lunedì 20 aprile 2015
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​L’ennesima strage del Mediterraneo, la più grande nella storia dei viaggi della speranza, ci mette di fronte ancora una volta a una realtà drammatica che l’opinione pubblica e i governi dell’Ue ostinatamente non vogliono accettare. Di fronte a noi, nel Sahel come nel Corno d’Africa nel Medioriente e nel Maghreb, è in atto quella che il Papa ha chiamato “terza guerra mondiale a pezzi”. Ce lo ricordano anche le ultime, orribili immagini della strage perpetrata su una spiaggia del  Mediterraneo e nel deserto del Fezzan da due gruppi affiliati all’Is ai danni di migranti cristiani etiopi, catturati sulla rotta che porta al mare e all’Europa.Anzitutto va considerata la spietata pulizia etnica che stanno compiendo i fanatici dello Stato islamico tra Iraq e Siria per istituire un califfato medievale dal Marocco all’Arabia saudita cacciando dal Medio oriente i kaffir, gli infedeli, mentre musulmani sciiti, ebrei e credenti di altre fedi vanno sterminati. Questo ha determinato un movimento crescente di profughi terrorizzati verso la Turchia, l’Egitto e la Libia. Dall’Africa occidentale le armate integraliste dell’Is e di Al Qaeda - probabilmente sul punto di fondersi - in Nigeria (Boko Haram), Mali (Alqm) spingono alla fuga altri perseguitati. Al resto, più a sud, ci pensano eterni conflitti irrisolti e la miseria a muovere masse di profughi. Nel Corno i punti caldi da cui partono costantemente profughi sono almeno tre. La Somalia, infestata dai miliziani di Al Shabab, che colpiscono anche in Kenya, l’Eritrea dominata da una dittatura di stamp nordcoreano che obbliga i giovani alla leva a vita, e la stessa Etiopia che reprime le minoranze etniche. Sulla rotta che porta alla Libia passano per il Sudan, altro Stato non certo democratico e tollerante. In questo fosco quadro il video di morte diffuso dall’Is sul massacro di 29 ostaggi etiopi cristiani in Libia va analizzato con cura perché rappresenta una brutta novità. Significa infatti che l’Is, già presente sulla costa orientale, è arrivato nel sud del Paese, al crocevia del traffico di esseri umani, e che quindi è in grado di controllarlo incassando, se già non lo fa, percentuali dei lauti proventi dei viaggi della morte. E che può colpire a piacimento profughi indifesi colpevoli solo di essere cristiani e di essere cittadini di Addis Abeba, che dal 2006 combatte Al Shabaab. Un messaggio che getta luci inquietanti sull’esodo in corso e che da qui all’estate potrebbe portare centinaia di migliaia di persone a passare dalla Libia,
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