sabato 23 gennaio 2016
Il "Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia" realizzato da Tecné per conto della Fondazione Di Vittorio della Cgil mette in luce forte e profonde differenze tra Nord e Sud.
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L'Italia è un Paese a due velocità, con grandi e profonde differenze tra Nord e Sud. Lo conferma il "Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia" realizzato da Tecné e dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil.Quali sono gli indicatori presi in considerazione? Il Rapporto misura lo stato di salute del Paese dal punto di vista delle diseguaglianze territoriali utilizzando indicatori quali la qualità delle abitazioni, i beni posseduti, la salute e l'equità economica. Utilizza 87 indicatori di base raggruppati in 10 macro-aree di analisi per valutare la qualità dello sviluppo: 1. Qualità delle abitazioni; 2. Beni posseduti dalle famiglie; 3. Caratteristiche del territorio; 4. Condizioni di salute degli individui; 5. Relazioni amicali e partecipazione sociale; 6. Servizi socioassistenziali e sistema sanitario; 7. Struttura culturale; 8. Struttura economica; 9. Equità economica; 10. Soddisfazione per la qualita della vita.

Com'è cambiata la qualità della vita degli italiani negli anni della crisi? La soddisfazione sulla qualità della vita degli italiani è fortemente diminuita negli anni della crisi economica. L'indicatore è diminuita di 21 punti dal 2009 passando da 121 a 100, il valore più basso degli ultimi 10 anni. Il Nord-est si colloca al primo posto con 111 punti, seguito dal Nord-ovest (107) e dal Centro (103), mentre il Sud e le isole si fermano molto più in basso, con l'indice a 87 punti. Questa distanza si evidenzia in tutte le aree analizzate: in particolare per quanto riguarda gli indicatori che misurano l'equità economica, il Nord è senz'altro l'area del Paese dove il livello di disuguaglianza economica è inferiore, mentre al Sud è il più elevato, sia per quanto riguarda la distribuzione dei redditi che per quanto riguarda la concentrazione della ricchezza. Se si analizza il reddito equivalente, a quello corrispondente al 40% delle famiglie con i redditi più bassi, corrispondono il 29% delle famiglie del Nord-ovest, il 30% di quelle del Nord-est e ben il 65% di quelle delle isole. Un dato drammatico che mette in chiaro quanto sia ampia la forbice economica. In conclusione, con questo rapporto si evidenzia come all’Italia serva un salto di qualità che vada non solo nella direzione di un recupero di  fiducia ma soprattutto in un grande progetto che punti a colmare i gravi ritardi tra Nord e Sud presenti in ognuna delle 10 macroaree di analisi.

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