martedì 13 dicembre 2011
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Gli italiani sono sempre più depressi. Almeno, stando al consumo di antidepressivi, che ha conosciuto un vero boom nell'ultimo decennio: se nel 2001 si consumavano 16,2 dosi giornaliere ogni mille abitanti, nel 2009 questa cifra è più che raddoppiata, salendo a 34,7 dosi. È quanto si legge nella Relazione sullo Stato sanitario del Paese, presentata oggi dal ministero della Salute. I dati Istat relativi agli anni 2009 e 2010 evidenziano una prevalenza "riferita" di disturbi mentali (classificati come "disturbi nervosi") che è intorno al 4,3% per la popolazione totale e sale al 9,8% per gli ultrasessantacinquenni. Le donne registrano in genere un rischio più alto, quasi il doppio di quello maschile. I dati dell'Osservatorio Nazionale (OSMED) evidenziano che il consumo di antidepressivi nell'ultimo decennio (2000-2009) ha avuto un incremento medio annuo del 15,6%, con un aumento dal 16,2 di DDD per 1.000 abitanti del 2001 al 34,7 del 2009.
 
I primi dati disponibili sulle spese del Ssn nel 2010, relativi al quarto trimestre, indicano un livello di spesa che si attesta sui 111,168 miliardi di euro. La "Relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010" evidenzia come i disavanzi continuino a  a rappresentare un fenomeno prevalentemente localizzato nel Centro-Sud. L'analogo dato in merito alla spesa, consolidato per l'anno 2009, era di 110,219 miliardi di euro con un incremento annuo dello 0,9%, inferiore a quello registrato nel 2009 (2,9%), ma superiore all'incremento annuo del Pil (2,2%). La quota del Pil assorbita dal Ssn nel 2010, pari al 7,10%, risulta quindi lievemente inferiore a quella del 2009 (7,20%). Una dinamica simile si osserva anche dal lato del finanziamento del Ssn, che nel 2010 rappresenta il 7,0% del PIL, come re-gistrato nel 2009, seppure a fronte di un rallentamento più marcato del trend: +1,8% nel 2010 rispetto al +3,2% del 2009.Il 2010 fa pertanto ancora rilevare un disavanzo del Ssn di circa 2,3 miliardi di euro che ne prosegue il trend ditendenziale riassorbimento già avviato negli anni precedenti (era pari a 3,2 miliardi di euro nel 2009), con un più marcato rallentamento (da -6,3% del 2009 sul 2008 a -28,5%): il sistema sanzionatorio differenziato per le Regioni che non hanno sottoscritto il Pdr e per quelle che lo hanno sottoscritto introdotto per garantire l'effettiva copertura di disavanzi non coperti nel settore sanitario, unito agli incrementi dei finanziamenti de-stinati al SSN negli ultimi anni, ha conseguito il risultato atteso di graduale raffreddamento della dinamica della spesa sanitaria e rientro dai disavanzi sanitari. Anche in termini relativi, il disavanzo indica nel 2010 una lieve riduzione, passando dallo 0,21% allo 0,15% del Pil.Portando l'analisi dal livello nazionale al livello regionale, si osserva come, sia nel 2010 sia nel 2009, idisavanzi sanitari continuino a rappresentare un fenomeno prevalentemente localizzato nel Centro-Sud del Paese e più in particolare in un gruppo di 4 Regioni (Lazio, Campania, Puglia e Sardegna) che spiegano oltre il 90% del disavanzo complessivo netto del Ssn nel 2010. I valori procapite del disavanzo più elevati sono quelli del Lazio, seguito da Molise, Campania, Sardegna, Valle d'Aosta e Calabria.
 
TASSO SUICIDIO BASSO
"L'Italia, tra i Paesi europei, si colloca tra quelli a basso rischio di suicidio". Nella Relazione sullo Stato Sanitario del Paese si spiega che "nel biennio 2007-2008, si sono verificati in Italia 7.663 suicidi (3.757 nel 2007 e 3.906 nel 2008)". Di questi "nel 77% dei casi il suicida è un uomo". Sebbene "il fenomeno del suicidio, in termini assoluti, assuma dimensioni più rilevanti in età anziana, è nei giovani che esso rappresenta una delle più frequenti cause di morte". Il rapporto segnala infatti che "nelle fasce di età 15-24 e 25-44 anni, il suicidio è stato nel biennio 2007-2008 la quarta più frequente causa di morte (circa l'8% di tutti i decessi).
MALATTIE RARE: 8 MILA PATOLOGIELe malattie rare comprendono numerose patologie (6.000-8.000) estremamente eterogenee. Spesso siassociano a mortalità precoce (in circa il 30% le attese di vita non superano i 5 anni), ma possono avere un decorso cronico con esiti gravi, in termini di disabilità e di qualità di vita.SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA PIU' ALTA D'EUROPALa speranza di vita alla nascita in Italia è in Europa una delle più alte al mondo e pari a 76,1 anni pergli uomini e a 82,2 anni per le donne. Le donne vivono in media 6 anni in più degli uomini.
 
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