martedì 16 febbraio 2016
Nei guai anche Fabio Rizzi, braccio destro per la Sanità del presidente Maroni. L'indagine dei carabinieri ha permesso di ricostruire come un gruppo imprenditoriale abbia turbato in proprio favore l'aggiudicazione di una serie di appalti. 
Sanità in Lombardia, 21 arresti
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Un nuovo scandalo nella sanità lombarda rischia di provocare un terremoto politico. Quello che per molti è stato un modello d’eccellenza è finito ancora una volta nel mirino delle inchieste della magistratura, che hanno portato a galla un giro di tangenti, appalti truccati, corruzione, turbativa d’asta. In carcere è finito il consigliere regionale della Lega Nord, Fabio Rizzi, braccio destro del presidente Roberto Maroni e padre della riforma sanitaria approvata dal Pirellone lo scorso dicembre. Con lui anche Mario Valentino Longo, consulente di Eupolis, Istituto superiore per la ricerca della Regione. La regista delle operazioni sarebbe stata l’imprenditrice brianzola Maria Paola Canegrati che, con le sue aziende Elledent e Service Dent, aveva messo in piedi un grosso giro d’affari con il monopolio dei servizi odontoiatrici dentro e fuori alcuni ospedali lombardi, con la prospettiva di allargare gli interessi in altre regioni. In totale sono 21 gli indagati: nove arrestati, tra cui l’imprenditrice. Sette i funzionari ospedalieri e alcuni faccendieri finiti agli arresti domiciliari. Altri 5 hanno l’obbligo di dimora. Si tratta di un altro colpo per la giunta Maroni, dopo che lo scorso 13 ottobre le porte del carcere si erano aperte per l’ex assessore alla Sanità Mario Mantovani.Operazione Smile è il nome della maxi-indagine condotta dalla procura di Monza e che ha preso avvio nel 2013 dopo la segnalazione di un "consigliere sindacale" che aveva sollevato dubbi su alcuni appalti conclusi con aziende ospedaliere con società considerate vicine a Canegrati. Un giro d’affari di oltre 400 milioni di euro con al centro ancora la sanità pubblica. Il coinvolgimento dei politici risalirebbe al 2013. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Monza Luisa Zanetti e dal pm Manuela Massenz, attraverso intercettazioni telefoniche, hanno messo in evidenza in particolare le capacità di Canegrati di saper avvicinare e coinvolgere nella sua ragnatela uomini politici, direttori generali, amministrativi, funzionari di aziende ospedaliere di Vimercate e Desio, Milano, Monza, Melegnano, Busto, Varese che venivano ripagati oltre che con denaro contante e regalie, oltreché con l’assunzione di parenti presso alcune società facenti capo all’imprenditrice stessa. In particolare Lorena Pagani e Silvia Bonfiglio (entrambe ai domiciliari), consorti di Rizzi e Longo, sono accusate di aver favorito l’interesse illecito dei mariti: ad esse veniva intestato il 50% delle società, per poter favorire poi il passaggio delle tangenti. Dalle intercettazioni si evince come la manager delle "dentiere", direttamente o attraverso fiduciari, si fosse adoperata in questi anni per predisporre gare d’appalto che di fatto estromettessero gli altri concorrenti.L’altra faccia dello scandalo riguarda i danni subiti dai pazienti. Emergono intercettazioni sui costi dei materiali, con le "ricette" convenienti per abbattere i costi. Negli ambulatori odontoiatrici coinvolti, oltre alle cure dentali convenzionate e previste dal Sistema sanitario nazionale, era concesso operare in forma privata. Da qui le lungaggini, i tanti "consigli" ai pazienti per essere curati privatamente. Il leghista Rizzi avrebbe anche percepito soldi euro per pagarsi la campagna elettorale regionale del 2013.«Il mio sentimento è di stupore e delusione – ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che si è detto fiducioso nella magistratura–. Il lavoro per la trasparenza viene infangato da queste azioni. Non possiamo garantire regole e procedure, ma se qualcuno commette reati e disattende la legge, se qualcuno ha sbagliato pagherà». Le opposizioni Pd e 5 Stelle hanno chiesto le dimissioni della giunta, annunciando una mozione di sfiducia per la prossima settimana. In serata il leader del Carroccio Matteo Salvini ha sospeso Rizzi dal partito, «per il bene suo, della verità, della Lega e dei lombardi».
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