martedì 5 febbraio 2013
​Il nuovo promotore di giustizia don Robert W. Oliver: obbligatorio cooperare con le autorità civili. Negli ultimi tre anni circa 600 denunce.
La trasparenza che risana di Salvatore Mazza
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​La Chiesa cattolica deve «universalmente» cooperare «in modo tempestivo» con l’autorità giudiziaria, per contrastare il triste fenomeno degli abusi sessuali nei confronti dei minori. Per quanto riguarda invece l’obbligatorietà della denuncia penale, essa deve essere perseguita là dove è prevista dalla legge civile, che «deve essere sempre seguita». Fatto salva, sempre e dovunque, l’inviolabilità del foro sacramentale interno, cioè l’assoluta impossibilità per un sacerdote di denunciare quanto appreso in una confessione. Lo ha ribadito ieri don Robert W. Oliver, il nuovo promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, che è subentrato a monsignor Charles J. Scicluna, promosso vescovo ausiliare della nativa Malta lo scorso anno. Don Oliver, originario di Boston, è stato nominato a questo incarico a dicembre ed è arrivato a Roma per iniziare il suo nuovo lavoro venerdì scorso. Ieri la sua prima uscita pubblica nell’Urbe, dove ha partecipato alla Gregoriana ad un evento celebrato ad un anno dal Convegno «In cammino verso la guarigione e il rinnovamento» che si tenne nella stessa Pontificia Università.Nella conferenza stampa che ha preceduto l’evento sono intervenuti, insieme a don Oliver e al giornalista Fabio Colagrande che ha moderato, anche padre Hans Zollner, vice-rettore, e il diacono Hubert Liebhardt, che hanno segnalato come gli Atti del Convegno del 2012 sono stati tradotti in 12 lingue (la versione tedesca è stata consegnata a Benedetto XVI al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso) illustrando i lavori del Centro per la protezione dei minori, il centro di e-learning cui il Simposio di un anno fa ha dato vita.Inutile dire che l’intervento che ha suscitato il maggiore interesse è stato quello di don Oliver. «A Roma – ha spiegato il sacerdote giurista – intendo muovermi in continuità con gli sforzi dei superiori della Congregazione per la dottrina della fede e del mio predecessore, monsignor Scicluna, portando certamente però anche la mia esperienza maturata negli Stati Uniti». E, ha aggiunto, «una voce si distingue tra tutte nella Chiesa: è quella di papa Benedetto XVI che ci dice come dobbiamo affrontare il dramma degli abusi».Don Oliver ha osservato che il picco di denunce di abusi del clero sui minori giunte alla Congregazione per la dottrina della fede è stato di 800 nel 2004, mentre «negli ultimi tre anni» ci si è attestati «sui 600 casi all’anno». «In maggioranza riguardano abusi commessi dal ’65 all’85», ha aggiunto. Il successore di monsignor Scicluna ha quindi ricordato come nel 2011 la Congregazione per la dottrina della fede abbia inviato una lettera circolare alle 112 conferenze episcopali invitandole ad aggiornare, o a redigere nel caso non ci fossero ancora, delle linee guida pubbliche da seguire nei casi di abusi sessuali di minori perpetrati da chierici. Don Oliver ha aggiunto che i tre quarti degli episcopati ha risposto o stanno accingendosi a farlo, con le altre la Congregazione è in contatto. Il dicastero, ha quindi spiegato il nuovo «pm» dei cosiddetti «delicta graviora», ha iniziato a rispondere agli episcopati, esprimendo la propria valutazione sui testi pervenuti. Testi, ha ricordato, che sono articolati in cinque punti: assistenza delle vittime di abusi; protezione e prevenzione; formazione dei sacerdoti; procedure da adottare nei confronti dei chierici accusati; modalità di collaborazione con le autorità civili.
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