martedì 15 settembre 2015
Inaugurato in Puglia il nuovo istituto di medicina rigenerativa. A San Giovanni Rotondo terapie cellulari, geniche e d’ingegneria dei tessuti.
Parolin: «Non c’è contrapposizione tra la Chiesa e la scienza»
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Il "centro di studi intercontinentale" dedicato alla ricerca medica e profetizzato da Padre Pio nel 1957, quale completamento dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, da domenica è realtà. La struttura, inaugurata e benedetta dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, sorge nei pressi del nosocomio fatto erigere a San Giovanni Rotondo (Foggia) dal santo di Pietrelcina e prende il nome di IsbreMit – Istituto per la biologia delle cellule staminali, la medicina rigenerativa e le terapie innovative. È un progetto di ricerca unico perché in IsbreMit (beneficiario di un finanziamento di 14 milioni del ministero dell’Istruzione, università e ricerca) si metteranno a punto terapie innovative che prevedono l’utilizzo di cellule staminali per malattie a base degenerativa, che distruggono cioè i tessuti degli organi. Non solo: è stata creata una "fabbrica di cellule" dove saranno prodotti biofarmaci e farmaci cellulari. «Da oggi i malati incurabili hanno un motivo di speranza in più», dice orgoglioso il vicepresidente e direttore generale di Casa Sollievo, Domenico Crupi. In sintesi, oltre alle cure a base di cellule, a San Giovanni Rotondo la Fondazione Casa Sollievo svilupperà terapie geniche e protesi costituite da biomateriali. Sfruttando l’ingegneria dei tessuti. E tutto già in grado clinico: significa che gli ultimi ritrovati saranno immediatamente impiegabili per la sperimentazione sull’uomo. Ancora, ci sarà un’area dedicata alla costituzione di società start up e spin off nel campo delle biotecnologie, due delle quali in fase di avvio.Ce n’è abbastanza perché il direttore scientifico Angelo Vescovi, citando le linee di ricerca già in atto su patologie particolarmente gravi della sfera neuro-degenerativa e di quella oncologica (Sla, sclerosi multipla, lesioni spinali, ma anche tumori cerebrali), si tolga qualche sassolino dalla scarpa… «Siamo vicini a traguardi importanti; ci dedicheremo a trasferire tutto il nostro lavoro dal laboratorio al letto del paziente non più solo per curare il sintomo ma per rimuovere le cause che lo hanno provocato. Se penso che qualcuno, anni fa, in Canada, parlò di progetto fallimentare, oggi sorrido…». Del resto, osserva lo scienziato, «non conosco altri istituti che possano fare ciò che facciamo noi in un unico luogo, sia in termini di struttura che di competenze».Lo sa bene l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Michele Castoro, paziente tessitore, da presidente della Fondazione, di un progetto a dir poco ambizioso: «È una struttura innovativa e all’avanguardia – evidenzia –. Siamo sempre più attrezzati per fare ricerca e soprattutto per rispondere alle attese di tanti pazienti». Naturalmente, aggiunge il presule, «in questo istituto si farà ricerca rispettando le regole dell’etica professionale e della morale cattolica, al servizio della vita e della salute delle persone». Quanto «noi vediamo oggi», sottolinea il direttore dell’Ufficio per la Pastorale della salute della Cei, don Carmine Arice, san Pio «lo aveva "visto" 60 anni fa: scienza e fede, insieme, per una cura globale della persona».
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