giovedì 7 marzo 2013
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Da genitore non avrebbe dubbi: «Non manderei il mio bambino a quello spettacolo, non gli comprerei quel libro». Non per pregiudizi contro i gay, «che devono poter vivere la loro vita nel pieno dei diritti civili», ma perché «tanta confusione a quell’età è molto dannosa, condizionerebbe lo sviluppo e limiterebbe le potenzialità di mio figlio». A dirlo, «da un punto di vista laico», è Bruno Renzi, psichiatra con 40 anni di servizio, 12 dei quali come direttore all’ospedale Sacco di Milano.Perché è uno spettacolo dannoso?L’infanzia fino agli 8-10 anni è un’età fondamentale per la formazione e l’indirizzo psicologico di una persona. È in quegli anni che diversi fattori concorrono alla strutturazione della personalità, e uno di questi è l’introiezione di modelli – emotivi, cognitivi e comportamentali – che provengono dalle figure genitoriali. In un contesto familiare normale, con una polarità maschile e una femminile, il bimbo ha la possibilità di acquisire i modelli congeniali alla sua struttura: se è un maschietto è opportuno che li acquisisca dal padre, altrimenti dalla mamma. Messo di fronte a libri e spettacoli come quello del Teatro Litta, il bimbo è indifeso, quantomeno gli si ingenera confusione, che diventa strutturata se il bombardamento è costante: una favoletta una volta sola pazienza, ma insistere con insegnamenti così fuorvianti può generare false introiezioni rispetto ai modelli che il bambino sta ricevendo da una famiglia normale.Qualcuno le direbbe che "tutte" sono famiglie...Le persone gay hanno tutti i diritti tranne uno, quello di impedire lo sviluppo delle vaste potenzialità che ogni bambino ha insite in sé. Se gli si negano le due polarità maschile e femminile, cioè il diritto di avere entrambi i modelli parentali, viene privato della possibilità di acquisire le dinamiche utili per la crescita. È a quell’età che i bambini creano dentro di sé le convinzioni su se stessi, la vita, il mondo, che determineranno tutto il loro futuro, e queste derivano da un genitore maschio e uno femmina.Se la maestra di suo figlio lo volesse portare a uno spettacolo che equipara le coppie gay alla famiglia?Come genitore sarei promotore di una discussione approfondita su questa proposta con psicoterapeuti e neuropsichiatri infantili. Non gli comprerei mai libri del genere, semmai gli direi dell’esistenza di coppie omosessuali, ma non gli direi certo che la famiglia è quella: madre natura ne sa più di noi.Come interpreta la posizione di qualche sindaco o assessore, che addirittura vorrebbe adottare tali pubblicazioni negli asili comunali, considerandole validi strumenti didattici?È un problema di ignoranza profonda, senza offesa per nessuno, proprio nel senso di una non adeguata conoscenza di aspetti che riguardano la psicodinamica. Sono persone che non conoscono i fattori che concorrono a uno sviluppo più o meno sano del bambino.
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