lunedì 19 agosto 2013
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Don Stefano è un prete. Non un prete anticamorra, il prete anticamorra non esiste. Un prete, cioè un uomo che vive tra gli uomini, veste come loro, mangia come loro, lavora come loro, Un uomo, però, affascinato, ammaliato, sedotto da Cristo. Non è il desiderio di fare il bene o l’impegno a favore dei derelitti a fare il cristiano. No, si è cristiani perché credenti e innamorati del Dio fatto uomo. La lotta tra il bene e il male ha radici antiche. A prima vista sembra che il male vinca. L’egoismo umano spinge gli uomini a farsi furbi, a non andare per il sottile, a mentire, a rubare per aver di più. I cristiani sanno che le cose stanno all’esatto opposto. Tra loro c’è chi avverte un richiamo particolare, una voce che gli altri non possono sentire e che li invita a percorrere la strada del sacerdozio. All’inizio: sconcerto, imbarazzo, paura. Poi scelgono. Vanno. Con un pizzico di incoscienza e un coraggio che non sapevano di avere. Vanno per strade sconosciute, sapendo di dover fare i conti con le loro fragilità. Qualche volta ha paura, il prete. Altre volte, invece, sente dentro  una forza che lo fa più forte di Sansone. E parla un linguaggio chiaro. Trasparente. Bello da sentire. Tocca le corde più profonde dell’essere umano e lo trasforma. Lo converte. La vita del prete è un’avventura unica. Stupenda. Meravigliosa. Parola di prete. Provare per credere. Don Stefano è parroco nel Casertano. Il giorno dell’Assunta, in piazza, ancora una volta, ha parlato contro la camorra che ci assedia. Lo ha fatto pesando le parole ma non annacquando la verità. Ci sono cose che non si possono tacere, se dovesse succedere ci renderemmo complici del male. Don Stefano sente sulle sue labbra quel tizzone ardente che purifica e consuma. E va dritto per la sua strada. La risposta, come era prevedibile, non tarda ad arrivare. Niente di nuovo. Una minaccia vecchia, noiosa, come vecchia, noiosa e insopportabile è la camorra. Sempre le stesse intimidazioni. Larvate. Ignobili. Ambigue. Da interpretare. Quel dire e non dire, per poi ritornare nelle tenebre. Durante la notte, davanti ai locali parrocchiali, vengono trasportati e dati alle fiamme cumuli di rifiuti. Basta così. Chi deve capire ha già capito. E chi crede di avere il controllo delle coscienze e del paese si mette a guardare dalla finestra socchiusa o manda qualcuno a Messa a far la spia. Don Stefano è sereno. «Andiamo avanti. Non ci fermeranno», ha detto. E noi vogliamo esprimergli la nostra solidarietà. Vogliamo stargli accanto e fargli sentire la nostra stima, la nostra amicizia, la nostra gratitudine.
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