sabato 14 febbraio 2015
Richieste in crescita del 4%, il Banco farmaceutico riesce a coprirne meno della metà: «Serve l’aiuto di tutti». E una legge.
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LA GIORNATA.Sabato 14 febbraio 2015 si terrà la XV Giornata di Raccolta del Farmaco (www.bancofarmaceutico.org)La Giornata è organizzata in oltre 3.600 farmacie distribuite in 97 province e in più di 1.200 comuni. A beneficiare dei farmaci saranno quasi 1600 enti assistenziali quotidianamente impegnati nella lotta alla povertà sanitaria.Recandosi nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa, si potrà acquistare e donare farmaci di automedicazione che verranno destinati alle persone in stato di povertà.Poco più di dieci euro al mese di spesa farmaceutica. Una cifra che deve bastare per una famiglia intera. La crisi non lascia scampo ai poveri e tra le prime voci di risparmio ci sono proprio le medicine più comuni: aspirine, analgesici, antinfiammatori, antistaminici. Si stima che questa emergenza sanitaria “invisibile” coinvolga oltre 3 milioni di persone, 50mila delle quali disabili. A farsene carico, da 14 anni a questa parte, pensa il Banco farmaceutico col risultato – già straordinario – di arrivare a coprire poco meno della metà delle richieste.È drammatico il quadro in cui sabato 14 febbraio in oltre 3.650 farmacie italiane si celebrerà la Giornata della raccolta del farmaco. Le confezioni donate verranno destinate ai 1.576 enti caritativi convenzionati che ad oggi assistono oltre 400mila persone bisognose: nel solo 2014 la richiesta di medicinali da parte di questi enti è aumentata del 3,86%, passando dalle 2.943.659 confezioni richieste nel 2013 alle 3.057.405 dell’anno scorso. Una richiesta enorme, analizzata in cifre choc nello studio “Donare per curare” dell’Osservatorio sulla donazione dei farmaci del Banco farmaceutico, svolto in collaborazione con Acli, Caritas nazionale, Ufficio Cei per la pastorale della salute e Unitalsi, ed elaborato a partire da un campione di 46 enti convenzionati. L’identikit degli assistiti? Adulti (59,3%), immigrati (60,2%) ma anche molti italiani (39,85), minori in crescita (22%) e anziani (18,7%). «Quello che ci stupisce sono i picchi di bisogno registrati nelle aree tradizionalmente più ricche del Paese», rileva il presidente del Banco, Paolo Gradnik. È il caso di Milano, dove in un solo anno la richiesta di farmaci s’è impennata del 23%: «Segno che la situazione è sempre più drammatica e che al nostro sforzo deve sommarsi quello di altri».L’idea è quella di un’alleanza tra settore profit, no profit e istituzioni. Le donazioni dei privati di domani, infatti, «possono bastare a coprire la fine della stagione invernale, con l’esaurirsi delle sindromi influenzali». Serve per esempio il contributo delle industrie farmaceutiche: il Banco conta sulla collaborazione di una trentina di “big” che donano le proprie eccedenze sulla base del fabbisogno degli enti assistenziali convenzionati e se il volume di queste donazioni ha sfiorato nel 2013 il milione di confezioni «bisogna però fare i conti con una serie di vincoli normativi e burocratici che sarebbe opportuno modificare». Una legge, in questo campo, ancora non esiste.C’è poi il capitolo spinoso dello spreco, con milioni e milioni di famiglie che lasciano scadere i farmaci negli armadietti di casa: «Tutte le confezioni che hanno ancora 8 mesi di validità prima della scadenza – spiega Gradnik –, se conservate correttamente, possono essere donate nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa». E ancora quello della mobilitazione a macchia di leopardo delle farmacie: «Ogni anno registriamo una crescita di adesioni, domani per esempio per la prima volta la Giornata si terrà anche a Campobasso, a Rieti e a Pistoia. Ma ci sono città che potrebbero fare molto di più – rileva il presidente del Banco –. A Milano per esempio contiamo sulla partecipazione di 380 farmacie, a Roma di un terzo, a fronte di un numero maggiore di esercizi».Nonostante le difficoltà i numeri fanno ben sperare: in 14 anni, durante la Giornata della “colletta”, sono stati raccolti quasi tre milioni e mezzo di farmaci, per un valore superiore ai 20 milioni di euro. Cifre record, fatte di piccoli contributi «perché anche una confezione di aspirina può fare la differenza», conclude Gradnik. Cinque euro o poco più: lo sforzo di carità da mettere in opera contro la povertà sanitaria.
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