sabato 12 settembre 2015
L’Istituto Toniolo: per la prima volta è la maggioranza dei ragazzi italiani. Secondo il Rapporto Giovani, che sarà presentato oggi, per chi ha tra i 18 e i 32 anni espatriare è ritenuta una necessità.
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C’è una nuova generazione di italiani con le valigie pronte. Che non sono più di cartone ma contengono tablet e grandi professionalità. I dati del Rapporto Giovani portano alla luce un esercito di migranti italiani. E non potenziali, dato che sono molti quelli che stanno valutando concretamente di partire entro il 2016. Il 61,1% dei giovani, secondo l’indagine promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, si dichiara pronto a emigrare all’estero. I dati, qui anticipati da Avvenire, saranno presentati oggi a Treviso nell’ambito del Festival della Statistica.È la prima volta che la maggioranza assoluta (e per di più in misura abbondante) si dice disponibile a espatriare per lavoro. Complice anche la sfiducia nutrita verso la situazione del nostro paese, non percepita come transitoria ma come permanente. Il 48,2% dei mille giovani tra i 18 e i 32 anni intervistati nel luglio scorso, si dice poco fiducioso che tra 3 anni le opportunità per loro in questo Paese saranno migliori di oggi. E il 23,4% ha una completa sfiducia. Il 75,6% pensa che in Italia le opportunità siano molto o abbastanza più basse che negli altri paesi sviluppati.Ma non è un flusso di disperati, come ci ha abituati la storia dell’emigrazione italiana (e dell’immigrazione attuale). Certo l’elemento della fuga è importante ma chi parte sono giovani intraprendenti, affamati di futuro, carichi di progetti. Grande è in loro la consapevolezza della mobilità internazionale. I nostri giovani sono cresciuti in un’ottica che supera i confini nazionali. Il 74,8% degli intervistati considera come una forte motivazione la possibilità di fare nuove esperienze e il confrontarsi con altre culture. Una percentuale del tutto identica a chi condivide totalmente l’affermazione che andare all’estero sia una opportunità. Una quota che sale al 99% se si aggiunge anche chi condivide "abbastanza". Più basso chi pensa che sia una assoluta necessità andare all’estero: il 45,4%. Le mete più ambite? Australia al primo posto, poi Stati Uniti e Regno Unito, tre paesi di lingua inglese che coprono insieme il 54,8% delle preferenze. Segue da presso la Germania e poi a distanza Canada, Francia, Austria, Svizzera e Belgio.Ma va osservato che sono soprattutto i giovani più preparati a esprimere il desiderio e la disponibilità a partire. Specialmente al Sud. Secondo i dati pubblicati ancora dal Rapporto Giovani all’inizio di agosto, il 73% di chi ha solo la scuola dell’obbligo è disposto a trasferirsi stabilmente (in Italia o all’estero) contro l’86% dei laureati. Un fatto che comporta il depauperamento delle forze migliori di un territorio in difficotà.Eppure, se potessero, probabilmente resterebbero. Oltre il 90% degli intervistati, tanto al Nord quanto al Sud, è convinto di essere la risorsa più importante del Paese. Ma precarietà e bassa renumerazione sono gli aspetti indicati come più problematici. Il dato più allarmante è però costuito dai Neet, ossia i giovani che non studiano né lavorano. Se al Nord sono il 20%, in molte regioni del Mezzogiorno questa fascia arriva coprire il 35% dei giovani. Sono i più rassegnati: tra di loro la percentuale di chi pensa di andarsene è irrisoria. E così le risorse umane dei territori, per quantità e qualità, si erodono. E velocemente.
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