori di opinioni». È vero, però, che l’ultimo errore è solo la ciliegina deforme su una torta ormai insapo­re, i cui ingredienti sono ancora più grossolani, come l’uso confuso di pa­role che non significano la stessa co­sa: Vaticano, Cei, Santa Sede... Siddi si scuote: «La parola 'Vaticano' è u­no specchietto per le allodole, apre un campo in cui è sin troppo facile scatenare fenomeni a catena. Non dovrei, ma sono pessimista. Da un lato la stampa italiana perde qualità, dall’altro facciamo fatica a trovare più di quattro parlamentari a difesa dei giornali che rischiano di restare sen­za ossigeno. Magari proprio quelli che parlano di poveri, immigrati, ri­fugiati, disabili, e che semmai Ce­lentano chiuderebbe. A volte, mi cre­da, mi cadono le braccia...». Cadono le braccia a Siddi, si drizza­no le antenne a Letizia Gonzales, pre­sidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia: «Ho visto, ho visto tutto. Il video, le pagine di Avvenire, il sito del Corriere della sera... Sia chia­ro che anche nella sua versione on line un quotidiano ha gli stessi dove­ri della versione in carta stampata, a cominciare dal dovere di verificare e controllare le notizie. E il dovere di smentirle quando si rivelassero erra­te. Ho acquisito il materiale e lo por­terò senz’altro in Consiglio». Intanto, il sito di via Solferino proce­deva con estrema... prudenza. Ieri mattina, il video calunnioso slittava dalla home page diventando un link incastonato nel riassunto del fondo di ieri del direttore di Avvenire, Mar­co Tarquinio. Nel primo pomeriggio spariva anche il link. E soltanto alle 18.30, al suo posto (non in Home Pa­ge...), apparivano i documenti, pubblicati da Avvenire già nella tarda sera del giorno precedente, che smascherano il filmato dimostrando che la Chiesa ferrarese paga l’Ici. Che fatica.
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